(ASI) Calabria - Si rinnova la sorte capitata a Socrate dopo che Santippe, al termine di una lunga sfuriata, gli rovesciò sulla testa, dalla finestra, dice la leggenda, un pitale colmo di urina.
Solo che, purtroppo, la sorte capitata ad Oliverio, fortemente ed ostinatamente cercata dallo stesso, è la stessa che ieri hanno subito tutti i Calabresi. Il nuovo corso della sinistra celebratosi a novembre dello scorso anno, facendo credere a tutto il territorio che Oliverio avrebbe aperto uno spiraglio sul futuro della regione e dei cittadini, si è andato ad infrangere sugli scogli del malaffare, degli interessi personali, della pochezza stessa con cui i politici la governavano sino ad ieri. Tutta la semigiunta regionale è out.
Oliverio a otto mesi dalle elezioni si ritrova imprigionato dal proprio egocentrismo, si ritrova a continuare a giocare sulle spalle dei calabresi, si scopre, solo, ad arrampicarsi sugli specchi, senza alcuna progettualità e con l'orizzonte ancora ingombro di nuvole nere. Le scelte del governatore, libere o condizionate, che fossero si sono rivelate sciagurate o quanto meno azzardate. La contaminazione che ha toccato tutta la politica calabrese è ormai arrivata a livelli non più proponibile agli elettori.
Le accuse mosse dalla magistratura toccano solo la sfera personale degli indagati, ma le accuse mosse riguardano l'abuso subito da tutta la Calabria. Questi signori hanno derubato tutti i cittadini. Non hanno rubato quattro mele per sfamare la famiglia, hanno rubato per continuare ad affamare i Calabresi.
Per lasciarli nella sfera letale del bisogno. Nell'ombra della maledetta necessità di chiedere. Questa sinistra paladina della gente, indagata in quasi tutte le sue componenti istituzionali, aveva fatto la battaglia della loro vita chiedendo l'annullamento della messa di Mussolini nello scorso aprile. La Bruno Bossio aveva definito la celebrazione "un'iniziativa aberrante". Come definisce, oggi, il comportamento del proprio marito, Nicola Adamo, che andrà a soggiornare in qualche assolata spiaggia italiana. Ernesto Magorno, segretario regionale del PD e Seby Romeo, capogruppo dello stesso partito alla regione, l'avevano definita come "un'offesa ai principi cardine della costituzione". Come definiscono ora i legalitari e colleghi di partito De Gaetano, Ciconte, Guccione, Scalzo. Saranno collocati tra i padri dell'Italia. Falcomatà l'aveva definita come "basata su un presupposto storicamente errato". Ma i voti di questi signori da lui usati, cosi come dal Romeo erano basati su un presupposto storicamente giusto, il famoso "do ut des", io do affinché tu dia, e la quadratura del cerchio si è ricomposta.
Oggi Alleanza Calabrese chiede con forza le dimissioni immediate di Oliverio, perché il governatore non ha più la credibilità politica e morale, visto che gran parte dei suoi compagni sono indagati, per tenere le redini di una terra martoriata e che deve risollevarsi ancora una volta.
Oggi Alleanza Calabrese chiede con forza le dimissioni di Romeo e Falcomatà perché sponsorizzati ed eletti da persone che hanno frodato i Calabresi tutti e levando agli stessi quel poco di speranza che ancora riponevano nelle istituzioni.
Se non si chiama questa connivenza...
Il presidente
Enzo Vacalebre
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Reggio Calabria 27 giugno 2015