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In totale gli italiani hanno prestato ai Paesi UE 244 miliardi di euro, si punta a 391 miliardi

(ASI) Lazio -  Lettere in Redazione. Urge rivedere l'intero sistema economico dell'Unione Europea o a breve l'Eurozona ci inghiottirà tutti. Cipro sarà la quinta nazione dell'Eurozona a chiedere aiuto nel giro di poche settimane dopo Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna.

   L'Italia dissanguata non reggerà le nuove e già annunciate emorragie di denaro. La crisi del debito sovrano europeo iniziata in Grecia il 20 novembre 2009 ad oggi ha mietuto milioni di vittime, tutti contribuenti.

L'Euro nato con l'ambizione di contrastare il vecchio tiranno, il petroldollaro, sta distruggendo economicamente il vecchio continente. L'Italia è un letto di fiume prosciugato per i troppi aiuti europei. In totale gli italiani hanno concesso prestiti per 244 miliardi a fronte di piani di sostegno che prevedono finanziamenti fino al 2016 per 391 miliardi. Poi vanno conteggiati i versamenti per la sottoscrizione della quota italiana al capitale dell'Esm, (l'European Stability Mechanism), il meccanismo permanente destinato a sostituire il vecchio Fondo salva Stati: 5,6 miliardi da versare in due rate. Infine gli italiani rischiano di dover dare altri 100 miliardi di euro alle banche spagnole se a valere saranno ancora le regole dell'Efsf. Di questo passo non arriveremo ai temuti accordi di Basilea3, moriremo prima. Quando l'economia non cresce, la speculazione dilaga, lo spreco di risorse pubbliche eccede, la classe politica si dimostra incapace di valutare i rischi e correre ai ripari, le entrate fiscali languono e i conti pubblici saltano. Per questo si ritiene di vitale importanza lavorare ad una totale riforma del sistema Europa prima che alle riforme nazionali. Per prima cosa lavorare ad una unione fiscale europea che comprenda oltre allo stesso carico fiscale uguale per tutti i Paesi membri anche stessi stipendi, costi del lavoro, costo del denaro nei circuiti bancari. Prime misure che rafforzerebbero non solo la moneta unica ma anche i popoli costretti oggi a perire sotto il peso di calcoli e pronostici sbagliati oltre che a dover pagare sospette manovre nella finanza estera.

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