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No ad ulteriori svendite del patrimonio strategico pubblico! Hanno impoverito lo Stato e gli italiani

(ASI) "L'aumento della tasse e dell'evasione provocano impulsi recessivi sull'economia reale- ha spiegato Mazzilo- allontanando gli obiettivi di gettito e provocando un rischio di avvitamento bloccando la crescita.

Anche se in diminuzione, l'evasione resta una piaga pesante per il sistema tributario e per l'economia del nostro Paese per il quale siamo ai primissimi posti nella graduatoria internazionale che nel biennio 2007-2009 ha causato un vuoto di gettito di oltre 46 miliardi l'anno".

La soluzione offerta dal presidente della Corte, Luigi Giampaolino, al problema. "L'evasione e l'elusione- afferma Giampaolino- rappresentano una piaga pesante per il sistema tributario e per l'intera economia del Paese. Per risollevarci dalle sorti del debito è auspicabile anche la dismissione di quote importanti del patrimonio mobiliare e immobiliare in mano pubblica".


Commento

Emblematica, ma controversa e più consona alle ricette prospettate dai guru della finanza creativa, la soluzione offerta dal presidente della Corte, Luigi Giampaolino, al problema.

Giusta la diagnosi, totalmente errata la semplicistica cura, certo non da bravo amministratore pubblico dello Stato italiano.

Infatti, solo uno Stato forte che non svende il patrimonio strategico riduce il debito pubblico, trae il massimo vantaggio a beneficio della collettiva. Uno Stato che ha le risorse ed i mezzi necessari per superare i momenti di grande crisi come questo.

Inoltre, un semplice quesito. In virtù di quale potere costituzionale conferitogli il presidente della corte dei conti può influenzare ed indirizzare la politica economica dell'esecutivo? Per chi ha poca memoria, ricordo il dato inconfutabile: nel dopo guerra fino agli anni ottanta l'Italia era fra le prime nazioni più industrializzate e forti economicamente al mondo, la lira valeva più dell'oro. Lo era con Mattei a capo dell'IRI e con le sue aziende di Stato. Poi, mani pulite, la grandi privatizzazioni. Poi nel giugno ’92 sul panfilo “Britannia” al largo di Civitavecchia, quando Mario Draghi, accompagnato da una delegazione di manager ed economisti italiani, ascoltò i consigli dei banchieri inglesi su come privatizzare selvaggiamente, meglio svendere il patrimonio pubblico, e come impostare le future politiche del lavoro. È un fatto, o quantomeno una strana coincidenza, l’improvvisa ondata di vendite di titoli di Stato italiani provocata da Goldman Sachs proprio il giorno dopo la nomina di Monti a senatore a vita (chiarissimo primo passo di Napolitano per farlo poi Primo Ministro). È anche un fatto, decisamente imbarazzante, che il novello Presidente abbia presentato la manovra economica prima alla (non più tanto premiata) ditta Merkel & Sarkozy e solo dopo ai partiti che, poveretti, votano la fiducia al suo governo. Ed è un fatto che Draghi (prima presidente della Banca d’Italia e ora di quella centrale europea) e Monti siano vicini al gruppo Bilderberg ed abbiano lavorato per Goldman Sachs. E come si concilia tutto questo con gli interessi nazionali? Si vuole creare i presupposti e le condizioni psicologiche per svendere Eni e Finmeccanica, gli unici tesori dello Stato rimasti, in modo tale da far diventare lo Stato sempre meno importante politicamente nelle relazioni e consessi internazionali e gli italiani più poveri economicamente e disperati di adesso.

 

E' a causa di politici mediocri che, al soldo dei potentati economici stranieri, non hanno fatto gli interessi della nazione e degli italiani. Anzi hanno sperperato la nostra grande ricchezza accumulando debiti pubblici paurosi e messo a rischio il futuro stesso della nostra nazione. Oggi, su ogni italiano ricade un debito pubblico di oltre 30.000 euro. Ecco cosa ha portato la svendita del patrimonio pubblico nel tempo e le ricette ultra liberiste di governi passati. Per queste ragioni l'Italia oggi sta vivendo il periodo più duro della sua storia e non può svolgere più, come una volta, un ruolo importante a livello internazionale. Siamo diventati un paesino subalterno, poco affidabile che se svenderà ancora patrimonio dello Stato e sovranità, sarà sempre sotto al giogo della grande usura e della speculazione finanziaria internazionale.

 

Chi ha affermato di svendere ancora oltre che incauto devo spiegarci se ha usato la saggezza del buon padre di famiglia? Se ha fatto davvero gli interessi della sua comunità? Io credo di no! L'Italia, forse la cosa non è nota a tutti, ha una delle maggiori riserve di auree al mondo. Sulla cui la speculazione internazionale e i potentati economici di cui certi tecnici fanno gli interessi hanno messo gli occhi addosso. con questa ottica si spiegano certe drastiche ricette ultra-liberiste che vogliono impoverire gli schiavi e farli esseri schiavi del differenziali (spread) di titoli di borsa.

Chi vuole svendere il patrimonio però deve spiegarci anche il perché prima di arrivare alla facile conclusione di dismettere del patrimonio pubblico, non ha minimamente pensato ad altre soluzioni più realmente creative e meno negative per lo Stato e per il proprio popolo?

Per esempio

1) Non riconoscere i debiti illeciti maturati dalla speculazione finanziaria 2) Ritiro di tutte le missioni all'estero fatte per conto della Nato o/e Usa 3)Niente acquisti di caccia F35 statunitensi 4) nazionalizzazione della Banca d'Italia e di tutte le aziende di energia strategiche 5) Doppia circolazione di Euro e Lira 6) Realizzazione di grande opere pubbliche 7) sostegno alla piccola e media industria nazionale 8) valorizzazione del turismo, dell'agricoltura e dell'alta tecnologia 8)lotta dura all'evasione e agli sprechi 9) diminuzione della pressione fiscale privilegiando le categorie sociali più deboli e le famiglie 10) valorizzazione dell'energie alternative 11) sequestri tutti i capitali e i patrimoni immobiliari del malaffare 11) Risparmio della politica in tutti i consessi fino ad arrivare al 60% di riduzione dei costi.

Io sono certo che l'Italia può economicamente risorgere, gli italiani hanno la creatività e le capacità per uscire indenni dalla crisi. Nel 1929 ci sono riusciti, oggi possono ancora svolgere un grande ruolo al livello mondiale, ma devono mettere il proprio servizio per l'interesse nazionale e non di altri.

 

Una cosa voglio dire gli italiani si sono dimostrati più saggi quando hanno potuto scegliere democraticamente se privatizzare l'acqua o l'acqua ed altro patrimonio pubblico, con i referendum, hanno scelto quasi all'unisono di no! Un esempio di buona amministrazione delle cose pubbliche al contrario di chi viene pagato per difenderle e non lo fa bene...

 

 
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