(ASI) Shanghai si è rimessa in abito da gala per accogliere l’ottava edizione della China International Import Expo (CIIE), la grande fiera mondiale dedicata alle importazioni e alla cooperazione economica, in programma dal 5 al 10 novembre.
È l’evento con cui la Cina — e in particolare Shanghai — ribadisce ogni anno la propria ambizione di restare un epicentro della globalizzazione, nonostante venti di protezionismo e guerre commerciali che altrove soffiano forti.
Quest’anno i numeri parlano da soli: 4.108 imprese straniere da 155 Paesi, oltre 430.000 metri quadrati di area espositiva e una presenza record di leader politici e delegazioni internazionali. Alla cerimonia inaugurale, accanto al premier cinese Li Qiang, erano presenti il primo ministro serbo Djuro Macut, quello georgiano Irakli Kobakhidze e numerosi rappresentanti di Paesi africani e del Sud globale.
Un messaggio visibile: mentre gli Stati Uniti e l’Europa discutono di dazi e limiti, Pechino continua a invitare il mondo a “esportare in Cina”.
L’obiettivo dichiarato è sempre lo stesso: aprire di più, commerciare di più. Eppure, rispetto alle prime edizioni, l’atmosfera è cambiata. Oggi il CIIE non è soltanto una fiera di scambi, ma una vetrina di tecnologie, idee e strategie di sviluppo. La parola d’ordine, quest’anno, è innovazione.
Tra i padiglioni si parla di robot umanoidi, economia a bassa quota, intelligenza industriale e transizione verde. Più di 460 nuovi prodotti, tecnologie e servizi sono stati presentati in anteprima mondiale. Aziende come Siemens, Bayer o Henkel non vengono solo a vendere, ma a costruire laboratori di collaborazione: la nuova frontiera del “made with China” più che del “made in China”.
Anche l’Italia è presente con un padiglione istituzionale curato da ICE, dedicato alla creatività e all’artigianato tecnologico che rendono riconoscibile il Made in Italy nel mondo. Tra gli speaker dell’inaugurazione era presente Luca de Meo, CEO di Renault e figura di punta dell’industria italiana, che ha condiviso la sua opinione sulla leadership e sulla crescita sostenibile.
Dietro l’euforia delle cifre, il messaggio politico resta forte: la Cina si propone come garante della stabilità del commercio globale. Dopo anni di tensioni, Xi Jinping vuole che la CIIE diventi non solo una vetrina, ma un simbolo di “globalizzazione pragmatica”: aprire i mercati, ma alle proprie condizioni.
E così, tra robot, formaggi italiani e startup canadesi, la fiera di Shanghai continua a raccontare una storia che va oltre il commercio: quella di un Paese che non vuole chiudersi, ma guidare la prossima fase della globalizzazione — a modo suo.
Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia



