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Liberalizzazioni: non e' questo il punto! Rilanciare economia dal vero tessuto produttivo. Basta proclami ed imposte!!!



LIBERALIZZAZIONI: non e' questo il punto! RILANCIARE ECONOMIA DAL VERO TESSUTO PRODUTTIVO. BASTA PROCLAMI ED IMPOSTE!!!

(ASI) La fase 2 del “Governo Monti” ancora non è iniziata! Solo linee programmatiche che lasciano molto perplessi noi tutti. Nel sentire con molto aplomb il Presidente del Consiglio alla conferenza stampa di fine anno, le condizioni di salute della nostra Italia potranno migliorare in parte con la manovra 2 cioè “lo sviluppo” e con “sviluppo” si intende, “liberalizzazioni”.


Sembra che in Italia liberalizzare significa, piu taxi o piu' farmacie ovvero vendita di prodotti farmaceutici anche nelle cc.dd. “parafarmacie”.ed orari di apertura negozi 24/24 ovvero deroga ai “mini i tariffari” per i professionisti.

E' certo che l'Italia si possa reggere solo sui taxi e farmacie? Categorie peraltro molto determinate nella conservazione dello status quo ante., che minacciano serrate ed occupazioni delle citta'.

Forse sarebbe opportuno ricordare a noi stessi! Certamente perchè qualcun altro, ascolti! Che cosa si intende “liberalizzazione”e poi cerchiamo di capire cosa serva all'Italia.

Sebbene la liberalizzazione economica sia spesso associata con la privatizzazione, i due fenomeni possono restare quantomai distinti. Ad esempio l'Unione Europea ha liberalizzato i mercati del gas naturale e dell'energia elettrica, istituendo un sistema di concorrenza. Nonostante questo alcune delle principali compagnie elettriche europee, come la EDF o la Vattenfall, sono rimaste parzialmente o totalmente di proprietà dei governi.

I servizi pubblici liberalizzati e privatizzati possono essere dominati da poche grandi compagnie, particolarmente in settori che richiedono grossi investimenti e grossi costi irrecuperabili, come ad esempio nel settore del gas, dell'elettricità e della distribuzione dell'acqua (i cosiddetti monopoli naturali). In alcuni casi questi possono rimanere dei monopoli legali, almeno per una parte del mercato, ad esempio per i piccoli consumatori.

Alla privatizzazione del diritto del lavoro pubblico in Italia e cioè alla privatizzazione del rapporto lavoro alle dipendenze delle P.A., ha fatto seguito la liberalizzazione del mercato del lavoro, con la quale al monopolio degli uffici di collocamento è succeduto un sistema misto, composto anche di agenzie di servizi private, che forniscono lavoro in affitto a tempo determinato.

Si tratta di una logica conseguenza dell’attuazione dei principi del Trattato Cee, che proibiscono restrizioni alla libera concorrenza e abusi di posizioni dominanti: un sistema che riservi al soggetto pubblico l’esclusivo esercizio di una funzione quale quella del collocamento, escludendo in tal modo dal mercato quello che altro non è che un servizio di intermediazione (fra domanda e offerta di lavoro), rischia di essere qualificato come incompatibile con il Trattato.

A questa conclusione è pervenuta anche la giurisprudenza della Corte giustizia delle Comunità europee, che ha ritenuto, a tal proposito, di censurare il monopolio pubblico del mercato del lavoro. Gli uffici pubblici di collocamento sono soggetti al divieto dell'articolo 86 del Trattato nei limiti in cui l'applicazione di questa disposizione non vanifichi il compito particolare loro conferito. Lo Stato membro che vieti qualunque attività di mediazione e interposizione tra domanda e offerta di lavoro che non sia svolta dai detti uffici trasgredisce l'articolo 90, n. 1, del Trattato se dà origine ad una situazione in cui gli uffici pubblici di collocamento saranno necessariamente indotti a contravvenire alle disposizioni dell'articolo 86 del Trattato.

Poi abbiamo laLa deregolamentazione (o deregolazione o deregulation) è quel processo per cui i governi eliminano le restrizioni degli affari al fine di incoraggiare le efficienti operazioni del mercato. La base razionale per la deregolamentazione è, generalmente, che un minor numero di regole porta a un maggior livello di concorrenza, conseguentemente a maggior produttività, maggior efficienza e, in generale, prezzi più bassi.

Come ben potete ben vedere e capire ,La deregolamentazione è differente dalla liberalizzazione perché un mercato liberalizzato, permettendo un qualsiasi numero di concorrenti, può essere regolato al fine di proteggere i diritti dei consumatori, specialmente per prevenire la creazione di oligopoli. Tuttavia i termini sono usati indifferentemente riferendosi alle attività liberalizzate o deregolamentate.

Ma quali sono i vantaggi e/o i limiti delle privatizzazziazioni.

In linea teorica il vantaggio di una privatizzazione è duplice: da una parte lo Stato ricava utili e liquidità dalla vendita del bene/servizio rinunciando ad ogni onero amministrativo-gestionale, dall'altra si registra una maggiore efficienza di gestione da parte del privato. Originariamente infatti gran parte delle risorse cosiddette strategiche di una nazione erano sotto il controllo statale, ma la crisi di certi settori dovuti ad una cattiva e difficile gestione statale unita all’esigenza di liquidità ha portato alla nascita e al ricorso sempre più diffuso alla formula della privatizzazione. Con la privatizzazione dunque lo Stato non deve più investire né in gestione/manutenzione né in sviluppo dell'azienda o servizio pubblico; la gestione di questa passa direttamente in mano a un privato che spinto dalla legge del profitto si dimostra generalmente più in grado o capace di un'amministrazione attiva, dinamica ed efficiente, persecutrice di scopi più redditizi per l'azienda incrementandone profitti e diminuendone le perdite, ovvero risanando debiti e bilanci a beneficio dei consumatori sotto forma di qualità di servizio o bene offerto e riduzione dei costi del servizio offerto.

Secondo alcuni però il processo di privatizzazione non è esente da limiti e rischi: spesso infatti i vantaggi presunti sopraesposti non si concretizzano nel bene dell'azienda e della collettività con costi imponibili all'utente che rimangono inalterati o addirittura in aumento frutto di speculazioni economiche da parte del gestore. Sotto questo aspetto il concetto di privatizzazione (bene in mano ad un privato) è infatti ben distinto da quello più vasto di liberalizzazione che invece rimanda alla libera concorrenza tra molti gestori. Se non è da escludere la possibilità che l'azienda fallisca per un altrettanto cattiva gestione da parte del privato, le problematiche sollevate da tale fallimento risultano meno gravose in presenza di vera concorrenza.

E veniamo allora alla “fase 2”!

Monti prevede di liberalizzare? Taxi e farmacie: orari di apertura flessibili, piu' licenze per taxi al fine di implementare offerta al consumatore nelle grandi citta' e dare quindi possibilita' a chiunque di intraprendere tale attivita'.

Ma basta tutto cio? Assolutamente1 non tutti i giovani potranno o vorranno andare a fare i taxisti: ne' potranno o saranno in grado di aprire farmacie il cui numero è contingentato, o parafarmacie ecc.

Non risolvono i problemi dei giovani la “deroga “ai minimi tariffari!per avvocati, commercialisti, notai ecc.

Non serve a molto per implimentare “nuove inziiative d'impresa”!!!

Cerchiamo di rivolgerci ai dei settori piu' “produttivi”: incrementare il ricorso al “project financing” per la realizzazione o ristrutturazione di nuove infrastrutture, facilitare la creazione di imprese sotteraendo il monopolio ai “notai” ( sia per costituire una semplice societa' di persone o societa a responsabilita' limitata uni/pluripersonale con costi che demotivano ogni persona!!) oppure per acquistare un immobile con ipoteca: lasciamo fare tutto alla banca senza necessita' del notaio, come nei paesi oltre Manica,; implementiamo la formula inglese “buy to let” per mettere in moto il mercato immobiliare.

Rendiamo flessibile e tutelato il lavoro per chi non lo ha! I Sindacati stanno sbagliando come al solito: invece di arroccarsi su vecchi schemi, cerchino di venire incontro ai giovani e non tutelare solo coloro che sono “ a tempo indeterminato”!!!

Ma cio' che a nostro avviso ha fermato, stoppato la cricolazione e la vivacita' della economia in Italia sono le strette maglie del Fisco che sul falso presupposto di fare “cassa” ha realizzato la “super cassa” bloccando le piccole attivita' imprenditoriali.

Semplice esempio sintomatico? L'aver imposto per la circolazione emissione di assegni “non trasferibili”.

Ma vi siete mai chiesti come i piccoli artigiani, idraulici, le piccole imprese, siano bloccate ed abbiano avuto ed hanno crisi di liquidita'? Perchè non possono piu' fare, ohimeèè!!! gli assegni post datati, o liberi da dare con piu' facilita' ai propri fornitori e cosi' via!!!

Dalle piccole cose! Certamemente l'evasione non si combatte imponendo ai poveri pensionati l'obbligo di aprire un c/c bancario o postale per fare un favore ….. e sappiamo a chi !!! Oppure andare a Cortina, Portofino o Taormina ecc.. per mera “demagogia” e “spoot”:

dove è stata l'agenzia delle entrate fino adesso! Non ha mai fatto i riscontri “incrociati” da quanto sapeva gia! Ma certo! Andare alla fine d'anno era piu' eclatante e incoraggiante contro la evasione fiscale!!!

staremo a vedere tra qualche mese quanto avra' recuperato e quanto ci è costato questo blitz!!!

Quindi, Caro MONTI, cerca di capiue la vera realta' degli italiani: cerca di capire come vive la maggior parte, in Italia, quali problemi quotidiani hanno le piccole imprese e non strozzare come hai fatto con le due manovre che avrebbero ed hanno stritolato anche una economia florida!

Per rilanciare l'economia, cerchi di venire incontro al tessuto che sino ad oggi ha mandato avanti l'Italia ed ha permesso ai “politici “ ed ai “governi” compreso il suo di andare avanti .

 

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