(ASI) I dati rilasciati da Confcommercio per quanto riguarda i consumi sono allarmanti. Il Paese si trova nel bel mezzo della crisi economica dovuta all’impatto dell’emergenza sanitaria del Covid19.
A fronte dei periodi di restrizione o di confinamento, molte attività si sono viste abbassare le saracinesche per periodi più o meno lunghi. Altre aziende non hanno potuto più aprire nuovamente. È l’ufficio di studi Confcommercio a chiarire di come la spesa per i consumi sia crollata dell’11% rispetto all’anno precedente. A novembre del 2020 il decremento si è attestato intorno ad un meno 16%. Facendo la conta del totale nell’arco di 12 mesi si è passati ad un - 14,7%.
Gli economisti mettono in guardia : “visto il livello di incertezza economica, le stime sono un esercizio di speranza, più che tendenze ragionevolmente prevedibili.” Anche i numeri sul Prodotto Interno Lordo (PIL) sono al ribasso. A gennaio si è perso lo 0,8% su dicembre. Quinto calo consecutivo rispetto a gennaio 2020, il dato è - 10, 7%. Il Report Governativo appare fiducioso anche in vista della scommessa giocata con l’Europa e l’arrivo dei fondi monetari.
Tuttavia la fotografia sull’andamento dei mercati non sembra promettente. Sempre secondo Confcommercio sono a rischio di fallimento circa 390.000 imprese. Forte è il grido del Presidente dell’ente, Carlo Sangalli : “una situazione gravissima, che rischia di peggiorare con la crisi politica in atto, le aziende che sono allo stremo hanno bisogno di certezze;indennizzi, regole chiare sul Recovery Plan, sostegno e riapertura.” I nuovi poveri hanno il volto di giovani, di lavoratori in nero, di famiglie con più figli. Sono migliaia le persone che si sono rivolte alla Caritas per chiedere aiuto per pagare le bollette, gli affitti la spesa, o il necessario per far seguire ai propri ragazzi le lezioni a distanza. È una fotografia drammatica che la pandemia legata al Covid-19 e la conseguente crisi economica ha fatto emergere con maggiore evidenza. Da considerare anche il rilascio dei dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) sul calo dei consumi dei beni alimentari. Le stime sono in discesa . La circolazione ed il flusso di moneta per quanto riguarda i beni di primaria importanza diminuiscono. Un quadro allarmante. Fermo o quasi anche il settore della ristorazione. La situazione è stagnante, considerando anche la mancata erogazione della cassa integrazione, e degli aiuti che non sono arrivati. Tutte queste categorie di persone vanno a formare il 30% dei nuovi poveri. Sono dati rilasciati man mano dalle più importanti agenzie che fanno preoccupare. Questi ultimi ci raccontano uno spaccato inedito. La pandemia ha fatto crollare tutti gli indici economici. Da considerare anche i giovani impiegati con contratti a chiamata, senza tutele. La crisi sanitaria ha fatto emergere ingenti difficoltà, per bambini e ragazzi, con ripercussioni anche psicologiche. Il danno è dunque incalcolabile. Molti non hanno potuto seguire le lezioni e la didattica a distanza per mancanza di dispositivi elettronici o di una rete elettronica efficiente. Fragilità esplose per cui serve un rilancio dell’Italia . In sintesi il settore alberghi nel 2020 avrebbe perso il 52%. I servizi ricreativi il 74%. Soltanto il settore alimentari e bevande avrebbe messo a segno un + 2,1%. Secondo le rivelazioni di Confimprese, i settori nei consumi e abbigliamento hanno registrato un calo drammatico : - 46,6% con punte di - 67% per la ristorazione.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia