(ASI) I dati diffusi dall’Istat ci dicono che tra il secondo e il terzo trimestre di quest’anno la crescita del Pil è scesa dall’1,2 allo 0,8% (-33%). Una frenata grave, ma non inattesa: conferma, infatti, le preoccupazioni già espresse da Confesercenti riguardo il cedimento del PIL e anche dei consumi, il cui tasso di crescita è già rallentato al di sotto dell’1%, il peggior risultato dal 2014.
Così Confesercenti sui dati diffusi oggi dall’Istat.
A pesare sulla crescita e sui consumi, performance sotto le aspettative sia dell’industria che del settore turistico. Ma anche la sfiducia degli operatori economici: da inizio anno, l’indicatore di fiducia delle imprese è sceso di 2,7 punti, nel commercio al dettaglio addirittura di 6,5, contro l’aumento di 9,5 punti registrato nei primi dieci mesi del 2017. E’ probabile che il peggioramento sia il riflesso dell’incertezza creata dall’attesa per la manovra e del deterioramento dei bilanci delle imprese e delle famiglie per l’innalzamento dei tassi d’interesse causato dallo spread.
Migliore sembrerebbe il clima di fiducia delle famiglie, aumentato anche a ottobre. Anche in questo caso però il confronto con lo scorso anno evidenzia un chiaro rallentamento delle dinamiche. Nei primi dieci mesi del 2018, l’indice di fiducia delle famiglie è infatti aumentato di 1,1 punti; nello stesso periodo del 2017 l’aumento era stato di oltre 7 punti. Inoltre, nel dato di ottobre il miglioramento è ascrivibile unicamente alle valutazioni che le famiglie danno sulle prospettive future, essendo invece peggiorati i giudizi sul clima economico, personale e corrente. Anche questa residua fiducia sul futuro rischia tuttavia di andare persa a fronte dell’arresto del PIL.
La stagnazione del III trimestre, infatti, rende ormai irraggiungibile o quasi la stima di crescita fissata dal Governo nella Nota d’aggiornamento del DEF, e getta un’ombra anche sulle prospettive per il 2019.
E’ chiaro, ormai, che l’incertezza non preoccupi solo i mercati, ma che stia contagiando l’economia reale. Le nostre imprese ci segnalano il perdurare del rallentamento delle vendite, e anche il dinamismo del turismo si è appannato. Il governo deve ristabilire la fiducia tra imprese e famiglie, riorientando con maggior forza i provvedimenti della manovra verso la crescita: la legge di Bilancio, ad ora, ha infatti poco impatto propulsivo. In particolare, è sparita la rivoluzione fiscale: a parte lo stop all’IVA per il 2019, che è un mancato aumento e non una riduzione, gli unici tagli di imposta son sull’IRES e nella flat tax. Eppure, è proprio il fisco la principale zavorra che frena la nostra crescita: è arrivato il tempo di iniziare un piano progressivo, ma puntuale, di riduzione, che deve andare pari passo con l’aumento degli investimenti. O l’economia non tornerà mai a correre”.