La crisi dell’euro

(ASI) Nonostante le rassicurazioni d’ufficio dei governi e della banca centrale europea è a tutti evidente una crisi profonda e drammatica dell’Euro che, predicato come la panacea universale delle economie del vecchio continente, si è invece rivelato come un ostacolo allo sviluppo o quantomeno un freno ed una sclerotizzazione specialmente per le economie meno avanzate di alcuni Paesi.

 

Ne sono testimoni le situazioni economiche della Grecia, del Portogallo, della Spagna ed in parte anche dell’Italia che rischiano addirittura il fallimento!

Certamente le cause di tali situazioni sono molteplici e vi concorrono anche le politiche sbagliate di governi inadeguati a determinare le strategie a lungo termine ed a maggior ragione a sostenere la bufera di una crisi internazionale causata, a sua volta, dalla estremizzazione del concetto capitalistico della finanza speculativa USA.

La causa principale, secondo noi, è comunque determinata dal fatto che, mentre dovrebbe essere l’economia a sottostare alla politica, quando si è fatta l’Europa si è privilegiato l’economia sulla politica.

In pratica, un Euro nato come unico collante e come unico fattore economico comune, non poteva non essere una fragile struttura, insufficiente a tenere unita, coesa ed omogenea una federazione come quella europea le cui implicazioni locali vanno ad incidere sulla struttura comune senza che vi sia, alla base un organo di governo in grado di determinare le condizioni per livellare, armonizzare, correggere, indirizzare e dare una strategia comune a quei fattori che determineranno poi una comune politica economica.

Il tutto con l’autorità riconosciuta per imporre le decisioni federali ai governi locali senza attendere che generiche raccomandazioni sia recepite superando gli interessi di particolari gruppi di potere locali che spesso confliggono con tali raccomandazioni.

Il concetto stesso di Federazione implica diversi piani d’azione e di governo dei quali quelli di interesse generale e comune, delegati ad una autorità politica centrale ed altri, di interesse locale e particolare, delegati ai governo locali.

L’economia, la moneta e la politica finanziaria fanno appunto parte di quegli interessi comuni e generali che devono essere di competenza di un governo centrale.

La miopia, l’inadeguatezza politica, gli interessi particolari e l’ambizione personale dei vari politici che hanno fatto da levatrice all’unione europea e che non volevano delegare ad altri il loro potere, hanno impedito che essa si costituisse sin dall’inizio su basi logiche, ragionevoli e politicamente corrette ed è così che è nata l’Europa delle banche anziché l’Europa delle Patrie che avrebbe posto le sue basi su fattori di tradizione, di cultura, di storia comuni creando una federazione politicamente omogenea e determinando poi una comune politica economica, industriale e finanziaria che avrebbe portato ad uno sviluppo più omogeneo e senza quelle discrasie che stanno squassando l’Europa e pongono in forse non solo l’Euro, ma la stessa federazione!

Come sempre la cecità e l’ingordigia del liberalcapitalismo portano alla fine a situazioni drammatiche e pericolose come la storia ha documentato con una serie successiva di spaventose crisi mondiali.

Se a questo si aggiunge la meschinità di chi non sa e non vuole vedere oltre i confini del proprio orticello politico e si trincera a difesa ad oltranza del proprio potere personale, allora significa che non siamo maturi per l’Europa e che il nostro destino è quello di piccole nazioni senza potere e senza voce nel consesso internazionale moderno!

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