(ASI) Il recente rapporto dell'Istat sulla povertà lascia emergere alcuni dati estremamente allarmanti: primo su tutti quello relativo all'indice di povertà dei minori. Tale indicatore tra il 1997 e il 2011 oscillava tra l'11 ed il 12%, nel 2012 ha raggiunto il 15% e nel 2014 ha toccato quota 19%.
Il rischio di povertà minorile aumenta in maniera marcata al Sud, dove un minore presenta possibilità di trovarsi in condizione di povertà 4 volte superiori rispetto al Nord. Lo stesso vale a seconda del grado di istruzione dei genitori.
Inaudita anche la percentuale di abbandono della scuola che, sempre al Sud, interessa il 2-3% dei bambini.
Uno scenario che di certo appare allarmante ed arretrato, ma che soprattutto testimonia come negli ultimi anni il benessere educativo e delle condizioni di vita dei minori non sia stato tra le proprietà dei governi che si sono susseguiti.
È evidente che, di fronte a dati simili, bonus una tantum e interventi sporadici non sono che un debole palliativo, di certo insufficiente alla programmazione di un piano strutturale che, attraverso investimenti per la formazione e sostegno alle famiglie, possa dare nuove prospettive ai tanti ragazzi in situazioni di disagio.
Investire per permettere di accedere a percorsi formativi avanzati, ma soprattutto avviare piani di rilancio che possano rimettere in moto il mercato occupazionale, specialmente nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione giovanile tocca picchi del 60%.
Ai nostri occhi sono queste le vere priorità di un Governo che voglia realmente segnare la differenza, combattendo le disuguaglianze e riportando in primo piano il benessere, la crescita sana e il futuro dei giovani cittadini.