(ASI) La crisi economica è globale e non risparmia l’Italia. Crisi di sistema? Lo è perché questo momento difficile è vissuto a livello planetario. E’ un morbo che colpisce tutti gli Stati nazionali, fino a volerli rendere inutili nelle loro funzioni vitali.
Si vuole colpire direttamente ancora una volta lo Stato, dopo che, questa entità pubblica si era fatta carico degli enormi costi sociali provocati dalla speculazione finanziaria, vera causa di tutti i mali e del pessimo futuro economico che si sta prospettando in ogni nazione del mondo
Nonostante che siano evidenti chi siano i responsabili di questo disastro e fallimento economico-sociale, però non mi risulta che quei guru finanziari, ossia i veri artefici dell'attuale crisi, siano stati messi ancora in condizioni di non nuocere.
Non esiste al momento nessun tribunale nazionale ed internazionale che abbia condannato, o sia sul procinto di farlo, tutti gli speculatori finanziari per i loro crimini commessi nei confronti dell'intera umanità.
L'assurdo è che proprio questi "fenomeni" e pessimi medici dell'economia sono gli stessi sanitari che stanno ancora oggi decidendo le nostri sorti.
Come fa a riposare in pace quel filosofo che ha affermato che il modello democratico occidentale è il migliore dei mondi possibili e propugnato la società aperta, quando, i fatti e i misfatti dimostrano che è palesemente l'esatto contrario?
Portiamo a supporto alcuni incontestbili esempi. Nel pianeta c'è chi muore di fame, ma, le leggi di mercato fanno distruggere i raccolti per far crescere il prezzo, spesso anche dei beni primari. E' umano tutto ciò? Aumenta la disoccupazione, crescono le quotazioni in borsa di quelle società che hanno licenziato. E' progresso tutto ciò? Il sistema ultra-liberista si dimostra infimo sin dai suoi principali postulati. Per cui, artatamente si attua il grande inganno, si scambia la reatà con l'aparenza, instillando nell'uomo falsi bisogni a discapito delle reali necessità. Senza poi tralasciare il risultato sociale che ne deriva dal turbo capitalismo. Morale, chi è ricco diventa sempre più ricco, il povero più povero, mentre la classe media scivola inesorabilmente verso le soglie di povertà. E' civile e democratico tutto ciò? E' chiaro che se dovesse essere questo insano e disumano modello occidentale (alias tramonto) che si vuole imporre a sistema globale, I
io sono assolutamente contrario perchè è un sistema ingiusto e portatore di malessere diffuso e di conflitti sociali.
Gli effetti devastanti sono totali e sotto gli occhi di tutti, basta volgere con attenzione lo sguardo su cosa sta accadendo nel mondo.
Partiamo la nostra analisi da Haiti, paese fra i più poveri del pianeta, dove, proprio perché è povero e senza risorse energetiche degne di essere vampirizzate,viene abbandonato al suo destino. Lo si fa nonostante la nazione sia stata vittima di grandi calamità naturali ed ha estremo bisogno di ausilio internazionale. Haiti swta vivendo una situazione disperata, per cui, ancora adesso gli inermi civili vengono falcidiati da epidemie di colera e vivono di stenti la loro esistenza. Ciò è umanamente una vergogna, un onta per quelle nazioni opulente occidentali che a parole si dicono civili, ma nei fatti si dimostrano indecorosamente insensibili.
Passiamo all' Algeria, è di queste ore la rivolta del popolo algerino che deve lottare per calmierare il prezzo del pane.
Però, ci si dimetica che nel lontano 26/12/ 1991, quando nelle democrtiche elezioni vinse nettamente il FIS (Fronte Islamico di Salvezza) . E' vero nelle prime elezioni multipartitiche della storia algerina. Il FIS ottenne il 24,54% dei voti che lo faceva essere il primo partito. Mentre il FLN ottenne il 12,17% dei consensi. La ripartizione dei seggi all'interno dell'Assemblea Nazionale, il parlamento di Algeri, assegnò la maggioranza al FIS con 188 deputati su 232 seggi, ma, nessuno ricorda più che per la fobia dell'Islam alle porte dell'Europa e la paura di perdere per alcuni paesi occidentali gli enormi affari che si facevano con le risorse energetiche dell'Algeria si favorì una svolta autoritaria. Ne scaturì una guerra civile anche a causa della messa fuori legge nel 1992, proprio del primo partito, quello che aveva vinto democraticamente le elezioni, ossia il FIS.
Il tutto, come anticipavo prima, per non permettere che qualche paese "civile e democratico" non perdesse gli enormi vantaggi e convenienze che gli erano garantiti in Algeria dal modello occidentale, rispetto a quello legittmamente islamico scelto dal popolo algerino . Risultato: guerra fraticida con molte vittime civili, distruzione ed ancora oggi in Algeria ci si deve battere per avere un prezzo equo per i beni di prima ncessità, per avere garantito un pezzo di pane per sopravvivere. Inoltre l'occidente si è inventato le armi di distruzione di massa per invadere l'Iraq di Saddam e saccheggiare tutti i suoi beni compreso l'oro nero. Oggi, si attua lo stesso stratagemma con la Repubblica Islamica dell'Iran, che in realtà nelle sue intenzioni, vuole creare centrali nucleari per rendersi, dal punto di vista energetico, indipendente. In concreto, si vuole proporre una società secondo un modello islamico di sviluppo economico. Però, allo stessa maniera, l'Aeia non interviene per controllare se veramente Israele dispone nei suoi arsenali di oltre 200 armi nucleari.
Gli organi internazionali di controllo, incuranti e dimentichi, in fretta, delle risultanze avute nel sondaggio fatto fare dalla Commissione europea nel 2003. Questa demoscopea si rivolgeva agli europei, i quali erano chiamati ad esprimersi sul quesito: "Quali stati mettano a rischio la pace nel mondo?" Sorpresa delle sorprese, dal sondaggio venne fuori che i cittadini europei interpellati ebbero ad individuare le nazioni nemiche della pace: Israele e Stati Uniti. Però questa chiara indicazione non venne tenuta in considerazione e non ci fu nessuna sanzione nei confronti di questi due Stati. Così, come sono carta straccia le risoluzioni dell'Onu quando riguardano Israele.
Però l'occidente porge un'enorme attenzione al referendum del Sudan islamico, si invocano diritti umanitari e autonomia, ma, il motivo vero è che lo Stato africano oltre che islamico, ha notevoli riserve di petrolio, sfruttato da compagnie cinesi ed asiatiche. Pertanto diventa rispetto ad Haiti un paese di partcolare interesse per l'occidente, un luogo dove intervenire direttamente o indirittamenti, un occasione per fare affari. Inoltre a causa delle secessione del sud del Sudan ci sono grande tensioni fra la popolazione e la tregua faticosamante raggiunta fra le parti rischia di saltare facendo sprofondare la nazione nel caos.
Invece, puntando i riflettori verso l'Europa, ci ricordiamo come l'Islanda, un paese che era prospero e autosufficiente sotto ogni punto di vista, a causa della finanza creativa (?), alias speculazione finanziaria, l'Islanda è stata costretta a dichiarare il fallimento. Inoltre la Grecia è sotto attacco speculativo, allora per comprendere cosa sta accadendo basta vedere cosa sta succedendo al suo interno, le tensioni sociali che stanno esplodendo e i costi pesanti della crisi su queli ceti ricadono pesantemente.
La stessa cosa sta prospettandosi per l' Irlanda. mentre all’orizzonte si affacciano pure Portogallo,Spagna e Italia che, secondo gli analisti potrebbero correre dei rischi in un immediato futuro.
Sono esempi che purtroppo non sono destinati ad essere unici, Paesi diversi, uniti dalle stesse dinamiche che hanno generato la stessa recessione, determinato gli stessi problemi sociali ai popoli. Visti i riscontri negativi e le derive pericolose in cui ci stiamo incamminando, occorre ripensare tutto, ridando un'etica e un ruolo sociale al liberismo. Altrimenti lo scontro sociale sarà una drammatica, quanto, inevitabile conseguenza. Un cruento ritorno al passato fatto di lotte per riconquistare i diritti perduti. Proprio così come sta accadendo nella recente vertenza Fiat di Marchionne e degli Elkan, uscita da Confidustria e dalle regole di tutela nazionale sindacale per i lavoratori, ossia dai quei legittimi diritti sanciti dalla costituzione. Manchionne è fermo nel suo proposito:i lavoratori devono accettare il suo piano, quindi nel referendum del 12-13 gennaio 2011 deve vincere il Si, altrimenti gli investimenti si sposteranno dall'Italia al Canada. In questa delicata situazione, che per certi versi assume una forma di ricatto che suonerebbe in pratica così: "Esiste il mercato globale, esiste la possibilità che l'azienda investa in Italia a condizione che accettiate il nostro piano, altrimenti gli investimenti andranno nel paese dove ciò ci verrà concesso, con tutto ciò che ne conseguirà in termini sociali per i lavoratori italiani". L'aut aut, o questa dura condizione viene imposta dalla Fiat di Elkan, azienda fisicamente italiana, ma finanziariamente apolide, per cui non si ha cura dei risvolti umani e sociali della vicenda, ma i flussi di capitale e i processi produttivi vengono indirizzati dove viene garantito, minori costi e maggiore profitto. Il tutto con i sindacati e lo Stato davvero impotenti di fronte a questo nuovo assalto e tendenza della "finanza creativa". Però ci si dimentica che proprio lo Stato italiano, attraverso i suoi vari esecutivi, ha sempre sostenuto e permesso alla Fiat per anni ed anni di privatizzare gli utili e socializzando le perdite e di fare incommensurabili guadagni.
Per di più, per tornare all’Italia, i dati dell’Istat fanno emergere i frutti amari che la crisi porta con se. Infatti, resta a livello da allarme sociale la disoccupazione che a novembre ha fatto registrare l'8,7%, sui massimi dal 2004. A questo dato già grave si aggiunge il vero e proprio primato negativo sulla disoccupazione giovanile che raggiunge 28,9%, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 2,4 punti rispetto a novembre 2009. Come comunica l'Istat, sulla base di stime provvisorie, in confronto a novembre 2009, il tasso generale di disoccupazione registra un aumento dello 0,4%.
In particolare gli uomini senza un’occupazione sono cresciuti del 5,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. In aumento del 5%, rispetto a novembre 2009, anche la disoccupazione femminile che ora si attesta al 10%. Un campanello d’allarme sociale che non può essere sottovalutato. Per cui l’occupazione, la difesa dello Stato Sociale, dei posti di lavoro e dei diritti diventano lotte primarie.
La verifica per lo Stato e l’Esecutivo se realmente hanno a cuore le sorti della propria comunità umana, se sono capaci e degni di governare il popolo italiano.
Una prova universale utile per comprendere megio se chi detiene ed ha il potere, lo stia esercitando per il bene o contro la suo popolo. Di fronte a questa precaria situazione, nessuno può chiamarsi fuori dalla lotta per conquistarsi un futuro dignitoso e degno di essere vissuto. Lo Stato deve ritornare sovrano ed indipendente, garantire i giusti diritti alla sua comunità, mettere fuori legge la finanza creativa, la speculazione finanziaria, la grande usura mondiale, tutte le strutture economiche che colpiscono gli Stati nazionali, affamano i popoli e li rendono schiavi.