(ASI) I dati dell’Istat sulla produzione industriale, purtroppo, non rivelano nulla di nuovo sullo scenario economico del nostro Paese. Di fronte ad una contrazione della domanda di mercato così marcata come quella registrata nel 2012 (pari al -4,7% secondo le stime O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori) la produzione industriale non poteva che registrare un forte calo.
Sono queste le ovvie conseguenze di una politica economica che non ha fatto nulla per contrastare la caduta verticale del potere di acquisto delle famiglie, e che anzi non ha fatto altro che accelerarla adottando misure inique come l’aumento dell’IVA.
Per capire la portata di tale perdita della capacità di acquisto, basta calcolare gli aggravi per le famiglie nel biennio 2012-2013 pari a +3.823 Euro a famiglia (2.333 nel 2012 e 1.490 previsti per il 2013).
Una cifra insostenibile, che non tiene conto, inoltre, delle ricadute “nascoste”, come quelle dovute alla crescita del debito pubblico (complessivamente pari 102,304 miliardi di Euro).
A risentire particolarmente di questo andamento è il mercato dell’auto: del resto non c’è da sorprendersi visti anche i costi sempre più alti per il mantenimento di un’automobile, che nel 2012 sono aumentati, secondo le nostre stime, di 481 Euro per un’auto a benzina e di 538 Euro per un’auto a gasolio.
Il primo punto all’ordine del giorno del nuovo Governo dovrà essere quello di affrontare seriamente e con mezzi adeguati questa situazione, che ha raggiunto un livello estremamente allarmante.
La caduta di produzione, infatti, continua ad incidere negativamente sul versante dell’occupazione, alimentando nuovi record del tasso di disoccupazione e cassa integrazione, nonché contribuendo sempre di più alla contrazione del potere di acquisto delle famiglie.
Un circolo vizioso che potrà essere spezzato solo con interventi per il rilancio della domanda di mercato (attraverso il sostegno alle famiglie a reddito fisso) e misure concrete per la ripresa degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca.