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Cessione del patrimonio dello Stato: un trust internazionale unica ipotesi credibile per gli investitors esteri e facilmente realizzabile

(ASI) Non si fa altro che parlare in questi ultimi periodi che al fine di ridurre il deficit è indispensabile vendere i “gioielli di famiglia”. Appare agli occhi del comune mortale che l'opera del governo dei “tecnici” sia piu' un'opera di “ lancio di messaggi di intenti” per far presa sul mercato internazionale e sui cittadini, piuttosto che in concreto, realizzare quella che anche i tecnici e non solo i politici non intendo realizzare: la vera dismissione del patrimonio dello Stato!

Un tipico comportamento di “gattopardiana memoria”! Far vedere che tutto cambia per lasciare le cose inalterate!

Si dice che lo Stato non può "svendere"! Bene! Ma almeno che lo faccia o ci provi a farlo realmente e non con excamotage finanziari di bassa lega!!

infatti il problema è solo politico e di “potere”: è troppo difficile passare dalla fase di lancio del buon proposito: di questo sono maestri”( vendere per abbattere il debito)e realmente, sostanzialmente, cedere quella parte del patrimonio dello Stato che permetterebbe a noi cittadini di non essere ulteriormente massacrati dalla “tecnocrazia”

il problema è che i governi che si sono succeduti, sono sempre stati riluttanti a cedere il controllo politico della questione.

Tipico esempio quello relativo alle Fondazioni Bancarie allorchè venne richiesto di diversificare il patrimonio uscendo dalle banche conferitarie.

In realtà,costretti a reperire urgentemente fondi per riequilibrare i bilanci pubblici e l'interesse politico di non cedere controllo il governo sta usando tutti i mezzi per ottenere la quadratura del cerchio e non rinunciare come si dice, alla cd. “sovranita”.i

Allora ecco che intervengono le “accademiche” argomentazioni che caldeggiate dall'Alto, assumono parvenza di “ medicina e toccasana” alla sola apparenza ma che in concreto sono una presa per i fondelli.

Infatti la proposta “è di cedere partecipazioni in capo al Tesoro ad aziende sotto controllo pubblico ovvero alla Cassa Depositi e Prestiti ovvero ad una SGR.

Cosi' facendo, almeno contabilmente, dico solo contabilmente! ma non realizzerebbe “cash”in quanto il programma di cessioni di partecipazioni andando o ad una SGR o alla Cassa Depositi e Prestiti sarebbero “fuori bilancio dello Stato” e quindi , in concreto non ci sarebbero entrate “vere” ma solo “virtuali”.

Allora se realmente l'intento dei “tecnocrati” è quello di “risanare” quanto in precedenza “sperperato” o altro, (logicamente rientrano tutti i governi in questi 60 anni!! succedutisi) devono mettersi in testa che o si procede realmente alla “dismissione” oppure andremo in default!

E non solo! Che ci sia la sicurezza che il ricavato delle dismissioni sia realmente impiegato al risanamento e non per la forsennata spesa corrente sia statale che locale!


L'idea non peregrina che intendo prospettare e che rimane aperta ai vari suggerimenti nella speranza che qualcuno la possa recepire e' quella secondo la quale lo Stato dovrebbe immettere in un Trust tutti le partecipazioni statali, e parte del patrimonio storico culturale, oggi abbandonato, immobili dell'Anas inservibili ma con cubatura,ecc.

Affidare tutto ad un collegio imparziale, tecnico di “trustee”( Governatore della Banca d'italia, il Presidente della Banca europea ed il Ministro dell'Economia della CCE): beneficiario lo stesso Stato Italiano ma con la sola eccezione che il “Trust Salva Italia” avrebbe liberta' di azione, di cedere in maniera piu' flessibile, pratica il patrimonio stesso, accantonando nel fondo del Trust , gestito dai Trustee indipendenti, e non dello Stato il risultato economico delle dismissioni e cio'con un semplice vincolo di destinazione: ripianamento deficit statale.

Logicamente le modalita' esecutive di gestione del Trust Salva Italia dovra' avere carattere “privatistico” e le cessioni devono essere libere e svincolate dalle maglie della burocrazia italiana.

Questo che ho prospettato è un solo scheletro! Una semplice idea che deve essere approfondita esclusivemente per le modalita' operative che a tempo debito potranno essere sempre da noi suggerite.

Nel Regno Unito ultimamente si è proceduto alla vendita del 20 % dello scalo di Heatrow ed ora si attende la cessione delo scalo di Stanstead.

Cerchino i nostri politici, tecnici di governo di pensare almeno una volta al bene dell'Italia e dei giovani piuttosto che agli interessi corporativi e di stupide lobby.

 
Mauro Rosati di Monteprandone de Filippis Dèlfico Agenzia Stampa Italia

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