Leonhardt Gustav e la sintesi semplice del clavicembalo ossia “Il velluto della Maturita”
Leonhardt Gustav e la sintesi semplice del clavicembalo
ossia “Il velluto della Maturita”
Programma di sala:
Louis Couperin
Pavane in Fa diesis minore
Suite in Re minore
Due Fantasie
Jacques Duphly
Tre pezzi per clavicembalo
Jean-Philippe Rameau
Cinque pezzi per clavicembalo
Johann Sebastian Bach
Quattro “piccoli preludi”
Suite in Mi minore BWV 996 “fur das Leuten-Werck”
Strumento:
Clavicembalo del 1987, di ispirazione fiamminga cui si riferisce sia negli elementi fonici e strutturali che nei materiali costruttivi, commissionato dagli Amici della Musica di Perugia e costruito da Franco Barucchieri con meravigliosa decorazione del pittore Piero Dorazio.
Gentili lettori di Agenziastampaitalia, benvenuti al secondo appuntamento con la rubrica dedicata alla musica classica o più propriamente colta intitolata “Le tastiere degli Amici della Musica”, in cui parleremo dello storico concerto tenuto da uno dei maggiori valorizzatori e caposcuola mondiali di clavicembalo, Leonhardt Gustav, domenica 20 novembre scorsa presso l’auditorium del Conservatorio di Musica Morlacchi. Correttissima la scelta della sala, gremita di un pubblico silenzioso e rispettoso delle esili, signorili sonorità tipiche di questo strumento e di un Gustav che ha voluto accordare autonomamente e da solo lo strumento (nella migliore tradizione di questi esecutori) tra primo e secondo tempo, facendo assistere gli astanti ad un gesto di vera rarità. Un musicista molto anziano che ha eseguito con i mezzi guanti per tenere calde le mani e che ricordiamo ancora nitidamente quando fu chiamato alla fine degli anni Ottanta dagli Amici della Musica di Perugia per inaugurare proprio lo strumento Barucchieri. Siamo in presenza di un filologo del clavicembalo, che legge tutto il programma su fotocopie personali e fogli autografi, ricordando quanto Richter faceva appoggiandosi alle urtext di Bach e che propone un programma di sintesi della clavicembalistica francese, senza tralasciare un Bach della gioventù estremamente particolare, originale.
Il concerto, che ha avuto soluzione di continuità assoluta durante tutto il primo tempo, si è aperto con una Pavana meravigliosa, che ha posto subito il confine tra pubblico e maestro, attraverso amplissime romantiche, calde sonorità ed una sorprendente modernità espositiva. Una musica dalle poche note, quelle essenziali, anche negli abbellimenti mai esasperati sia quando scritti che quando dovuti dalla prassi esecutiva e dal gusto, che delinea e connota perfettamente gli autori suonati. Si perdona, anzi si trascura quindi, qualche imperfezione esecutiva a favore di una lezione magistrale costituita dalla presentazione al pubblico di un pensiero lungo una carriera che è servito a costruire la interpretazione dei brani, una tecnica così consolidata da non valutare e ovviamente da non mettere sotto la lente di ingrandimento (tanto meno nei perfetti e scorrevoli trilli), dalla semplicità con cui sono stati resi brani spesso armonicamente difficili (è il caso delle due Fantasie di Couperin) e lontani dal nostro abituale gusto musicale contemporaneo, dalla perfezione e congruenza temporale, dalla atmosfera che diviene immediatamente coinvolgente, intima, cameristica ma soprattutto dalla capacità di aprire orizzonti, panorami sonori improvvisamente e sorprendentemente. Lo strumento è sfruttato totalmente, mai in maniera convulsa, rispettando filologicità dei testi e contemporaneamente magnificandone potenza, grande versatilità (per esempio nella esecuzione del primo dei tre pezzi di Duphy), capacità di penetrare la sala fino nelle ultime file, anche durante le ben esplicitate dissonanze armoniche.
L’estro creativo e armonico dei francesi è reso sempre alla perfezione, mai sopraffatto in nome della propria interpretazione. Univoca, quest’ultima, per l’appunto matura, organica ed entusiasmante quando distraendo gli occhi si aveva la netta impressine che suonassero più strumenti, più cembali insieme. È soprattutto con Rameau infatti, che questo aspetto di orchestralità è venuto alla luce, insieme ai bellissimi timbri di testi sofisticati, presentati con grande modernità di lettura e di esposizione.
Il secondo tempo, è stato poi interamente dedicato a Bach, sempre con soluzione di continuità. Scorrevoli, immediati, perfetti nei tempi e nei timbri sono stati i Piccoli Preludi, tanto da fare dimenticare che questo autore possa riferire anche al pianoforte piuttosto che allo strumento originale di elezione: il clavicembalo. Un Bach perfetto, quindi quello dei preludi, che diventa sempre più impegnativo, suggestivo, possente, imperioso, teutonico (per dirla in un aggettivo) nella suite BWV 996, concepita per il Lauten-Werck (Lautenclavicymbel) un singolare clavicembalo (presente tra gli strumenti della collezione Bach) caratterizzato dalla curiosa cassa di risonanza ricurva esattamente a forma di liuto. Leonhardt Gustav esegue questa suite traendo dal versatile strumento di sala esattamente quei timbri e quelle sensazioni che dovevano essere propri del Lautenclavicymbel. Leonhardt Gustav infatti trasferisce al pubblico timbri non solo, ampli, pieni e altisonanti ma anche morbidi, ovattati, rotondi, ammalianti facendo ben riconoscere la stesura di un eclettico ed entusiastico Bach giovane. Meravigliose la Courante e la Bourrée. Professionalità, sintesi, semplicità e sensazioni di velluto prodotte da un maestro ormai molto stanco.
Presente in sala la nota musicista perugiana, Locchi.
PALINSESTO DEI CONCERTI AMICI DELLA MUSICA DI PERUGIA –FONDAZIONE “PERUGIA MUSICA CLASSICA”:
RUBRICA “AGENZIASTAMPAITALIA”: “LE TASTIERE DEGLI AMICI DELLA
MUSICA”
- 26 NOVEMBRE ORE 20:30, TEATRO MORLACCHI, ANDRAS SCHIFF , PIANOFORTE
- 15 DICEMBRE ORE 20:30, TEATRO MORLACCHI, MARTHA ARGERICH E LA VERIER FESTIVAL CHAMBER ORCHESTA
- 8 GENNAIO ORE 17:30, SALA DEI NOTARI, YUMI PALLESCHI, PIANOFORTE
- 22 GENNAIO ORE 17:30, SALA DEI NOTARI, JONATHAN BISS, PIANOFORTE
- 12 FEBBARIO ORE 17:30, SALA DEI NOTARI, PIETRO DE MARIA
Giuseppe Marino Nardelli