(ASI) Rimini. “Sei sonate orrende, composte da me nella casa di campagna del mio amico e mecenate Agostino Triossi, a Conventello nei pressi di Ravenna, e questo nella mia più giovane età, senza aver neppure ricevuto una lezione di basso continuo. Esse furono tutte composte e copiate in soli tre giorni ed eseguite in modo cagnesco da Triossi al contrabbasso, Morini (suo cugino) al primo violino, il fratello di quest’ultimo al violoncello e io stesso al secondo violino, e … per dir il vero, ero il meno cane”: così scrisse fin troppo severamente lo stesso Gioacchino Rossini in calce alla partitura delle sue Sei Sonate composte nell’estate del 1804, quando era appena dodicenne.
Tanti i ricordi che riaffiorano alla memoria nella remota quiete della campagna francese, a Passy, vicino Parigi, dove il “Cigno di Pesaro” si era ritirato poco più che trentenne, al culmine di una carriera fulminea e strepitosa che lo aveva reso famosissimo ed universalmente acclamato. Ma quello - il Rossini che scriveva le insuperabili pagine operistiche ancora oggi protagoniste nei teatri di tutto il mondo – a Passy era ormai solo un ricordo lontano: Rossini, ritiratosi dalle scene musicali e mondane, si dedicava ormai alle sue piccole e grandi passioni, ai suoi “Péchés de vieillesse”.
Da questa dimensione meno nota di Rossini, uomo ed artista, prende spunto lo spettacolo di UmbriaEnsemble (Angelo Cicillini e Cecilia Rossi, Violino; Luca Ranieri, Viola; M. Cecilia Berioli, Violoncello) che ha debuttato con grande successo ne“I Concerti dell’Alba” in Umbria e che, Sabato 8 Dicembre con inizio dalle ore 20, avrà luogo nella storica cornice di Villa Chigi ad Ariccia. Qui, per la ben nota Stagione concertistica dell’ “Accademia degli Sfaccendati”, l’arte di Rossini si farà narrazione tra parole e Musica.
Un testo originale elaborato da Nino Marziano – voce recitante nello spettacolo – insieme con UmbriaEnsemble, che, attraverso il filo della memoria, ricompone le due anime apparentemente inconciliabili di Rossini in un mosaico di fatti, personaggi, vicende storiche, aneddoti e – soprattutto – la sua Musica immortale. Aprirà il Concerto proprio la Sonata a Quattro n° 1 in Sol Maggiore, la prima delle sei stigmatizzate con la leggendaria ironia dallo stesso compositore; una piacevole rarità, a seguire, con un arrangiamento storico dell’opera “La gazza ladra”. Storico perché scritto vivente ancora Rossini, a testimoniare il grande desiderio di poter replicare a piacere del pubblico tutta l’opera – Ouverture ed Arie – con un organico ridotto e dunque agile, ovunque se ne avesse desiderio. Un desiderio che ancora oggi, a centocinquanta anni dalla scomparsa del genio pesarese, è ancora intensamente vivo.