Signora Karen, come mai ha pensato di abbandonare Shakespeare per un autore italiano del 300?
Bè, l’occasione si è presentata in realtà lo scorso anno: IOT ha partecipato all’organizzazione del Primo Concorso Lirico Città di Saluzzo nel 2010; concorso che ha portato i vincitori a Philadelphia a novembre 2010 per debuttare in una nuova opera lirica. La produzione è stata organizzata in collaborazione con l’American Composers Forum di Philadelphia che ha selezionato sette compositori. Dal momento che il Decameron non ha una trama unica, è sembrata una buona idea prendere spunto dal Boccaccio ed assegnare ad ogni compositore una novella diversa. Com’è noto, inoltre, l’ultima novella del Decameron ha luogo proprio a Saluzzo, città dove porteremo l’opera ad Agosto.
Cosa mai l’ha portata a Città della Pieve dalla lontanissima Filadelfia?
Una fortuita serie di coincidenze: mi ci sono trovata per caso quasi 10 anni fa in vacanza. Sono arrivata a Città della Pieve dietro invito della dott.sa Angela Cingottini, storica, musicista ed amica di lungo corso - che tra l’altro mi insegnò l’italiano nel periodo in cui la mia carriera di cantante mi portò a Siena. Angela e suo marito, Gastone Novelli, mi presentarono al M° Antonio Mugnari che per primo mi fece visitare il teatro. Me ne sono innamorata subito e, in piedi al centro del palcoscenico, ho semplicemente deciso che questo sarebbe stato un posto perfetto per i progetti che avevo in mente: portare artisti da tutto il mondo e creare opere liriche originali. In otto anni di attività abbiamo creato 8 opere originali e portato artisti provenienti da più di 35 nazioni.
Perché trae la sua ispirazione da autori classici del 500 ed adesso del 300 ?
In realtà sia la letteratura del 300 che del 500 mi ha sempre affascinata. Shakespeare offre naturalmente un aiuto in più, se così si può dire, poichè già scritto per il teatro. Il Decameron è stata una sfida. Come lo è stato Jago, opera originale basata sul personaggio creato da Shakespeare. Jago è tra l’altro un’opera che abbiamo rappresentato nel 2009 e che riproporremo nel 2013 in occasione dell’anniversario verdiano, date le affinità che presenta con l’Otello dello stesso Verdi. Credo che in generale comunque ci siano temi immortali, che non invecchiano anche se se ne è parlato o scritto o cantato sette secoli fa. L’immortalità di queste opere fa si che possiamo ancora oggi trarre spunto da esse senza rischiare di annoiare nessuno.
Ci descriva cosa e quanto lei ha preso dal Decamerone di Boccaccio per comporre il libretto dell’opera che verrà presentata quest’anno a Città della Pieve.
Le novelle che abbiamo preso in considerazione sono sette e sono tratte dalle novelle di Ciappelletto; Federigo degli Alberighi e Monna Giovanna; Calandrino, Bruno e Buffalmacco alla ricerca dell’elitropia; Ghismunda e Guiscardo; Madre Usimbalda; Nastagio degli Onesti; Griselda e il marchese di Saluzzo.
Quali sono le finalità della sua opera di divulgazione?
Sicuramente l’avvicinare un numero sempre maggiore di persone all’opera lirica. Il mio lavoro inoltre è incentrato su un processo di emanazione, ossia il trasferimento di una gran quantità di informazioni in poco tempo: ciò può essere realizzato solo con un’affinità elettiva particolare con i miei collaboratori. Vede, il fatto di realizzare opere originali e non di repertorio, aggiunge una sfida in più alla produzione di un’opera: è tutto nuovo ed è tutto da inventare: non ci sono registrazioni, video o altro tipo di materiale cui aggrapparsi. Visto il poco tempo che abbiamo a disposizione, di solito 3-4 settimane, l’affinità e la comprensione pressochè immediata è fondamentale. Per questo motivo tutti i miei collaboratori sono meticolosamente scelti.
Quanto l’amministrazione comunale di Città della Pieve le è stata vicina nell’aiutarla ad organizzare questi eventi?
Non credo avrei potuto trovare supporto maggiore altrove. Il fatto di avere a disposizione un teatro è semplicemente incredibile. Senza questo tipo di appoggio da parte del Comune, il nostro progetto sarebbe praticamente impossibile.
Quali sono stati negli anni i suoi rapporti con la popolazione di Città della Pieve?
Anche qui devo dire di essere stata molto fortunata: il rapporto che abbiamo costruito in questi anni con la popolazione ci ha permesso di continuare a crescere nei nostri progetti. E l’aiuto incondizionato che ci è stato dato è semplicemente incredibile. Credo che con il tempo questo tipo di attività sia diventata un organismo che respira insieme alla Città. E questo poi è un posto che ispira moltissimo, non soltanto me, ma anche tutti i musicisti e tecnici che in questi anni si sono avvicendati nelle nostre produzioni.
Quanto, secondo lei, è ancora vitale la cultura della musica lirica in questi tempi moderni e quanto è possibile agganciare a questa cultura i giovani che non hanno una adeguata preparazione dalla scuola e dalle istituzioni?
Sicuramente non è un campo facile, non lo è mai stato. Ma ci sono moltissimi posti dove l’opera è viva e fa proseliti. La preparazione è una cosa relativa: certo, un minimo di preparazione ci vuole ed aiuta, come in tutte le cose. Se però è necessario leggere l’enciclopedia prima di andare a teatro, c’è qualcosa che non va nel teatro, non in chi (non) lo segue. L’opera dev’essere un divertimento per tutti, non un privilegio di pochi appassionati.
L’opera lirica moderna, può secondo lei inserirsi armonicamente con una consequenzialità stilistica, armonica e melodica nel solco della tradizione lirica mondiale di cui quella italiana riveste un’importanza fondamentale?
Assolutamente si. C’è stato un cambio di rotta rispetto all’avanguardia musicale degli anni ‘60-’70, periodo che ha visto un allontamento del pubblico dalle sale, e non sempre a torto. Si sta ritornando ad apprezzare la melodia. Le nostre produzioni ne sono un esempio: i compositori che lavorano con noi scrivono tutti musica tonale.
Non ritiene che molti Stati ed i loro governi facciano oggi ben poco per educare i giovani, sino dall’infanzia, alla cultura musicale e che questa dovrebbe invece far parte integrante della cultura generale che dovrebbe essere impartita nelle scuole?
Purtroppo la musica non è più considerata come parte essenziale dell’educazione. Ritengo che dovrebbe essere del tutto aumentata la componente di istruzione musicale nelle scuole, dall’asilo all’università. Nessuno pretende che tutti siano musicisti, ma l’apprezzamento della cultura musicale, anche attraverso la pratica di uno strumento a livello dilettantesco (nel senso letterale del termine, cioè per puro piacere personale) è fondamentale per resistere alla barbarie del mondo moderno.
La ringrazio moltissimo per l’intervista che ci ha voluto concedere ed augoro a lei ed alla sua squadra il migliore dei successi, come d’altronde ha già conseguito negli anni passati.