La mostra – ricca di oltre un centinaio di opere - è curata da Nicola Galvan e Elisabetta Vanzelli, autori anche del catalogo che, accanto alle opere esposte documenta l'intera produzione grafica dell'artista.
Concepita per gli spazi espositivi del Centro Culturale Altinate San Gaetano, la rassegna presenta un centinaio di opere distribuite lungo due scenari diversi ma complementari, che portano testimonianza delle due principali tematiche approfondite da Weiller a partire dal secondo dopoguerra in avanti.
Nello spazio dell'Agorà trova espressione il tema intimo e privato della cultura ebraica, che l'autrice rielabora attraverso formule narrative di grande originalità, caratterizzate da enormi rotoli di carta – alcuni lunghi fino a quattro metri – animati da episodi e personaggi di derivazione biblica.
Si tratta di lavori inediti, dal tono fiabesco e ironico, mai precedentemente esposti, se si considera il carattere familiare e domestico per il quale furono concepiti. Contestualmente, i ballatoi intorno all'Agorà danno voce a scenari di derivazione ambientale, con soggetti riconducibili a elementi naturali e urbani, tra cui – in primis – le innumerevoli vedute di Prato della Valle, abitato da alberi e palazzi che virano dal dettaglio naturalistico alla sintesi astratta.
Nella sua eterogeneità, la mostra porta diretta testimonianza, da un lato, dei luoghi più cari alle vicende personali dell'artista, e dall'altro, di quanto essa stessa fu in grado di sperimentare nel corso di tutto il secondo Novecento, complici una sintonia con i linguaggi delle Avanguardie e una profondità intellettuale che le permisero di spaziare tra formule ora più liriche, ora più astratto-geometriche o gestuali.
L'assessore alla cultura Andrea Colasio sottolinea: "È un grande piacere dedicare una così ampia mostra a Silvana Weiller, certamente una delle figure di spicco della vita culturale e artistica della nostra città dall'immediato dopoguerra fino alla sua scomparsa, avvenuta quasi tre anni fa, alla bella età di cent'anni. Una pittrice, ma anche poetessa e critica d'arte che ricordiamo accendendo un faro anche su una sua attività artistica non meno importante e di qualità, quella dei disegni realizzati per i suoi bambini e non solo, che fino ad oggi era rimasta nell'ambito familiare. Il Comune di Padova le ha riconosciuto valore e meriti già nel 1994 consegnandole il Sigillo della Città e nel 2011 con una mostra personale alla Gran Guardia dal titolo "Dipinti e parole". Silvana Weiller nel suo percorso d'artista ha attraversato diversi momenti, dagli anni della ricerca figurativa a quelli di una pittura informale e materica sempre con la semplicità che la contraddistingueva: "è come respirare, è un fatto naturale, scrivo e dipingo". Un fatto che però pur vissuto come una parte del proprio essere, non era semplice. In un'intervista spiegava:" La pittura diventa una conquista: è ingresso faticoso in un mondo diverso, il mondo della forma, là dove il contorno si precisa e si confonde giocando con elementi nuovi, là dove realizzare una forma comporta una catena di rapporti diversi, legati alla realtà, confusi con la realtà". Spero che grazie anche a questa mostra, chi non la ha conosciuta possa scoprire la sua figura e il suo talento.
Silvana Weiller, veneziana di nascita e milanese di formazione, è stata una fine artista e, insieme, una colta intellettuale. Fu l'indiscussa protagonista della vita culturale di Padova, città che divenne la sua dopo il matrimonio con Leo Romanin Jacur, autorevole esponente della locale Comunità Ebraica, da lei conosciuto in Svizzera dove entrambi erano rifugiati a seguito delle leggi razziali.
Cultura e cosmopolitismo appartengono a Silvana Weiller sin dall'infanzia quando, a Venezia, giovanissima frequenta la pittrice inglese Alis Levi nella cui casa incontra musicisti, letterati, pittori, da Maurice Ravel a Igor Stravinskij, Guido Cadorin, Filippo de Pisis, Eleonora Duse, Gabriele D'Annunzio.... Silvana continuerà a riconoscere la pittrice inglese come l'unica persona cui deve gratitudine per qualche insegnamento, poiché le insegnò a "guardare", e come guardare sia importante per poter "vedere".
A pochi anni dalla nascita di Silvana, la famiglia Weiller si trasferisce a Milano, qui lei frequenta Il Parini fino all'autunno del 1938 quando, per effetto dei provvedimenti razziali, è costretta a terminare gli studi presso la "Scuola ebraica di via Eupili". Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la famiglia abbandona Milano per rifugiarsi temporaneamente a Binasco, e di lì in Val d'Ossola. Grazie all'aiuto dei partigiani, i Weiller raggiungono un campo di raccolta svizzero dove, fortunatamente, trascorrono un tempo relativamente breve. Il padre Augusto ottiene infatti un incarico per insegnare Diritto a Losanna agli studenti fuoriusciti e moglie e figli vengono liberati su garanzia di un amico. Raggiunta la capitale del Canton Vaud, Silvana si iscrive a un Corso Libero di Nudo, conseguendo, in un secondo momento, il Diploma presso l'Ecole Cantonal d'Art e dove sposerà Leo Romanin Jacur. Nel 1945, a guerra finita, la famiglia Weiller rientra in Italia e Silvana si trasferisce a Padova dove i Romanin Jacur occupano un ruolo importante nelle vicende economiche e politiche della cittadinanza.
Nonostante gli impegni familiari e sociali, a Padova Silvana trova il tempo per dedicarsi alla pittura.
"Avevo poco tempo – ricorda la Weiller di quegli anni – ma ne trovai sempre ed imparai a stimolare il pensiero con la percezione delle diverse tensioni."
Risale al 1948 la sua prima mostra, accolta dalle sale del Caffè Pedrocchi. Qui, stimolata dall'amico poeta Diego Valeri, espone una sequenza di bozzetti di scena. Sarà l'avvio di una attività sempre più intensa, con decine di mostre sempre più importanti, in sedi pubbliche e gallerie private.
Dagli anni sessanta l'artista fa emergere anche la sua passione per la critica d'arte con interventi sul quotidiano locale e su importanti riviste nazionali di settore. Intellettuale a tutto tondo, allarga presto il suo interesse alla letteratura, prima come critica de "Il Sestante Letterario" e poi esordendo con proprie raccolte poetiche e con traduzioni di grandi autori stranieri. Negli stessi anni è autorevole promotrice di progetti culturali cittadini, impegnandosi anche nell'approfondire studi sulla figura della donna anche all'interno del contesto biblico. Nel 1994 le viene consegnato Il Sigillo della città di Padova per l'instancabile impegno in ambito artistico e letterario, mentre nel 2006 l'Associazione culturale Moderata Fonte la promuove a socia onoraria.
Nella Padova di quel periodo le donne che si cimentavano in campo artistico erano rappresentate da un'entità relativamente ristretta e Silvana Weiller, con una partecipazione discreta ma costante e attenta, è forse stata l'unica a incarnare una figura di intellettuale in tutta la sua completezza. Coscienziosa interprete del suo tempo, ne ha tradotto ogni aspetto svelandone autenticità o innovazione con mente brillante ed eclettica.
Informazioni
Catalogo della mostra: Ronzani Editore
Sede: Centro Culturale Altinate San Gaetano,
Padova, via Altinate 71
Apertura: da martedì a domenica con orario continuato 10 - 19
Ingresso libero