Per gli artisti nati in Catalogna fuggire da Barcellona è una scelta che paga
(ASI) Barcellona. Ombra in casa, luce all'estero. "Trionfem a fora" - 'Vinceremo Fuori' - commentano con un poco di sorpresa i critici musicali barcellonesi prendendo coscienza delle nuove dinamiche del business musicale.
Se da una parte il pubblico concertistico dell'autunno catalano preferisce ascoltare le note di un Barcelona Jazz Festival ricco di artisti provenienti da ogni parte del mondo e si concede a una fila di un'ora e mezza tediata da controlli e misure di sicurezza di ogni tipo per riascoltare la voce di Madonna al Palau de Sant Jordi, è chiaro che il margine di spazio per tutti gli altri musicisti sarà veramente minimo, impercettibile per quelli esordienti.
Barcellona è una florida realtà culturale e su questo molti non hanno dubbi, tuttavia la rumba e il flamenco tradizionali che ancora dominano e riempiono le memorie degli Ipod, insieme al boom di una musica sempre più globalizzata, costringono i talenti emergenti locali a fuggire come pesci in cerca di acque migliori, come vittime asfissiate in cerca di ossigeno.
Questo è il caso emblematico di quattro realtà della musica catalana assai diverse fra loro, accomunate dallo stesso disagio e per loro fortuna felici di poter condividere un successo parallelo attraverso un apprendistato lontano dalla loro terra natìa.
In primo piano, dato che riguarda l'Italia, immancabile risulta la menzione di Alvaro Soler e del suo singolo "El mismo sol", radiosa canzone che ha spopolato come un tormentone lungo le spiagge della Penisola la scorsa estate. L'artista catalano aveva esordito con il gruppo degli Urban Lights arrivando alla finale del programma Tù sì que vales, ma la prima svolta decisiva della sua carriera è stata scatenata dalla partecipazione alla versione italiana del programma musicale The Voice. Dallo scorso maggio infatti ha iniziato ad ascoltarlo anche il pubblico straniero, in questo caso incluso quello catalano, e il suo successo non si è più fermato.
Se quindi come Alvaro Soler in Catalogna i propri profeti non sono ben accetti, come recitava in termini leggermente diversi l'antica espressione biblica, stesso destino ha riguardato, pur in generi musicali completamente diversi, i Mourn, John Talabot e i Downliners Sekts.
Fernando Yanez, agente di Talabot, la mette su questo piano. "C'é una fittissima commistione di generi e lingue, stili e culture. Se in una città come Barcellona vengono artisti del calibro di Madonna, perché scelgono questa meta invece di altre per il loro spirito vivace e caloroso, chi deve farsi le ossa in un campo musicale come la musica deve emigrare, perfino un deejay di talento come il nostro John".
John Talabot, noto all'anagrafe di Barcellona come Oriol Riverola, ha pubblicato nel 2012 il suo primo disco a cui ha fatto seguito un discreto successo, ma lo ha fatto in Germania e con i Permanent Vacation. Ora Riverola è uno dei grandi della musica elettronica e molti catalani potrebbero ascoltare i suoi remix incoscienti di condividere la stessa patria del loro idolo musicale.
Vicende analoghe arricchiscono e decorano le carriere dei Downliners Sekts, il duetto franco-catalano che si è trasferito nel Regno Unito e il giovane quartetto di Maresme dei Mourn, ragazzini amanti del Rock and Roll che hanno cercato e trovato le loro fortune prima in Islanda, poi direttamente negli Stati Uniti, in pieno spirito pioneristico per il proprio miglioramento professionale.
Se le difficoltà casalinghe hanno impedito a questi artisti di esprimersi in casa, la stessa matrice culturale che caratterizza i tempi odierni ha portato inaspettatamente la chiave del successo. "Fattori ambientali non vanno solo considerati solo negativamente. -chiosa Fernando Yanez- La loro stessa dinamica nasconde la risposta che cerchiamo. Per gli artisti catalani che hanno condiviso la situazione di Oriol l'unica alternativa era cambiare aria e tornare forse in futuro, quando la dura corteccia della gavetta sarà già scorticata. In un mondo così globalizzato le barriere all'entrata nel mercato della musica sono le medesime ovunque ed è perfino innegabile che a un certo livello un fascino esotico possa fare la differenza. Nei Paesi scandinavi il calore della Catalogna si nota e trasmette i propri "colori" in sinfonie musicali sconosciute da quelle parti".
Così, se in una delle regioni più nazionaliste di Spagna sopravvive questa insita e insana contraddizione, senza dimenticare la stagione concertistica autunnale e internazionale di Barcellona si può solo ricordare che il 27 novembre John Talabot partirà alla volta di Londra per suonare ai Corsica Studios alla fine di questo mese, mentre Alvaro Soler è già pronto per il concerto di Capodanno. Carico e motivato per scatenare i colori della sua musica barcellonese in una località "catalana" come i cantoni svizzeri, in fondo sempre Bajo el mismo sol, sotto lo stesso sole...
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia