(ASI) Roma. Il prossimo lunedì 20 febbraio, negli storici saloni di Palazzo Brancaccio, in Viale del Monte Oppio 7, a Roma, alle ore 19,00, in occasione del XXV Anniversario del Massacro di Khojaly, andrà in scena per la prima volta in Italia lo spettacolo in musica e parole, "Dieci storie che potevano essere vere....".
L'evento è organizzato dall'Ambasciata della Repubblica dell'Azerbaigian in Italia in collaborazione con l'Associazione Espressione d'Arte, e vanta la direzione artistica di Pierluigi Ruggiero, violoncellista noto a livello internazionale, con musiche originali e adattamenti musicali di Giuliano Di Giuseppe, direttore di numerose orchestre italiane. Ad esibirsi insieme a loro, il violinista ungherese Zoltan Banfalvi e il chitarrista Luca Trabucchi. Voci narranti dell'evento sono gli attori Alessia Centofanti e Raffaello Mastrorilli che reciteranno le storie tratte dal libro "Khojaly, 20 anni. 10 storie che potevano essere vere.....", autore della cui idea è Leyla Aliyeva, vice presidente della Fondazione Heydar Aliyev e iniziatore della campagna internazionale "Giustizia per Khojaly!".
Lo spettacolo, in un suggestivo alternarsi di musica e narrazione, vuole ricordare il destino delle vite mancate, ciò che sarebbe potuto accadere, se l'umanità fosse stata più clemente, o semplicemente giusta.
Lo spettacolo va in scena in occasione del XXV anniversario del Genocidio di Khojaly. Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992, le forze militari dell’Armenia attaccarono infatti la città di Khojaly, nella regione azerbaigiana del Nagorno-Karabakh, causando la morte di 613 persone, tra cui 106 donne, 63 bambini e 70 anziani. Una tragedia che il mondo, non dovrebbe dimenticare.
Il genocidio di Khojaly rappresenta l'evento più drammatico avvenuto nell'ambito del conflitto del Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian. Come conseguenza del conflitto, ancora oggi l'Armenia occupa militarmente il 20% del territorio azerbaigiano internazionalmente riconosciuto e più di 1 milione di rifugiati e profughi azerbaigiani, oggetto della politica di pulizia etnica dell'Armenia, sono privati della possibilità di ritorno alle loro terre natali.