Siena celebra Piero Sadun. La passione per l'arte e la lotta per la libertà

Nelle sale della Pinacoteca Nazionale di Siena, esposte oltre 50 opere realizzate nel decennio tra il 1938 e il 1948 tra cui gli inediti "Disegni della Resistenza"


Dal 4 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 una raffinata mostra racconta gli esordi del grande artista del '900 e le drammatiche vicende di cui fu protagonista durante la Re-sistenza in quanto ebreo e partigiano

(ASI) Siena. In occasione delle celebrazioni del Settantesimo della Liberazione e a quarant'anni dalla scomparsa, la città di Siena celebra il proprio illustre concittadino Piero Sadun, con una raffinata e sorprendente mostra dedicata ai suoi esordi d'artista e alle drammatiche vicende delle quali fu protagonista durante la Resistenza, in quanto ebreo e partigiano.
"Piero Sadun. Genesi di un artista 1938-1948", allestita nelle sale della Pinacoteca Na-zionale di Siena dal 4 settembre 2015 al 10 gennaio 2016, è un delicato omaggio al grande artista toscano ma anche all'uomo vittima della discriminazione razziale e alla sua coraggiosa scelta di libertà, la fotografia di un tempo che nell'immaginario collettivo rappresenta un drammatico spartiacque tra il prima e il dopo. L'esposizione senese accende i riflettori sugli esordi precoci e sulla riflessione figurativa sui drammatici eventi del decennio compreso tra il 1938 e il 1948, in cui si consolida l'esperienza del giovane Sadun come artista originale e versatile, in vista della nuova avventura che lo vedrà insieme a Scialoja, Ciarrocchi e Stradone nel gruppo dei "quattro artisti fuori strada" (come li definì brillantemente Cesare Brandi), approdare all'astrattismo degli anni '50, al cubismo e alla corrente dell'Informale. La mostra espone una selezione di oltre 50 opere del periodo figurativo, caratterizzato da dipinti che conservano la magia del tratto e un intenso cromatismo, da cui emerge un prezioso e inedito spaccato di vita del giovane artista senese perseguitato in quanto ebreo, discriminato ed espulso dal Liceo Ginnasio Enea Piccolomini di Siena in base alle leggi razziali, clandestino e poi protagonista della Resistenza quando si unisce alle truppe partigiane nelle colline dell'Aretino.
Il percorso espositivo inizia con Il Paesaggio al tramonto del 1938, lo stesso dipinto che ha aperto la mostra antologica dedicata all'artista senese nel 1976-77 allestita a Palazzo Barberini a Roma e poi a Siena nel 1977.
Nei primi paesaggi toscani dal tratto semplificato e quasi austero, nelle raffinate geometrie morandiane attraversate da bagliori di luce e nei quadri monocromi ca-ratterizzati da un tratto pittorico denso, quasi grumoso, ritroviamo frammenti della sua quotidianità, la rassicurante rappresentazione di campagne e volti amici.
Tra le opere in mostra ci sono i ritratti di Mario, Rodolfo e Pina Bracci, firmati con lo pseudonimo T. Duna commissionati all'artista in piena campagna razziale dal prof. Mario Bracci, unico docente universitario non iscritto al Partito Nazionale Fascista che gli fece da mecenate; e quello dello scrittore e critico cinematografico Mario Verdone, padre dell'attore e regista Carlo. Ad uno sguardo attento, nelle opere emergono aspetti della sua personalità e del carisma: la generosità, la stravaganza e la vis polemica. Soprattutto la sua curiosità e la sua abilità nel conversare di cui il destino si è fatto beffa, poiché la malattia lo ridusse poi ad un improvviso silenzio.
Nucleo portante della mostra è la selezione di "Disegni della Resistenza" sconosciuti al grande pubblico e realizzati durante i mesi delle lotta partigiana, esposti insieme al testo Fortuna che Sadun scrisse in occasione del 20°anniversario della Liberazione di Arezzo. Fu lo stesso Mario Verdone a sottolineare quanto Sadun fosse geloso di questi disegni "documento di un incubo". Per l'amico conosciuto tra i banchi di scuola l'artista senese illustrò con disegni il poemetto in prosa Città dell'Uomo stampato a Siena nel 1941. La mostra ne espone uno: "Strada senese", realizzato nel 1940 e firmato T. Duna, nel quale emerge una impronta drammatica che anticipa la svolta artistica di Sadun.
Di grande impatto emotivo sono le opere dedicate a Luigi Rosadini - Giusto tra le Nazioni - che all'epoca era curato della piccola chiesa di Vignano. Il 22 novembre 1943 rischiò la vita per accompagnare Sadun, travestito da prete, in bicicletta ad Arezzo e permettergli di aggregarsi ai partigiani. Esattamente trenta anni dopo - il 22 novembre 1974 - Piero Sadun morì. I ritratti di don Luigi, insieme al Ritratto di Gabriella (Gabriella Drudi cara amica di Sadun e futura compagna di Toti Sciajola, ndr) e alle due versioni di Stazione bombardata, alla Facciata del Duomo di Siena e all'Interno della camera, chiudono il percorso espositivo e segnano l'approdo dell'artista all'espressionismo.
Quando comincia diciannovenne a dipingere Sadun diventa amico di Cesare Brandi che fu custode della sua memoria storica e di documenti epistolari e fotografici oggi conservati dalla Soprintendenza di Siena. In particolare, in alcune lettere a Brandi, emergono dettagli sul periodo di clandestinità a cui Sadun fu costretto prima di prendere parte alla lotta partigiana, segnati da angoscia e senso di solitudine.
La mostra diventa così una testimonianza di memoria civile di avvenimenti vissuti dall'artista con dolore ma anche con il coraggio di cui sono stati capaci i partigiani. La storia entra nella sua ricerca artistica e nella sua vita personale: l'infamia delle leggi razziali, la stagione del riscatto della Resistenza e la lotta partigiana sulle montagne del Pratomagno. Un periodo cruciale per la sua formazione in cui prende forma anche la sua produzione artistica accompagnata da ricordi, testimonianze e corrispondenze.
Durante le deportazioni, mentre Piero era tra le file dei partigiani, fu la famiglia Adami-Cardini a mettere in salvo il resto della famiglia Sadun, dopo mille peripezie nelle campagne del Chianti e con l'aiuto di don Luigi, nascondendoli nella casa di via San Pietro. I racconti di quel periodo fanno emergere l'umanità dell'artista senese che fu tra coloro che si opposero alla decisione di applicare ai tedeschi la stessa giustizia sommaria che le truppe d'occupazione inflissero ai partigiani. Non è un caso che la Brigata in cui militava Sadun riconsegnò - a guerra finita - una cinquantina di prigionieri tedeschi agli Alleati che ne furono sorpresi. Del periodo vissuto sulle montagne Sadun lascia poche tracce - al di là dei "Disegni" - prova del fatto che per lui la guerra è stata una ferita mai sanata che ha lacerato profondamente il suo animo.

La mostra "Piero Sadun. Genesi di un artista 1938-1948" a cura di Anna Maria Guiducci e Maria Mangiavacchi realizzata grazie al lavoro di ricostruzione di quel periodo svolto di Anna Di Castro, è inserita nel cartellone di eventi di Firenze capofila in Italia della Giornata Europea della Cultura Ebraica ed è promossa da Polo Museale regionale della Toscana-Pinacoteca Nazionale di Siena, Comunità Ebraica di Sie-na/Firenze, Regione Toscana col patrocinio del Comune di Siena nell'ambito delle iniziative di Siena Capitale Italiana della Cultura 2015 e dell'Università di Siena e i contributi di Fondazione Ambron Castiglioni e della Misericordia Israelitica di Siena.

Inaugurazione: venerdì 4 settembre 2015, ore 17
Info: 0577 281161 286143 (Pinacoteca Nazionale)
Orari: da martedì a sabato 8,15-19,15; lunedì domenica e festivi 9-13
Biglietti 4 euro; ridotti 2 euro; gratuiti sotto i 18 anni
www.beniculturali.it

Domenica 6 settembre in occasione della XVI Giornata Europea della Cultura Ebraica alle ore 11.00, visita guidata alla mostra in Pinacoteca
alle ore 12.15 alla Sinagoga di Siena, in Vicolo delle Scotte 14
Piero Sadun alla Sinagoga di Siena. Viaggio attorno a un'opera.

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