(ASI) In Palazzo Primoli, via Zanardelli, poco prima di ponte Umberto I, si trova al terzo piano l’ultima casa dove Mario Praz (1896-1982) abitò fino alla morte. Celebre saggista e critico, studioso di letteratura inglese noto in tutto il mondo, docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma , fu autore di testi fondamentali per l’approccio alla cultura anglo-sassone.
Fu un accanito collezionista di opere d’arte del XIX secolo, che comprò in tutto il nord Europa in oltre sessant'anni di appassionata ricerca. Accuratamente le disponeva nei diversi ambienti in cui egli ha vissuto a Roma, prima nel grande appartamento di palazzo Ricci in Via Giulia, dove ha abitato con la moglie a partire dal 1934, poi dal 1969 in Palazzo Primoli, dove è rimasto fino alla morte.
Oggi questa casa/museo è aperta al pubblico dal 1995 come museo satellite della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Non i grandiosi, fastosi spazi delle secolari dimore nobiliari romane, ma un comodo ed ampio appartamento borghese, abitato da un uomo che riempiva di oggetti ogni angolo, spazio e parete possibile di casa sua, in una sorta di horror vacui che nutriva una passione esclusiva, totale.
Il museo offre al visitatore una serie di 10 ambienti all'interno dei quali sono disposti oltre 1.200 pezzi: libri, dipinti, sculture, mobili ed arredi. Numerosi viaggi di studio e di lavoro, compiuti dal collezionista in Austria, Francia, Germania e nel nord Europa, furono occasione per acquisti ed hanno contribuito a definire il carattere europeo della raccolta, con i suoi mobili inglesi, bronzi francesi, malachiti provenienti dalla Russia, cristalli boemi, porcellane tedesche, vedute di tante città italiane ed europee, ritratti delle famiglie regnanti, dai Borbone ai Bonaparte, e quelli di tanti sconosciuti individui vissuti nel XIX secolo. Databili tra la fine del settecento e la prima metà del XIX secolo, tutte queste opere d'arte e questi oggetti contribuiscono a ricostruire una casa piena di fascino e di carattere, quale poteva realmente esistere alla metà dell'Ottocento.
Mario Praz in vita fu notissimo non solo come studioso e collezionista, ma anche come uomo, in una sorta di leggendaria notorietà luciferina da lui stesso, forse, alimentata. Anche dopo quarant’anni dalla sua morte, mantiene inalterato questo alone, attraverso le parole della guida della sua casa museo. Lei narra, infatti, tanto convinta da essere convincente, che di mattina le coperte del suo letto, lasciato intatto la sera, sono spesso stropicciate, e che dal piano di sotto si sentono rumori di passi e strani colpi provenienti da quell’appartamento. Certamente vuoto. Non è vero ma ci credo, diceva qualcuno. Il solo vedere le migliaia dei libri, la scrivania, gli oggetti del quotidiano vivere del padrone/collezionista fa rivivere quegli oggetti un tempo amatissimi, infatti per chi ha avuto contatti con gli scritti e la cultura del padrone di casa, la visita è emozionante e coinvolgente, ricca di memorie. E’ come arrivare a toccare le sorgenti di un sapere che arricchisce la semplice abilità del “parlare in inglese” di un qualcosa di solido, formativo e, soprattutto, duraturo.
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