(ASI) Perugia. Non solo la storia della sua vita. "Fabrizio Castori, la storia di mister promozioni" è molto di più. Quarantatrè stagioni di attività ininterrotte, condite da dieci promozioni, sono un record nazionale, ma in questo libro c'è anche la sua storia personale, fatta di una solidità etica e morale riconosciuta da molti. Dietro questi racconti trapela l'uomo schietto, sincero e onesto. Non manca la durezza, che non è altro che un modo per trasmettere i suoi valori.
Questo pomeriggio, presso l'aula magna della sede del Comitato Regionale Umbro, ha avuto luogo la presentazione, alla presenza di molti dei protagonisti che hanno incrociato il tecnico di San Severino, sia in campo che fuori.
Uno degli autori è il giornalista Massimo Boccucci: "La sua storia è bellissima, per i grandi che seguono il calcio ma soprattutto per i giovani. Penso soprattutto a loro che possono trovare un riferimento. Penso poi a Fabrizio Ravanelli e Serse Cosmi, che hanno sempre creduto in quello che facevano. Dieci promozioni sono tante, ma vincere vuol dire salvare anche una squadra in difficoltà, lo sanno a Trapani e ad Ascoli, dove gli hanno addirittura intitolato una via".
Simone Paolo Ricci è un sociologo marchigiano, ma anche genero di Castori avendo sposato una delle sue figlie: "Sono un appassionato di calcio, ma non ci vivo dentro. Ho avuto la possibilità di compiere un viaggio di 42 anni sotto un'altra veste. Il primo concetto è la necessità di una base valoriale per sostenere una carriera lunga, che ti dà opportunità di compiere delle scelte che non sono poi da ritenere discutibili".
Ad avere l'onore di ospitare questo evento il presidente del CRU Luigi Repace: "Questo edificio è la casa del calcio e iniziative del genere sono fondamentali per tornare alla normalità, cosa che credo sia necessaria. Tanta gente può capire quanto sia importante questo movimento, che trasmette passione. Cosa che non si può non riconoscere nel mister. Portare avanti una società malgrado tutte le singolarità dei calciatori è un merito immenso. Le dieci promozioni sono fondamentali nella vita di un allenatore ma la più bella secondo me è aver portato dalla terza alla seconda categoria il San Patrignano. Lo ringrazio per quello che ha fatto".
Significativo anche l'intervento di Serse Cosmi: "Ci siamo conosciuti sul campo. Lui era già affermato in ambito dilettantistico. Ho avuto la percezione di trovare una persona che aveva più o meno lo stesso mio trascorso. La sua era una vita normale dove non c'erano i presupposti per diventare ciò che poi è stato. Ci siamo sempre rispettati e c'era amicizia. Mi telefonava su tanti giocatori da portare a Perugia, alcuni dei quali hanno fatto una carriera importante. Il suo calcio non è stato recepito nella maniera giusta perché si diceva che si doveva giocare la palla lunga. Una persona rimane a certi livelli se si rinnova. Di Fabrizio mi piace la determinazione, l'applicazione e una passione, con i quali difficilmente non ottieni il risultato. È stato bravo a capire che proprio senza di questo non ci si salva"
Non è stato mai allenato da Castori, ma da avversario lo conosce bene. Stiamo parlando di Fabrizio Ravanelli: "L'ho incontrato quando giocavo in B con il Perugia e ci ha fatto penare, tant'è che ho pareggiato in extremis. Assomiglia alla mia storia perché quando un giocatore ha dietro una famiglia seria che ti inculca valori quali ad esempio l'umiltà tutto diviene più facile. Mi ha colpito vedere i festeggiamenti con la moglie, segno che mette al centro proprio la famiglia. Giusto avere autostima che non deve sfociare in presunzione. È una storia che ricorda la mia: volevo dimostrare che si poteva fare affidamento su di noi. Sarebbe bello portare queste storie all'università. Credo che vedere oggi un Perugia che lotta su ogni passaggio e ogni contrasto è frutto di questo".
Chi ha a che fare con il tecnico attualmente è il presidente Massimiliano Santopadre: "A me ha colpito il Castori da avversario. Ricordo il suo Carpi che ci fece quattro gol e quando ho avuto l'opportunità di prenderlo ero molto felice. Ho guardato l'uomo ed ero convinto di scegliere bene perché era una persona simile a me, determinata, umile e ambiziosa. Ripetersi per tanti anni non è semplice. Non avevo motivo di leggere il libro perché mi aveva già raccontato tutto. Mi piace stare con lui. Poi ci sono i risultati: ho preso una decisione frettolosa. Recentemente ho voluto ribadirgli la stima perché non mi ha mai mancato di rispetto un solo secondo ed è tornato più forte di prima ed incazzato. Questo credo sia il termine giusto".
Sempre per quanto riguarda la dirigenza di oggi si accoda il ds Renzo Castagnini: "Mi riallaccio a quanto ha detto Cosmi, che ha toccato la qualità. cosa di cui parla poco. Posso dire che lui si è formato nel tempo e i risultati non vengono mai per caso. L'ho cercato a Palermo proprio per le idee e le qualità che ha".
Anche uno dei protagonisti del Perugia dei Miracoli, il condor Franco Vannini, ne tesse le lodi: "Mi ha fatto piacere conoscere una persona rispettosa dei ruoli e come allenatore non posso certo giudicarlo negativamente. A seconda delle annate si possono esprimere pareri, ma i risultati parlano chiaro. Lui è l'allenatore giusto per questa piazza perché ha portato entusiasmo nei giocatori. Sono rimasto affascinato dalla persona, sana, seria e onesta, e dal fatto che ogni anno inizia un campionato come se fosse il primo".
Non poteva poi mancare il giudizio del diretto interessato: "Intanto sono un po' imbarazzato a raccontarmi perché non mi piace essere elogiato così tanto. Da ragazzino c'era solo il calcio. Nasco con questa passione quindi, che ho portato avanti negli anni. Io e Paola ci siamo sposati presto e abbiamo messo al mondo una figlia. Presi un diploma da programmatore elettronico e nel frattempo giocavo con la Maceratese e ho detto al presidente che non potevo più continuare. Poi andai a Corridonia, in prima categoria. A 26 anni mi viene chiesto di allenare e persi la prima partita 5-0. Ho preso di petto la situazione e ho stabilito allenamenti tutti i giorni. Abbiamo vinto sette delle ultime otto partite e ci salvammo. Poi me ne andai causa lavoro". Una frecciata al mondo attuale della panchina: "Per gli ex professionisti è più facile allenare, poi però c'era l'esame, dove mi sono giocato tutto: non ho sbagliato nessuna risposta". Il passaggio chiave della carriera è significativo: "Sono stato contattato dal Lanciano che aveva appena vinto l'eccellenza. Ho conosciuto il presidente Angelucci e mi ha detto che volevo andare in serie B. Gli ho risposto che Lanciano è lontana. Ogni cosa che dicevo mi smontava e non potevo liberarmi finché non avessi dato disponibilità. Abbiamo mangiato una pizza a San Benedetto e mia moglie mi ha detto "perché non ci vai?" E ho detto sì. Ebbene ho vinto l'Interregionale, la serie C2 e poi ho perso la finale col Taranto per andare in B. Senza la spinta di Paola non avrei sicuramente accettato". La ricetta di questo suo straordinario successo non può che essere la seguente: "Mi sono azzerato gli alibi perché dovevo vincere e basta. Responsabilità vuol dire dare risposte non solo a se stessi ma anche alla famiglia. Bisogna essere convinti per essere convincenti". Castori è stato definito il "becchino del tiki taka": "In Italia si è voluto scimmiottare il calcio spagnolo. Sono stato coerente con le mie idee, quel tipo di calcio non mi piace. A Carpi facevamo poco possesso palla ma più tiri in porta. Eravamo una macchina da guerra, come fame ed organizzazione. L'artefice era Cristiano Giuntoli, che mi chiamò due volte, e alla seconda andai. Mi disse che questa sarebbe stata la squadra per me, costruita con un intelligenza e logica e da giocatori con fame e idee. Sentivo mia questa squadra ma non pensavo di andare in A. È stato un miracolo ma c'era una logica e un modo di giocare ben preciso. Dicevano saremmo calati ma non è successo".
Enrico Fanelli - Agenzia Stampa Italia
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