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La Società che invecchia

(ASI) Età media in aumento, nascite in calo; gli anziani dilagano e i sistemi previdenziali scoppiano. Gli ultimi decenni del nostro secolo hanno portato a molti un regalo inatteso: il lusso di invecchiare.Entro il 2030, secondo le proiezioni statistiche, gli ultrasettantenni costrituiranno circa un terzo della popolazione dei paesi occidentali, mentre gli ultraottuagenari -attualmente il 3% - dovrebbero raddoppiare.

Gli anziani si aspetteranno pensioni decenti con cui vivere... mentre il loro numero crescerà rapidamente, quello delle persone che lavorano – e dovranno pagare il conto- rimarrà più o meno lo stesso, per cui la popolazione attiva dovrà sooportare un fradello molto più pesante. Si è parlato in certi casi di aumentare la popolazione attiva, sia convincendo le donne ad avere più figli, sia consentendo una maggiore immigrazione. Ma nessuna delle sue ipotesi è , in realtà, seriamnete praticabile. Non rimane, quindi, che aumentare i contributi previdenziali dei giovani o decutarne le pensioni; misure, entrambe, pesanteente impopolari. Ma, oltre che da un punto di vista economico, l'invecchiamento della popolazione implica una serie di ricadute sociali e politiche sulla società tutta. Infatti, un esercito di anziani vitali, lucidi e pieni di esperienza comincerà ad assumere anche un peso politico maggiore. Già negli USA esistono associazioni che promuovono gli interessi della categoria ed è prevedibile che la tendenza si estenda in tutti i paesi occidentali, Italia compresa. Anche le produzioni indistriali e di servizi indirizzeranno sempre più le proprie politiche verso questa fascia di consumatori in crescita inarrestabile. Le soluzionu al problema, che si sarebbeto dovute cercare già da tempo, non sono semplici. Apparentemente, l'innalzamento dellì'età pensionabile sembrerebbe il sistema ideale per far fronte a soprannumero di anziani. Se le persone vivono più a lungo, dovrebbero adattarsi a lavorare per più tempo, contribuendo, così, a sostenere il costo di questa loro buona fortuna. Ma, oltre a non lasciare, in tal modo, spazio alle giovani generazioni, il fatto di erogare le pensioni più tardi non significa necessariamente far lavorare più a lungo le persone. Gli anziani sono quasi sempre i primi ad essere licenziati ed hanno difficoltà a trovareun altro lavoro, per un pregiudizio negativo secondo cui un anziano è più costoso e meno produttivo di un giovane; ma quesra ottica non contempla il vantaggio dell'esperienza, che dovrebbe ampiamente compensare i riflessi meno scattanti. Cambire atteggiamenti tanto radicati richiederà senz'altro del tempo, forse più di quello che la società può permettersi. Contemporaneamente, bisognerà che i giovani creino il migior ambiente possibile per la crescita economica; anche tassi di sviluppo modesti, ma costanti, potrebbero rendere la vita nel prossimo futuro meno amara di qunto non si prefiguri adesso. È essenziale, però, agire in modo di non dar luogo ad un conflitto fra generazioni, ma rendersi conto che solo mantenere saldo il patto generazionale potrà salvare questa società da un imbarbarimento e dallo squallore di una guerra tra padri e figli “ l'un contro l'altro armato”.

 

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