Il realismo e i paesaggi di Pietro Vannucci anticipatore della pittura del Rinascimento.

perugino(ASI) Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come Perugino nasce a Città della Pieve nel 1446 , morirà a Fontignano nel 1523 . Titolare di due fiorenti botteghe una a Firenze e una a Perugia. Fu definito da Agostino Chigi “il miglior maestro di Italia”.

 

È considerato uno dei massimi esponenti dell’umanesimo e il più grande pittore della pittura umbra del XV secolo. Vasari lo incorona con l epiteto di Divino nelle sue  “Vite”. Collaborò con il Botticelli alla decorazione della Cappella Sistina. La sua opera più famosa è la Consegna delle chiavi.  Il maestro umbro sarà l’iniziatore di una maniera aggraziata , e molto sensibile alla resa dei colori e della luce.

Fu l’artefice di un nuovo modo di dipingere e il suo operato confluirà nella modernità: (abbandono del sapere di forme precedenti, l’inizio di leggi simbolico-razionali). Fu capace di rappresentare lo spirito religioso delle opere attraverso il sentimento e la delicatezza. Inserì le sue storie , dentro inquadrature prospettiche che riprese dallo stile di Piero della Francesca. Si formò nella bottega del Verrocchio. Da qui recepì lo stile naturalistico nella resa dei volti e delle figure, che tuttavia rielaborò ulteriormente probabilmente toccando l’apice della bravura. Fu ispirato da Leonardo da Vinci per quanto riguarda le atmosfere e la resa del paesaggio. Le principali caratteristiche della sua pittura sono l’eleganza e la sottigliezza dei panneggi. L’uso di colore chiaro e ricco di luce, è accostato ad un raffinato chiaro-scuro, unito ad una padronanza della prospettiva. Nell’ Adorazione dei magi, realizzata tra 1470/73/76 la scena si staglia su di uno sfondo naturalistico. Questa apertura dimostra la padronanza della prospettiva aerea. Il disegno delle figure è molto preciso. I protagonisti hanno sembianze signorili, sinonimo del linguaggio colto del Perugino. Vediamo l’abilità della resa del paesaggio aureo che riprende quello umbro e la naturalezza dei volti.

A destra si trova la Vergine con il Bambino benedicente sulle ginocchia, dietro la quale veglia San Giuseppe in piedi con il bastone. I Re Magi portano i doni. Il corteo è affollato di figure. Il giovane all’estrema sinistra è un possibile autoritratto del maestro umbro.  Nella Consegna delle chiavi a San Pietro opera realizzata tra il 1481 e il 1482 per la Cappella Sistina, la scena si organizza orizzontalmente . Le figure in primo piano assumono anch’esse delle caratterizzazioni realistiche . Lo sfondo architettonico risponde pienamente agli ideali di perfezione del Rinascimento. I panneggi sono delicati e raffinati. Il paesaggio sfuma in lontananza verso l’orizzonte. Al centro della composizione in primo piano Cristo consegna le chiavi d’oro e d’argento del paradiso a San Pietro, inginocchiato, circondato da altri apostoli tra cui Giuda, riconoscibili dalle aureole. Vediamo un possibile autoritratto del Perugino nell’uomo vestito di nero che guarda lo spettatore nel gruppo di destra. CONTVURBATIO-IESV-CHRISTI-LEGISLATORIS, il significato è quello della trasmissione della legge divina.  Nell’orazione nell’orto del 1490 circa la scena è pacata e piacevole in cui i personaggi interagiscono donando simmetria e naturalezza all’opera .

Vi è un’ordinata scansione dei piani, fino ad arrivare alla resa del cielo, morbidamente sfumato. I volumi sono ben modellati e la spazialità è ben percepibile. Al centro della pala si trova Cristo, inginocchiato su una roccia dell’orto di Getsemani. Riceve da un angelo un calice divino. La sua figura si staglia su di un cielo chiaro, formando uno schema triangolare con i tre apostoli addormentati alla base: Giovanni Pietro e Giacomo il maggiore. La scena termina con una veduta lacustre, molto in voga nella pittura di quell’epoca. Una città fortificata e un ponte all’antica. Ai lati si avvicinano due gruppi di soldati, che stanno venendo a catturare Cristo, guidati dal traditore Giuda Iscariota. Si riscontrano somiglianze con il paesaggio campestre umbro . Vediamo il dolce verdeggiare ,  sfumato dagli alberi e dalle fronde elementi tipici della scuola umbra. Il pittore tiene particolarmente al tema del paesaggio. Inserisce le figure su sfondi prettamente verosimiglianti. Fu uno degli iniziatori della maniera moderna che fonde la lezione del passato con i nuovi influssi rinascimentali.

Alcuni critici sostengono che usasse dei cartoni , per realizzare le figure che sembrano somigliarsi tra loro. Altri , ritengono che il genio del pittore sia quello di rappresentare la figura umana in maniera del tutto originale e non schematica.  Nell’Adorazione dei Magi , o Madonna di Loreto realizzata tra il 1475/77, vediamo l’approssimarsi nel maestro un modo di dipingere più completo. Riprende i modi gentili e dolcemente sfumati di Leonardo. Il genio sta nella rielaborazione personale dell’opera. Vediamo la figura della Vergine con il bambino sospesa in toni aulici. Ogni dettaglio è reso con cura . Si intravede un paesaggio collinare , la Madonna col Bambino si erge su di un piedistallo, affiancata dai santi Girolamo, col vestito cardinalizio, e Francesco d’Assisi, col saio e le stimmate. Due angeli perfettamente simmetrici volano in alto e fanno poggiare una corona sulla testa di Maria. L’eredità del Perugino in pittura è stata quella di proiettare le rappresentazioni artistiche verso la modernità. Lo slegamento da canoni legati all’immutabilità, ma anche ad una concezione rivisitata e realistica della forma. Una connessione della scuola umbra di pittura dalla tradizione al nuovo.

Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia

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