(ASI) Siamo al tempo del Coronavirus in Italia. La cultura , e le espressioni artistiche da quelle più recenti a quelle più lontane, ci ricordano l’importanza dell’arte , durante il confinamento sociale.
Nel clima di rilancio del patrimonio artistico Nazionale guidato dal Ministero per i Beni Culturali , e dal ministro Franceschini , oggi ci accingiamo a rispolverare lo stile e alcune delle opere del “Beato Angelico”.
Guido Guidolino di Pietro , meglio conosciuto come Fra Giovanni da Fiesole , nacque a Vicchio del Mugello. La data della nascita è controversa , collocabile negli ultimi anni del 1300. Morì nel 1455 , sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Lo ricordano due epitaffi funebri scolpiti sulla sua tomba da Lorenzo Valla. Artista che può essere considerato anello di passaggio tra il medioevo ed il rinascimento.
E’ considerato come pittore della “transizione” .Il beato Angelico , immette nella prospettiva , elementi nuovi , pervenuti dallo stile di Masaccio. La luce , e la sensibilità cromatica , lo faranno considerare uno dei più grandi innovatori del rinascimento italiano. Nelle sue opere vi è la libera rappresentazione della natura attraverso giochi di colore . I volti da lui rappresentati appaiano di un naturalismo estremo . L’innovazione apportata dalla pittura del maestro , tanto da farlo soprannominare da Giorgio Vasari nelle Vite come il “ Beato Angelico”, è quella della predilezione di rappresentare le figure in maniera così ricca di uno stile “celestiale”. Il suo modo di dipingere si esplicita nell’uso della campitura naturalistica , e in quello della prospettiva. Come fosse ispirato da Dio , vediamo prorompere nelle sue opere , una fissità quasi ieratica . Il Vasari testimonia come l’artista nel momento di dipingere era solito pregare e piangere. Le figure del maestro sono estatiche , di contemplazione . Il suo mondo è pieno di beati di santi e anche di diavoli , ma la sua tavolozza è illuminata dall’oro del colore e di forte espressione emotiva. Vi è il trionfo del tema legato alla vergine .
Tra i soggetti preferiti , troviamo appunto quella della Madonna in trono con bambino. Un maestro di arte devozionale e sacra. La pittura sul tema della vergine, è un’evoluzione di quelle dei suoi predecessori Masolino da Panicale e Masaccio, a cui si ispira , ma che è in grado di stravolgere, superandoli. Viene immessa nell’impianto architettonico delle sue opere , una nuova forza. Data dalla luce, e dal colore , che fa sembrare le madonne “riempite di grazia”. Si va ad unire la bellezza di una pittura sacra , a quella cortese , che vediamo nelle figurazioni dei troni , sfarzosi , e del bambino , rappresentato come un piccolo signore . Le vesti sono eleganti , e raffinate , così come le ambientazioni paesaggistiche o quelle dei baldacchini, intarsiati ad oro. Il suo stile di grazia e raffinatezza , non era mai stato eguagliato prima da nessun altro pittore. Una delle opere in cui si può vedere sintetizzata la maestria nella rappresentazione naturalistica la regalità , la perfezione stilistica , e la solennità , è la Madonna del Trono, o pala di Perugia.
E’ un dipinto tempera su tavola databile al 1438. L’opera venne dipinta per la cappella di San Domenico a Perugia. E’ composta da tre pannelli principali: un grande pannello centrale , con la Madonna in trono col bambino ed angeli, e due pannelli laterali divisi in alto a formare due scomparti ciascuno, per un totale di quattro scomparti con altrettanti santi. A sinistra si trovano i santi Domenico e Nicola da Bari, considerati autografi dell’autore, mentre a destra si trovano i santi Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria. Le figure dei santi sono monumentali. Dietro di loro si dispiega un insolito tavolo coperto da un drappo di broccato ornato d’oro . Ma quello che ci colpisce è la figura della vergine che regge il bambino. Vi è una luce nuova, diversa. Irradiata dal fondo oro del trono sullo sfondo. La gamma cromatica dona emozioni. Vediamo come ci sia ricercatezza , nella rappresentazione delle vesti , che superano la tradizione medievale , andando a fotografare lo stile già rinascimentale , ricco , colto e minuzioso. Anche i volti ci appaiono verosimili .
Quello della madonna è raffinato ed aggraziato, come lo è il resto dell’intera composizione. Con l’iconografia dell’ Annunciazione , conservata a Cortona nel museo diocesano , l’artista raggiunge la sua massima espressione . Attraverso l’uso abile della prospettiva , del colore , e della rappresentazione della natura , il messaggio religioso è colto nel segno dell’innovazione . Compaiono i due personaggi , quello della vergine e quello dello spirito santo . Sono sospesi in un dialogo divino. Dietro la Madonna si intravedono , porte chiuse finestre , tendaggi , che stanno a simboleggiare il paradiso. Maria è per l’angelico non soltanto la porta che permette di raggiungere la salvezza , ma anche il mezzo per passare dall’arte tardo gotica a quella rinascimentale. Il salto in avanti dello stile del maestro sarà fatto con la Madonna col Bambino ospitata in Santa Maria della Minerva datata 1499. In questa tela dipinta a tempera ci colpisce la monumentalità della figura , i colori più severi , l’abbraccio della madonna al figlio , che sembra riferirsi all’intera umanità. Cogliamo i particolari delle vesti e delle mani. Qui l’artista ormi anziano , ci proietta l’immagine della bellezza infinita. Vediamo come le mani siano affusolate , gentilizie così come le vesti. Il bambino è rappresentato come giovane , in piedi , e sembra voler sorreggere la terra. Il mistero di una nuova umanità. Il bambino Gesù nell’opera, prende in mano le sorti della terra.
Massimiliano Pezzella - Agenzia Stampa Italia
Fonte foto: Di Beato Angelico - Galería online, Museo del Prado., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45124868