(ASI) Arte è sinonimo di bellezza. Il rilancio della cultura, promosso dal Mibact (Ministero dei Beni Culturali) e dal ministro Franceschini , è punto di programma fondamentale anche durante il coronavirus.
Le organizzazioni culturali Italiane si muovono nella direzione della riapertura dei musei. Intanto si organizzano visite guidate fruibili dalle piattaforme elettroniche, per la divulgazione dell’arte. Cresce il numero dei percorsi interattivi. Attraverso il pagamento elettronico e l’accesso tramite i siti internet, si può visitare una mostra, visitare un museo, ed ammirare dai propri dispositivi multimediali, la bellezza delle opere d’arte. È questa l’importanza di mantenere viva la cultura in tempi di pandemia. Acquista significato il tema della “cena” o propriamente dell’ultima cena. Restare confinati a casa per la maggior parte del tempo, costretti dall’emergenza ci accorgiamo, di come sia importante il tema del banchetto. L’ultima cena è un momento conviviale e mistico. Un connubio che vede l’incontro tra più persone che vicine consumano un pasto. Le origini dell’ultima cena vanno indagate attraverso l’archeologia. Gli studi condotti da Pasquale Testini ci introducono nelle viscere della cristianità. E come Tertulliano scrisse che il sangue dei martiri, fece sbocciare il germe del cristianesimo, così, nel pane e nel vino andarono a riconoscersi il corpo ed il sangue di Cristo. Da ricondursi al tema della cena è quello dell’agape funeraria. I romani facevano uso di versare il latte e il vino sulla terra adiacente all’area sepolcrale. Immettevano alimenti solidi all’interno dei sepolcri per mezzo di canalette. I banchetti si tenevano varie volte l’anno :”Parentalia” o “Violaria”. Caratteristiche proprie di un “convito” o banchetto, erano l”hilaritas” e la “dignitas”, dunque non tristezza e risentimento per il defunto ma gioia e spensieratezza. Sono questi alcuni dei riferimenti storico-artistici che ci permettono di inquadrare l’ultima cena da un punto di vista conviviale. Le rappresentazioni sacre con Gesù e gli Apostoli ne sono la diretta conseguenza. Capolavoro assoluto è L’ultima cena rappresentata da Leonardo da Vinci. Il “cenacolo” è un dipinto parietale, ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco databile tra il 1494-1498. Conservato nell’ex refettorio rinascimentale del convento adiacente a Santa Maria delle Grazie a Milano. Dipinto commissionato da Ludovico il Moro. L’importanza del cibo e del convivio opera anche nella sfera sacra legata a Gesù e ai 12 Apostoli. Durante la cena si consuma anche il tradimento di Giuda, con il bacio, nel momento finale della cena. È importante guardare il capolavoro di Leonardo come rappresentazione naturalistica e realistica della tavola imbandita. Vettovaglie e cibi vengono rappresentati dettagliatamente. Da considerare anche la maestria nella rappresentazioni dei personaggi, che ci appaiono così autentici. Un capolavoro di verosimiglianza. L’importanza dell’interazione tra uomini è uno dei significati del dipinto. Leonardo a distanza di secoli ci riporta a tavola. Possiamo capire l’importanza di trovarci uniti a banchettare insieme. Tralasciando lo spiacevole epilogo del tradimento, la tavola nella storia dell’arte e nella storia rimane uno dei temi di importanza principale. Così come l’amicizia, ed il passare del tempo condividendo delle sane libagioni. In questi tempi duri per il nostro Paese, abbiamo la possibilità di ammirare e contemplare questi capolavori intramontabili patrimonio della cultura italiana. Ci sentiamo partecipi di momenti irripetibili. Seduti. A tavola. Dove la cucina e la storia si fondono dando origini alle nostre tradizioni culinarie. Nella tanto attesa riapertura, siamo pronti a gustare questi capolavori mantenendo le debite “distanze”.
Massimiliano Pezzella - Agenzia Stampa Italia