(ASI) Il 31 Gennaio di quest’anno è uscito “Il Diavolo” di Giuseppe Papini per i tipi della Gog Edizioni; quest’opera, in realtà, ha radici molto più profonde in quanto è stata pubblicata nel 1953 e poi nel 1958 per la Vallecchi, esattamente 60 anni fa.
Per trattarsi, appunto, di 60 anni fa, alcune delle tesi espresse sono abbastanza all’avanguardia: tanto per cominciare, l’Autore mette in chiaro che il filo conduttore è rappresentato dal senso di misericordia e da quello di voler sapere le vere cause della ribellione di Lucifero. Non si tratta, quindi, di un’apologia di Satana.
Si dimostra essenziale la necessità di conoscere il Diavolo - solitamente si tratta di un Essere che, nelle grandi religioni, si schiera contro Dio e asservisce gli uomini – anche etimologicamente parlando: in Greco “diàbolos” vuol dire “calunniatore” mentre in ebraico “satan” significa “avversario”. In tutto l’Antico Testamento, peraltro, la parola “satan” è usata con l’articolo davanti tranne nelle Cronache in cui si dice che Lui si levò contro Israele e costrinse Re Davide a fare il censimento del popolo.
I legami fra Dio, Satana e l’Uomo sono iniziati al principio dei tempi e ancora non sono giunti alla fine; ci sono sempre stati tre teatri, vale a dire l’Empireo, la Terra e l’Abisso e l’Uomo, seppure sia il più debole, dovrà dire la sua prima che si chiuda il sipario.
Degno di nota è anche il sottotitolo dell’opera, vale a dire “Appunti per una futura Diabologia”: Papini vuole gettarne le basi e rimarca le differenze con la “demonologia” la quale si è sempre occupata di chi è amico di Satana e non di Lui stesso. Nello specifico parla di “Summa Diabologica che un novello San Tommaso dovrà scrivere”; lo stesso San Tommaso nella “Summa Theologica” ha detto che Dio ha creato in Lucifero il più alto e perfetto dei suoi angeli, ma se Dio è l’onnisciente Creatore di tutto allora Satana ha tutte le colpe?
Chi è stato il primo a parlare di analogia fra Satana e Lucifero? Si tratta di Origene, che ha peraltro diffuso la teoria dell’orgoglio come vera ragione della sua ribellione.
Vengono esaminati anche i rapporti fra Cristo e Satana; essenzialmente si tratta delle tre tentazioni e della possessione demoniaca di Giuda con relativo bacio.
Importante è anche il ruolo femminile, sia in positivo che in negativo: Papini stesso ammette che la donna può essere la più devota esponente del Male (Lilith fu il primo demone donna) ma anche portare l’umanità alla salvezza.
Non mancano i rimandi alla letteratura (in primis al “Paradiso perduto” di Milton, all’ “Inno ad Arimane” del Leopardi e all’ “Inno a Satana” del Carducci) e alla musica, ma è importante sottolineare pure la presenza dei “diavoli stranieri”, ossia delle percezione della figura del Diavolo in altre culture (Antico Egitto, Persia, India, Grecia, Islam).
Papini inserisce perfino una profezia di natura geopolitica: “Il mondo è ormai spartito in due potentissime confederazioni di stati. Questi due armati giganti si guardano in cagnesco e contrastano l’un contro l’altro in tutte le contrade dei due emisferi, aspettando il momento della finale Armageddon, che darà il dominio mondiale a uno solo o porrà fine per sempre alla vita sulla Terra”.
Ma non sempre ha ragione. Nella 52a sottosezione (“La ribellione a Satana”) dice che anche Lui ha i suoi principi, tra cui “ammazza più viventi che puoi”: ebbene, questa frase è stata facilmente confutata nel 1969 con l’uscita della “Satanic Bible” di Anton Szandor La Vey nella quale questa frase non è per niente menzionata all’interno dei nove principi satanici.
Nella 53 (“Maghi e streghe”) liquida la questione stregoneria descrivendola come materia di “isteriche allucinate”, quando in realtà la Chiesa condannò e fece bruciare persone innocenti, principalmente donne, che erano istruite, ad esempio, sulle proprietà delle varie erbe.
Ad ogni modo, l’Eterno Amore – come direbbe Dante – non potrà rinnegarsi nemmeno davanti al primo grande Ribelle insorto
G. R. - Agenzia Stampa Italia