I racconti orali della civiltà rurale abruzzese rivivono nelle “Storie Rendinaresi” di Domenico Falcione

storierendinaresi(ASI) Valle Roveto – Nell'Abruzzo più interno, fino a sessant'anni fa le serate non si passavano davanti la televisione o il computer; ma se i più istruiti leggevano un buon libro, ascoltavano della buona musica e andavano al cinema o al teatro, le classi popolari, avevano ancora l'abitudine di tramandarsi oralmente, davanti al fuoco, delle bellissime canzoni e poesie o quelle storie che dall'antichità hanno poi ispirato una serie di racconti epici, miti, leggende e vicende verosimili.

I più bravi racconta - storie erano spesso i pastori che nelle interminabili giornate a guardia del gregge durante la Transumanza, ammazzavano il tempo così.

Oltre alle vicende vissute dai padri e dai nonni, si narravano spesso storie tramandate da generazioni che si perdevano nella notte dei tempi, raccontavano di amori, mostri, fantasmi, streghe, personaggi grotteschi e sovrannaturali, cavalieri coraggiosi, principesse da salvare, briganti da amare o da catturare e sconfiggere, animali fantastici o temibili, ma c'erano anche aneddoti della vita quotidiana di un tempo, testimonianza di come aveva vissuto una comunità degli avvenimenti storici importanti che avevano sconvolto la vita sociale, come ad esempio la carestia, la fame, la pestilenza, la guerra, le lotte di confine.

Questi racconti, permettevano alla memoria popolare collettiva di non perdersi, poiché lo scritto paradossalmente faceva dimenticare dalle menti gli avvenimenti, perché scrivendoli non si è più costretti a trattenerli nella mente.

Ma, con l'avvento della modernità e della tecnologia, è sempre più venuta meno la memoria del racconto orale, sia a causa della frenetica vita quotidiana che non permette pausa, sia per i nuovi mezzi di informazione e comunicazione che fanno conservare e recuperare in ogni momento una informazione semplicemente scrivendo nel motore di ricerca cosa si vuol cercare.

Dunque, c'è stato il bisogno di trascrivere su dei libri questa memoria per preservarla, come è avvenuto ad esempio anche per i poemi omerici della Grecia Antica che poi i Romani e infine gli Umanisti con l'ausilio della stampa, hanno diffuso in forma scritta in tutto il mondo all'epoca conosciuto.

Questo fenomeno è avvenuto, facendo le debite proporzioni, anche a Rendinara di Morino (Aq), un piccolo borgo montano abruzzese nella Valle Roveto, dove il muratore – contadino Domenico Falcione, recentemente scomparso, ha messo per iscritto e pubblicato con il patrocinio del Comune di Morino, della Comunità Montana Valle Roveto e dell'Ente Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo un libro di 191 pagine sulla storia di questa piccola realtà della Marsica, intitolato “Storie Rendinaresi”.

Domenico Falcione, sessant'anni fa, era un ragazzo curioso di ascoltare e di chiedere spiegazioni ai più anziani su quello che aveva appena sentito e che poi avrebbe raccontato in età avanzata ai più giovani.

Ne è uscita fuori un'opera che rappresenta una importante testimonianza della cultura di una società contadina che non esiste più e che prima il tragico terremoto della Marsica del 1915 e poi la modernità dal primo, ma soprattutto dal secondo dopoguerra, hanno sbiadito.

Domenico Falcione ha avuto il merito di mettere insieme i frammenti di quelle storie con uno stile semplice e poco formale, dove la narrazione è come una cascata inarrestabile con episodi che nascono all'improvviso per lasciare poi subito spazio ad altri, con storie che spesso si intersecano fra loro. Il filo del discorso, come in un racconto orale, sembra perdersi in mille digressioni, senza però interrompere la continuità del racconto, richiamata direttamente dal protagonista.

Le storie pubblicate nel libro sono soltanto una parte di quelle che Domenico Falcione ha scritto e a breve vorrebbe essere pubblicata una nuova edizione, con nuovi racconti delle “Storie Rendinaresi”, a cura dell' “Artis Bar Comunication” di Rendinara di Morino (Aq)

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

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