(ASI) Firenze. Martedì 19 aprile 2016, alle ore 16 nella Biblioteca monumentale di Michelozzo del Museo di San Marco, sarà presentato il volume La Crocifissione dell’Angelico a San Marco quarant’anni dopo l’intervento della salvezza. Indagini, restauri, riflessioni, curato da Magnolia Scudieri.
Il libro costituisce il primo numero del 2016 della collana “Quaderni dell’Ufficio e Laboratorio Restauri di Firenze” e, oltre alla curatrice, Stefano Casciu (Direttore del Polo Museale Regionale della Toscana) e a Marilena Tamassia (Direttrice del Museo di San Marco), all’incontro interverranno tra gli altri Cristina Acidini (già Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino) e Simonetta Brandolini d’Adda (Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence); a Marco Ciatti (Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di restauro) il compito di concludere la presentazione. Il volume intende segnare la continuità di un’attività editoriale, da tempo avviata dalla Soprintendenza e ora proseguita dagli Istituti del Mibact che l’hanno sostituita, tesa a rendere noti in modo agile ad un vasto pubblico gli esiti di interventi conservativi di particolare significato, condotti per la conservazione, la conoscenza e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico. In questo caso non si è voluto presentare solo il risultato, bensì avvicinare il lettore alle problematiche che contraddistinguevano l’opera e farlo entrare nella quotidianità del procedimento seguito, nelle analisi, nelle indagini, nelle verifiche, nelle valutazioni critiche che hanno guidato l’operatività. Tale modo di procedere, sempre importante per il coinvolgimento sempre più pieno dei lettori nella dimensione conoscitiva delle opere d’arte, era indispensabile per la Crocifissione dell’Angelico , non solo per lo straordinario valore artistico dell’opera, ma per la testimonianza che questo affresco rappresenta nella storia del restauro. La Crocifissione è stata infatti oggetto quarant’anni fa di uno storico intervento che la salvò dal grave degrado allora in atto. Su questo affresco fu applicato un nuovo metodo di restauro, quello detto dell’ammonio-bario, messo a punto dal restauratore Dino Dini e dal chimico Enzo Ferroni , che consentì di salvarlo lasciandolo sulla sua parete, e che sarà poi diffuso ovunque per la conservazione degli affreschi. L’ingresso alla presentazione è libero, fino a esaurimento dei posti disponibili.