(ASI) Antonella Colcer è nata a Legnago, in provincia di Verona, il 6 novembre 1995. Ha avuto un'infanzia felice in Romania trascorrendo il suo tempo nella fiorente città di Cluj-Napoca e ad Hurez Sălaj in Transilvania. In questa regione avvolta dal mistero, ai piedi dei Carpazi, ha scoperto la magia di fiabe e leggende popolari romene e straniere.
Di mamma romena e padre italo-tedesco, Antonella ama scrivere storie interculturali, ambientate in paesi lontani e vicini, di persone inventate o realmente vissute, dimenticate dietro il velo del tempo. Antonella vive a Lavagno, in provincia di Verona, dove studia moda e lavora come stilista freelance. E’ appassionata di lingue straniere e collabora con la rivista culturale online “Libreriamo” di Milano. Da sempre amante della lettura, mostra il suo amore per la scrittura sin da piccola, ma è a all'età di sedici anni che inizia a scrivere i suoi primi racconti. Antonella si ritiene fortunata per gli insegnanti di italiano da lei avuti: Noemi Cerza, Vito Solieri e Roberto Maiorano, eccezionali sia a livello educativo che umano, avendola incoraggiata e sostenuta nelle sue passioni. Ispirata dal singolo "Guerriero" di Marco Mengoni, scrive “Tsuki e Deshu. La vera storia” tra il 21 novembre 2014 e il 28 gennaio 2015. In questo suo primo romanzo, Antonella immagina la verità dietro una leggenda giapponese del X secolo e prova, attraverso la sua personale interpretazione, a trovare risposta a cinque prove apparentemente impossibili, lasciate irrisolte per più di dieci secoli.
Come è nata in te la voglia di scrivere?
Se vado indietro col pensiero, scopro che la voglia di scrivere è nata in me ancora tanti anni fa. Ho sempre avuto un grande bisogno di esprimermi e sfogarmi. Io sono dell'idea che già da bambini sappiamo cosa saremo da adulti, è da grandi che ci si confonde; anzi, sono i grandi che ci confondono! Io alle elementari adoravo i temi, ed è stato così per il tutto il tempo della scuola, li adoravo talmente tanto che quando la maestra ne dava uno per casa, io ne scrivevo anche uno in più. Trascuravo magari altre materie che mi piacevano meno, come la matematica, ma mi divertivo a inventare storie. Poi ci tenevo che la maestra leggesse tutto, ma di rado capitava; credo non capisse la mia passione, come non capiva tante altre cose. Una delle mie citazioni preferite, triste ma vera, è proprio quella di Woody Allen in cui dice: "I miei problemi sono iniziati con la prima educazione. Andavo in una scuola per insegnanti disagiati." Comunque poi, sia alle medie che alle superiori ho avuto la fortuna di incontrare insegnanti di italiano e storia eccezionali, che cito anche nella mia biografia: Noemi Cerza, Vito Solieri e Roberto Maiorano. Così quasi per caso, grazie ai loro insegnamenti, alla mia voglia di raccontare storie e al sostegno di mia mamma, ho scritto e pubblicato quello che è il mio primo romanzo, "Tsuki e Deshu - La vera storia".
Parlami di questo romanzo. Da cosa nasce l'idea?
L'idea è nata il 21 novembre 2014, dopo aver visto il videoclip "Guerriero" di Marco Mengoni. Come ogni cosa, si evoluta un po' alla volta. All'inizio ero semplicemente curiosa di scoprire il significato del nome del guerriero dei fumetti presente nel suo video, "Tsuki Deshu". Poi, dopo aver trovato che Tsuki è un nome femminile giapponese e che Deshu con l'h è un nome maschile indiano, ma non solo, che esiste addirittura un monte in India chiamato "Deshu Peak" e un istmo in Alaska chiamato proprio "Deshu Isthumus", è riemersa in me la grande voglia di raccontare una storia. È stato tutto un susseguirsi di scoperte interessanti che mi hanno portata a leggere questa leggenda giapponese del X secolo, "Taketori Monogatari", da cui poi l'intera vicenda presente nel romanzo prende forma. La leggenda infatti, narra di una principessa molto particolare, che si crede sia una creatura divina, e di cinque prove che lei dà a cinque dei pretendenti che vogliono prenderla in moglie. Nessuno di loro riesce però a portare a termine la propria, e le prove vengono considerate impenetrabili alla ragione. La principessa torna sulla luna, luogo da cui dice di essere venuta e questo è il finale. Io, al contrario, ho voluto togliere l'elemento fantastico e ho cercato di trovare risposte più concrete e fattibili secondo la mia sensibilità. Immagino la verità, quindi, la vera storia che poteva celarsi dietro la leggenda e provo, attraverso la mia personale interpretazione, a trovare risposta alle cinque prove apparentemente impossibili escogitate dalla principessa e lasciate irrisolte per più di dieci secoli.
Una volta avuta l'idea, quali sono state le difficoltà che hai incontrato per renderla concreta? Quali ostacoli deve superare uno scrittore emergente?
Bella domanda. Più ci penso, più mi accorgo di non aver riscontrato particolari difficoltà a scrivere "Tsuki e Deshu", trasformando così i miei pensieri in parole. Non so se il fatto di intrecciare personaggi, eventi storici e luoghi reali con altri di fantasia, possa suonare complicato, ma io l'ho trovato decisamente divertente. E sebbene sia un romanzo breve, molti miei lettori si sono accorti di quanta ricerca ci sia dietro. Questa è una storia che ho scritto in poco più due mesi perché volevo fosse pronta per il 29 gennaio 2015, giorno in cui ho consegnato il manoscritto nelle mani di Marco Mengoni; al firmacopie di Padova. Ma ne ho molte altre in varie fasi di lavorazione, che richiedono certamente più tempo. Non avevo idea, infatti, che proprio questo sarebbe stato il mio primo romanzo. Tuttavia, quando a giugno mia mamma ha scoperto il concorso #ilmioesordio2015 indetto da Scuola Holden e Newton Compton Editori in collaborazione con l'Espresso e Repubblica, e mi ha consigliato di partecipare - in modo da avere anche un feedback che non venisse solo da amici e parenti, mi sono resa conto che, in quel momento,"Tsuki e Deshu" era l'unica, tra tutte le mie storie, che potevo essere iscritta; in quanto soddisfaceva i criteri richiesti. La mia, non è stata una delle due opere vincitrici, ma, essendo io proprio agli inizi, mi sono sentita comunque soddisfatta nel vederla arrivare in finale su più di 2.500 opere. Riguardo agli ostacoli che deve superare uno scrittore emergente, credo che quello principale sia di farsi notare in un mare di autori già affermati e giovani talenti. Uno scrittore emergente, similmente ad ogni altro artista emergente, ha bisogno di farsi conoscere e credere nella qualità del proprio lavoro. A tal proposito, i social network sono un'ottima via di comunicazione.
Qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?
Ho diverse storie in varie fasi di lavorazione, quindi non è stato facile scegliere a quale di queste dare la precedenza per il mio prossimo romanzo. Fino a dicembre ho creduto che dopo "Tsuki e Deshu", la storia che i miei lettori avrebbero letto, sarebbe stata quella ambientata tra Italia, Colombia e Argentina; in cui, sino ad arrivare ai giorni nostri, racconto le bizzarre avventure di quattro generazioni di donne i cui destini sono uniti da una maledizione che le perseguita dal 1949. Ora, invece, a tre mesi di distanza, mi trovo ad avere la certezza (quasi assoluta) che non sarà così: perché sto lavorando a tutti gli effetti a un altro romanzo. Chi mi segue su Facebook, ormai lo sa, sarà principalmente ambientato durante il proibizionismo e la grande depressione in America, e riguarderà da vicino la storia di un gangster, realmente esistito, di quel tempo. Ciò che ancora non sanno, è che il tutto sarà intrecciato ad un misterioso mito Maya, a credenze degli indiani Navajo, e a un particolare legame che il protagonista possiede con un pistolero del Vecchio West.
Oltre la scrittrice, chi è Antonella?
In una sua poesia Anne Sexton scrive che una scrittrice è essenzialmente una spia. Io mi sono sempre sentita un po' spia. Mi piace analizzare le persone: guardarle, ascoltarle, parlarci insieme. Considero tutto ciò come degli studi antropologici atti ad arricchire i personaggi che popolano le mie storie. Mi considero una ragazza molto curiosa, interessata soprattutto alle diverse culture, e ho una passione smodata per le lingue straniere. Oltre la scrittrice, sono tante piccole cose che si possono solo scoprire.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia