(ASI) Spoleto. Ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri la presentazione del libro "ISLAM siamo in guerra" scritto dal giornalista Magdi Cristiano Allam nella sala conferenze della Biblioteca Comunale di Spoleto; l'incontro è stato promosso dall'Associazione Amici di Spoleto, in collaborazione con Comune di Spoleto, Fondazione Antonini e Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto.
Nel corso della presentazione lo scrittore, di origini egiziane, prima islamico poi convertito al cristianesimo, ha illustrato un tema, quello dell'Islam e del terrorismo, tanto attuale quanto scottante, soprattutto in un clima di tensione come quello odierno, a pochi giorni dagli attentati di Parigi.
"In una società civile – ha spiegato - quello che fondamentale è convergere su delle basi cognitive e valoriali, poi legittimamente ognuno può elaborare delle valutazioni diverse e può individuare delle soluzioni diverse ai problemi reali, ma è importante che ci siano delle basi, delle conoscenze e dei valori che ci accomunano perché se in partenza non si prende atto della realtà dei fatti e non sappiamo quali sono i valori che sostanziano la nostra civiltà e inevitabilmente poi questa società finisce per implodere, finisce per ritrovarsi senza identità dentro, ed è questa la fotografia corretta delle società europee che non hanno più la certezza di chi sono sul piano delle radici, della fede, dei valori, dell'identità, delle regole, perfino delle leggi stesse che vengono anch'esse relativizzate, ci presentiamo sempre di più come se fossimo una landa deserta e finiamo sempre di più per essere percepiti come terra di conquista", a tale proposito si è ricollega agli attentati di Parigi "rappresenta un fatto che in qualche modo ha segnato un passaggio in questa nostra epoca contemporanea, perché abbiamo toccato con mano sia la presenza di un terrorismo islamico globalizzato che è ormai autoctono, chi perpetra questi efferati crimini sono cittadini europei o comunque persone che risiedono stabilmente in europa, non sono persone che provengono dall'estero per compiere questo attentato per poi dileguarsi come accadeva col terrorismo palestinese negli anni settanta e ottanta, sono ragazzi che sono nati in europa, cresciuti in europa e che concepiscono l'europa come il nemico da combattere", ha sviluppato un punto interessante, ovvero che chi compie tali atti omicidi sono cittadini europei di fede islamica che uccidono altri cittadini europei da loro considerati miscredenti, ha inoltre definito il terrorismo come "micro cellulare" il che renderebbe impossibile prevenire attentati, perché essendoci pochi individui che operano, più difficilmente lasciano tracce, "abbiamo a che fare con un terrorismo islamico suicida, il fatto che si facciano esplodere, oltre che rappresentare un'involuzione, che per noi rappresenta un trauma ancora più acuto, rende difficile reprimere questo terrorismo, perché se non siamo in grado di individuare il nesso che c'è tra chi perpetra gli attentati e chi è collegato a queste micro cellule, ci ritroviamo di fronte alla difficoltà di riuscire poi a ricostruire una rete di collegamenti di questa piovra – e ancora – è un terrorismo che ha come finalità quella di incutere in ciascuno di noi la paura, la paura è lo strumento su cui loro investono maggiormente, sanno che sono una minoranza e che per tanto non potrebbero vincere la guerra sul campo di battaglia, possono vincere la guerra se ci mettono nella condizione di non combattere nel momento in cui veniamo sopraffatti dalla paura ecco perché sgozzano, giustiziano uno ad uno i miscredenti, vogliono che quelle immagini radicandosi in noi, finiamo per essere talmente sopraffatti dalla paura da non combattere da non reagire, la paura attecchisce più facilmente su uno spirito fragile".
Parole interessanti che fanno riflettere, su quanto l'uomo sia fragile, a causa della perdita di valori dilagante, una fragilità che a poco a poco si fa paura e la paura di essere colpiti da un terrorismo fuori controllo. Poi prosegue con un'analisi dettagliata della situazione nel nostro paese "spalanchiamo incondizionatamente le nostre frontiere a persone di cui non sappiamo nulla... l' Italia si è trasformata nell'unico Stato al mondo che ha legittimato la clandestinità ed è l'unico Stato al mondo che investe le proprie risorse per favorire l'auto invasione di clandestini e non possiamo permettercelo perché l'ISTAT ci dice che ci sono dodici milioni di italiani poveri, sette milioni e mezzo di italiani che per sopravvivere ogni giorno fanno le file alle mense dei poveri".
Erika Cesari – Agenzia Stampa Italia
Foto e servizio di Fabio Gasparri