(ASI) Quotidianamente sentiamo parlare di “Dieta Mediterranea”, come un modello alimentare volto a favorire salute e benessere, tanto da essere stata iscritta dall'Unesco nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
Un vasto numero di studi epidemiologici ha chiaramente dimostrato che i popoli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo hanno, rispetto ad altri, un’aspettativa di vita più lunga e un minore rischio di contrarre alcune malattie croniche.
La letteratura scientifica indica i bulbi di cipolla come straordinari contenitori di importanti fitonutrienti come flavonoidi (la classe di specie bioattive in grado di apportare il maggior numero di benefici alla salute) , frutto-oligisaccaridi, tiosulfinati e altri composti solforati.
Studi condotti in vitro ed in vivo descrivono l’effetto antitrombotico, ipolipidemizzante, antiossidante, antidiabetico, antinfiammatorio, antiparassitario e chemiopreventivo esercitato dalle diverse classi molecolari presenti nei bulbi di cipolla. Inoltre, un numero cospicuo di studi epidemiologici suggerisce che una dieta ricca di cipolle possa ridurre marcatamente il rischio di infarto del miocardio e di iperplasia prostatica benigna.
La cipolla, probabilmente originaria dell’Asia centrale e successivamente introdotta in Europa dai Fenici, è coltivata in ogni parte del Mondo grazie alla sua elevata adattabilità e capacità di occupare un ampio range di nicchie ecologiche. Le proprietà medicinali e funzionali di questo alimento sono riconosciute sin dall’antichità, come ci testimonia Plinio il Vecchio nella sua opera Naturalis Historia in cui descrive almeno trenta disturbi che possono essere alleviati introducendo la cipolla nella dieta.
A differenza della Cipolla Rossa di Tropea, recentemente iscritta nell’Elenco Europeo dell’IGP (Denominazioni di Origini e Indicazioni Geografiche Protette) la Rossa di Toscana, la Borettana di Rovato e la Dorata di Parma ampiamente coltivate in Umbria, nel territorio del Comune di Cannara, sono state oggetto di un limitatissimo numero di studi scientifici.
L’indagine rivolta ai suddetti prodotti dell’agricoltura regionale Umbra è stata portata avanti presso l’Università degli Studi di Perugia dal gruppo di Ricerca coordinato dal Prof. Benedetto Natalini, Direttore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche.
Nei primi due studi, (pubblicati sulle riviste internazionali Journal of International Scientific Publications: Agriculture and Food e International Journal of Food Properties), l’attenzione dei Ricercatori del Laboratorio di Analisi Farmaceutica del suddetto Dipartimento è stata indirizzata alla valutazione quantitativa e alla comparazione del grado di pungenza (che è una misura della dolcezza) delle tre cultivar sopracitate attraverso la misurazione dei livelli di acido piruvico.
Recentemente, lo stesso gruppo di Ricercatori composto dal Prof. Natalini, Roccaldo Sardella, Maura Marinozzi, Federica Ianni e dall’oncologo Vincenzo Formica (Ospedale Universitario di Tor Vergata- Roma), si è prefissato l’obiettivo di paragonare il contenuto totale di fenoli e la relativa capacità antiossidante totale di estratti idroalcolici ottenuti dai bulbi delle tre cultivar di cipolla coltivati a Cannara, cortesemente forniti dal Consorzio dei Produttori della Cipolla di Cannara. Tutti i metodi utilizzati sono stati completamente validati prima del loro impiego per la determinazione quantitativa. Gli estratti fenolici sono stati anche testati in vitro per la loro capacità di indurre, nell’uomo, la proliferazione di cellule del sistema immunitario ed in particolare i linfociti NK CD16+, conosciuti per il loro ruolo contro il cancro e i processi infettivi. I risultati pubblicati sulla rivista internazionale Pharmaceutical Biology indicano che la cultivar Rossa di Toscana presenta il più alto valore di polifenoli e la maggiore capacità antiossidante. Gli estratti fenolici delle tre cultivar hanno poi indotto differenti effetti immunologici in termini di proliferazione di sotto-popolazioni di cellule immunitarie umane rappresentative. L’incubazione con gli estratti di Rossa di Toscana ha determinato un incremento medio rilevante nella frequenza delle cellule immunitarie antitumorali/antinfettive NK CD16+, mentre valori più bassi sono stati registrati per le cultivar Dorata di Parma e Borettana di Rovato.
E’ ampiamente riconosciuto che è possibile sfruttare la potenza del sistema immunitario per combattere il cancro. Su questo assunto poggia le sue basi l’immuno-oncologia, una nuova frontiera nella lotta contro i tumori, che vede nell’amplificazione delle risposte immunitarie uno strumento terapeutico e preventivo contro il cancro. Considerando che sia l’immunomodulazione che l’immunostimolazione possono essere favorite da particolari regimi alimentari e analizzando le evidenze sperimentali ottenute dal gruppo di Ricerca coordinato dal Prof. Natalini, la cultivar Rossa di Toscana coltivata a Cannara potrebbe essere considerata un potenziale “alimento funzionale”.
Gli interessanti risultati recentemente descritti sulla rivista Pharmaceutical Biology rappresentano solo il punto di partenza di un’attività di studio che i Ricercatori del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche intendono proseguire ed approfondire con l’obiettivo di collezionare dati scientifici in grado di caratterizzare in modo ancor più rigoroso e far emergere le potenzialità dell’eccellente prodotto dell’agricoltura Umbra.
Maria Vera Valastro-Agenzia Stampa Italia