(ASI) Dopo la morte di Saverio Crispo, mitico ed immaginario attore italiano degli anni sessanta-settanta, la sua grande famiglia si riunisce a casa della prima moglie, per ricordare, insieme a tutto il paesino d'origine, la grande carriera cinematografica.
Si tratta, in verità, più di harem che di una famiglia. Cinque mogli, un amante ed una mandria di figli e nipoti venuti da ogni parte del globo.
Ambientato in un contesto da Mulino Bianco, gradualmente si dipanano e si svelano i profondi disagi dei protagonisti. Mogli tradite che si riconciliano con le rivali, figli sconosciuti che spuntano dal nulla, gelosie mai sopite, preferenze mal sopportate. La Comencini, con tono leggero ma pungente, ci regala un grande excursus sul lato deteriore della famiglia post boom economico. Finito il boom rimangono le conseguenze della superficialità, dell'egoismo, del narcisismo del padre padrone, che ha monopolizzato la vita di tutti i suoi cari, non con la violenza d'un tempo ma con l'affetto incostante, instabile, ingannatore, mutevole. Saverio, patriarca di una stirpe di sole femmine, anche da morto, è ambito, desiderato, agognato a tal punto che le figlie sposano o scelgono uomini fotocopia del padre.
Ma nessuna delle donne che il grande Crispo aveva conquistato nella sua vita era riuscita a farlo sentire come in un nido. Per Saverio ci voleva ben altro. Ed egli, anticipando i tempi, trova altrove il suo conforto, allargando ancora di più i confini della sua famigliola.
Le attrici riunite in harem (Virna Lisi, Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi...) sono eccezionali, bravissime. Ognuna approfondisce il carattere di ciascun personaggio in modo sereno, vero, concreto.
La Comencini riesce a descrivere con umorismo ed anche comicità, la vicenda di persone che hanno visto svuotata la loro vita dall'egoismo di chi avrebbe dovuto, semplicemente, riempirla.
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia