(ASI) A più di dieci anni di distanza dal fortunato “Camerata addio”, Pierluigi Felli riporta in vita il personaggio del mercenario bianco Sante Corbara, detto Barabba, nelle pagine de “Il ritorno del camerata” (edizioni drawup).
Se nel primo episodio la vicenda era ambientata nel passato, per la precisione nel sottobosco neofascista dell’Italia anni 70, questa volta lo scrittore si proietta nel passato per l’esattezza nel Sultanato di Sabaudia, non più Italia, del 2021.
Avevamo lasciato il protagonista moribondo nella Spianata delle Anatre zoppe in Zimbabwe il 4 giugno 1981 e lo ritroviamo uscito dal coma a Latina 40 anni più tardi. Dopo due anni di fisioterapia a Sacramento, il protagonista fa ritorno nella sua amata a Littoria dove deve recuperare 40 anni di storia per tornare davvero a vivere. Lo aiuterà in questa impresa un suo vecchio camerata, forse un alter ego letterario dello scrittore?, che selezionerà appositamente per lui vari articoli di giornale, spesso in contrapposizione storica ed ideologica tra di loro, per aggiornarlo sui fatti principali accaduti in questi quattro decenni.
Ma ad essere cambiato, nella versione dell’autore pontino, non è solo il mondo ma l’Italia stessa e soprattutto la sua Latina e la vicina Sabaudia, divenuta nel frattempo un Sultanato indipendente, in mano ai Sikh e abitato esclusivamente da extracomunitari.
E proprio la nuova entità geografica è al centro della vicenda visto che lì si daranno battaglia gli estremisti di destra dell’Esercito dei 100 Samurai, i lealisti del F.E.R.T., i tradizionalisti cattolici della Lacrima Christi e i padani della Serenissima Flotta tutti intenti a liberare la città pontina dallo straniero, riconsegnandola di conseguenza al Fascismo che l’ha fondata e ai monarchici ed ai veneti che per primi l’hanno abitata.
Come nello stile dell’autore il testo è anche infarcito di elementi autobiografici e la storia non è che un mero espediente narrativo utilizzato per esprimere pensieri a ruota libera. In particolare appare evidente il confronto tra i fascisti degli anni di piombo e quelli del terzo millennio, con i primi, solo per citare un esempio, che si autotassavano per avere le loro sedi mentre oggi anche a destra è consuetudine occupare stabili come da sempre fanno a sinistra.
Al grido di “si stava meglio quando si stava peggio” Felli traccia un ritratto negativo dell’Italia attuale, sempre più diversa da quella tradizionale in un libro che merita di essere letto, anche per via di un finale inatteso e sorprendente che lascerà il lettore spiazzato.
P. Felli – Il ritorno del camerata – Edizioni Drawup – pagg. 106 – 10,00 euro
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia