La situazione è drammatica. Ogni mese chiudono librerie storiche, consolidate da decenni e decenni, mai sfiorate, nemmeno per un attimo, dal presentimento di un mancato lavoro futuro.
Da Milano a Palermo, le piccole librerie a volte si compattano per vedere il frutto del loro lavoro. Modificano orari, tengono aperto la domenica. Non sempre basta tuttavia. Posso citare a titolo esemplificativo la mia città, ma la stessa cosa accade a Palermo, a Napoli e a Torino.
Leggere è un arricchimento, e con il pensiero si può contrastare anche la crisi. Si può sacrificare un pacchetto di sigarette, cosa che nuoce alla salute. Si può eliminare un piccolo vizietto. Leggere è un dovere. Mi rifaccio al manifesto della lettura di Mario Vargas LLosa, pubblicato da Einaudi recentemente: "Leggere è protestare contro le ingiustizie della vita, così come scrivere. Chi cerca nella finzione ciò che non ha, dice, senza la necessità di dirlo, e forse senza saperlo, che la vita così com'è non è sufficiente a soddisfare la nostra sete di assoluto. E che dovrebbe essere migliore".
Probabilmente non soddisferemo mai la nostra sete di assoluto leggendo. Ma potremmo proporre un mondo migliore. Se chiudono le librerie, la nostra società arretra. Si decompone. Non permettiamolo.
Valentino Quintana - Agenzia Stampa Italia
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