Gli approdi sono punti sospesi fra due linee. Sospesi fra due orizzonti, quello di terra e quello di mare, col cielo ruffiano che li fa diventare partenze e arrivi, destinazioni, ma anche derive, talvolta esodi. Un approdo non è mai definitivo; può essere per sempre, ma definitivo mai. Chi arriva da qualche parte è destinato a ripartire, a tornare fra i punti per occupare la linea, per perdersi fra lo spazio e il tempo di un divenire che è nell’anima. Si può essere migranti senza mai essersi spostati dalla propria utopia. Immaginare altri mondi possibili e fuggire con le parole e approdare in altri lidi. Su altre partiture per ripararsi dalla banalità o anche solo per prendere una boccata d’aria.
Nella serata si rifletterà anche su come i contesti determinino i destini: un riferimento o una riflessione della sua esperienza umana e di scrittore a tal proposito?
Ci sono destini che ti inseguono e che vogliono essere svelati a tutti i costi. Storie che costringono a fare i conti con il passato e a ragionare su un futuro eventuale. Mi è capitato ogni volta che ho cominciato a scrivere a una storia. Gli eventi , le facce sono lì che bussano alla porta e chiedono solo di vivere. Di vivere, non importa come. Loro vogliono solo uscire dal buco nero dell’ignoto. E lasciare macchie di inchiostro sulle pagine. C’è sempre un fattore apparentemente casuale a sprigionare l’energia che serve ad ossigenare i fatti da narrare. E solo dopo che i tasti cominciano a battere ti accorgi che invece era tutto scritto e quella storia aspettava te e tu aspettavi lei.
In questo caso è l’amore a tracciare le righe del destino. Un amore irrequieto non solo per una donna, ma anche per la ricerca di un luogo dove potere vivere, raccontare, pensare, conoscere e sperare. Le proprie radici certo, ma pure il coraggio di cambiare la pagina della storia e inventarsene una tutta nuova.
Sarà presidente del premio letterario "Siculiana Cultura": perché ha ccettato?
Ho accettato perché c’è bisogno oggi più che mai di fare girare le parole, i pensieri, i libri. C’è bisogno di scoprire virgole, accenti, nomi. E facce incollate a titoli, capoversi e virgolette. Certo c’è il concorso che alla fine distribuisce riconoscimenti e attestati, ma quello che conta di più credo sia il desiderio di raccontare ancora una volta questa nostra isola, senza retorica, con semplicità, con la forza della scrittura. Ci sono libri meravigliosi che non godono dei favori di un agente o di una grande casa editrice e perciò sono sconosciuti, ecco l’idea è di valorizzare il bello ed esporlo in vetrina, fra i servizi buoni, fuori dai cassetti. Finalmente. Ringrazio Peppe Zambito per avere pensato a me e Simonetta Agnello Hornby che mi ha preceduto in questo ruolo.
G. Z.