E’ in questo magnifico contesto ambientale che domenica scorsa, 4 agosto, nel cuore del borgo, si è svolta la proclamazione dei vincitori del “Premio Editoria Abruzzese 2013 - Città di Roccamorice” e la cerimonia di consegna del riconoscimento agli autori delle opere. I riconoscimenti sono stati consegnati da Nazario Pagano, Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, alla presenza del sindaco di Roccamorice, Alessandro D’Ascanio, e del presidente dell’Associazione Editori Abruzzesi, Marco Solfanelli. L’evento, curato dall’Associazione Editori Abruzzesi e dalla municipalità di Roccamorice, si è svolto in due magnifiche giornate del fine settimana, nel corso delle quali i finalisti hanno potuto apprezzare le bellezze naturali e le valenze artistiche del borgo, compresi gli splendidi eremi celestiniani nella Valle dell’Orfento, e nelle serate presentare le loro opere. Infine, appunto domenica sera, a cura della Giuria composta da Luca Gasbarro, Enrico Santangelo e Francesca Piccioli, la proclamazione dei vincitori nelle Sezioni del Premio (Saggistica - Narrativa - Poesia) dedicate agli autori abruzzesi e non abruzzesi, dei vincitori dei Premi Speciali della Giuria (Narrativa per l’infanzia - Storia dell’ambiente in Abruzzo).
Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori abruzzesi
SAGGISTICA: Orlando ANTONINI, L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio (One Group Edizioni)
NARRATIVA: Pasquale CUCCO, La rosa e il cormorano (De Felice Edizioni)
POESIA: Alessandra ANGELUCCI, Mi avevi chiesto di fermarmi qui (Galaad Edizioni)
Premi speciali della Giuria
per la narrativa per l’infanzia
Roberto MELCHIORRE, Manga contro Ercole (Edizioni Le matite colorate)
per la storia dell’ambiente in Abruzzo
Aurelio MANZI, Storia dell’ambiente nell’Appennino Centrale (Meta Edizioni)
Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori non abruzzesi
SAGGISTICA: Franco FERRAROTTI, Un popolo di frenetici informatissimi idioti (Edizioni Solfanelli)
NARRATIVA: Loredana PIETRAFESA, Al di là della ferrovia (Edizioni Tabula fati)
POESIA: Francesco BALDASSI, Divagazioni sulla libertà (Edizioni Tabula fati)
L’Associazione Editori Abruzzesi, con la municipalità promotrice del Premio, ha deciso di conferire cinque Riconoscimenti di merito ad altrettante personalità che nel corso del biennio 2012-2013 si sono distinte per particolari meriti, con la seguente motivazione: “Premio per la promozione e diffusione della cultura e dell’editoria abruzzese”. Queste le personalità insignite del riconoscimento: Lucia ARBACE, Soprintendente ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici dell’Abruzzo; Nicoletta DI GREGORIO, presidente onorario dell’Associazione Editori Abruzzesi; Antonio DI MARCO, presidente del Premio Parco Majella di Abbateggio; Rosa GIAMMARCO, direttrice dell’Agenzia per la Promozione Culturale di Sulmona; Maria Rosaria LA MORGIA, giornalista Rai.
Orbene, da aquilano, mi sia consentito di soffermarmi solo sul premio conferito a Mons. Orlando Antonini per il volume “ L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio”, ricevuto in suo nome da Francesca Pompa, presidente One Group, editrice dell’opera, non essendo stato possibile per il diplomatico vaticano, nunzio apostolico a Belgrado, presenziare alla cerimonia di premiazione. Questa che segue la motivazione della Giuria: “L’opera si distingue per il taglio narrativo originalissimo con cui l’autore, studioso già noto quale profondo conoscitore del patrimonio architettonico dell’Aquila, riformula l’approccio ai monumenti della Città proponendo una stimolante ipotesi di ricostruzione dell’impianto urbanistico aquilano. Il contributo critico dell’autore, oggi imprescindibile punto di riferimento per gli studi di storia dell’architettura non solo aquilana ma abruzzese tout court, non si limita infatti a ripercorrere i luoghi già magistralmente descritti nella fondamentale opera: Chiese dell’Aquila, ma alla conoscenza puntale di ogni singolo monumento viene ora ad aggiungersi uno sforzo ulteriore, insolito da parte della comunità degli studi storici, l’immaginazione di una possibile ricostruzione della Città dopo il devastante terremoto del 2009. L’Autore propone soluzioni architettoniche da autentico progettista del restauro corredando l’opera con un appropriato apparato iconografico, in cui alla documentazione fotografica si associa la simulazione tridimensionale. L’invenzione narrativa che ipotizza un percorso del Nunzio dopo vent’anni dal sisma rende l’opera suggestiva e ne fa un accorato atto d’amore per la propria Città senza nulla togliere all’approccio scientifico che resta come nelle altre opere, di altissimo profilo”.
La motivazione coglie gli aspetti essenziali del volume di Mons. Antonini, un’opera davvero di capitale interesse per la ricostruzione dell’Aquila, dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Il diplomatico, nato a Villa Sant’Angelo, un bel borgo a pochi chilometri dalla città capoluogo d’Abruzzo anch’esso massacrato dal sisma, è studioso insigne di architettura religiosa e di storia dell’urbanesimo. Di notevole rilievo i suoi studi sul patrimonio architettonico, particolarmente religioso, della città dell’Aquila, e le numerose sue pubblicazioni diventate imprescindibili per chiunque voglia affrontare tali discipline. Il libro di Mons. Antonini, dal giorno stesso della sua uscita, è stato non solo un “caso” editoriale ma un autentico lievito di dibattito culturale in tema di restauro del patrimonio artistico e architettonico, ancor più stimolante e coraggioso in tema di ricostruzione di una straordinaria città d’arte come L’Aquila. Ha infatti acceso un interesse scientifico, e non solo, intorno all’opera e alle originalissime proposte sulla città futura - nuova o “dov’era e come era” - che nelle documentate ed efficaci argomentazioni dell’autore propendono per una rinascita dell’Aquila “meglio di come era”. Il tomo dell’Antonini, di pregevole fattura, ricco di analisi, richiami storici, proposte di grande interesse scientifico e architettonico, forti e coraggiose come si conviene agli studiosi di rango, ha dato una scossa al dibattito sin dal giorno della presentazione, il 16 luglio dell’anno scorso all’Aquila, con la partecipazione di illustri studiosi, quali Leonardo Benevolo (urbanista e studioso di Storia dell’architettura italiana), Paolo Marconi (storico dell’architettura e architetto restauratore), Pier Luigi Cervellati (urbanista ed esperto in Storia urbana), Sandro Ranellucci (architetto e docente di restauro urbano), Elpidio Valeri (storico), Maurizio D’Antonio (architetto, deputato di Storia Patria), e dell’editore Francesca Pompa (presidente di One Group).
Nel libro, con la finzione letteraria del viaggiatore che nel 2029, a vent’anni dal devastante terremoto, visita L’Aquila nuova che stupisce in bellezza, l’Autore propone un modello di ricostruzione della città “meglio di come era”. Egli sfida ogni regola codificata con il recupero della regola suprema della bellezza, come stella polare e punto qualificante della ricostruzione. Un’opera di grande valore, dunque, un atto d’amore verso la città capoluogo d’Abruzzo, tra le più belle d’Italia, un contributo concreto per il futuro dell’Aquila e del suo territorio attraverso la valorizzazione del suo straordinario patrimonio architettonico, artistico, storico e ambientale, cespiti su cui fondare una prospettiva di turismo culturale di ampio respiro. Ancora due settimane fa, sempre stimolato dall’opera di Mons. Antonini, appunto sul tema “Recuperiamo la Bellezza” si è tenuto un convegno all’Aquila con la partecipazione di Massimo Cacciari, filosofo e già sindaco di Venezia, Pietro Di Stefano, assessore alla Ricostruzione del Comune dell’Aquila, Rodolfo De Laurentiis, consigliere d’Amministrazione Rai, Gabriele Centazzo, industriale e designer, Fabrizio Magani, direttore regionale per i Beni Culturali, Francesca Pompa, presidente One Group, e con una relazione inviata da Belgrado lo stesso Mons. Orlando Antonini. Interessanti gli esiti del convegno, “provocati” anche grazie alle proposte operative avanzate con alcuni casi esemplari di possibile ricostruzione della città dell’Aquila “meglio di com’era”, da un lato confermati dall’intervento molto applaudito di Cacciari, quindi dalle stimolanti riflessioni di Centazzo riguardo al coraggio della “visione”, dagli altri interventi e infine dall’apertura dell’assessore Di Stefano alle proposte di Mons. Antonini, a cominciare dal recupero di Porta Barete, la più importante porta dell’antica cinta muraria, d’accesso alla città, ora che il sito è interessato da rilevanti lavori di riordino della viabilità.
L’intervento, invocato da Mons. Antonini con un’argomentata proposta per Porta Barete e via Roma, con la conseguente valorizzazione e “riscoperta” della Chiesa di Santa Croce, attualmente mortificata dal terrapieno, è ora raccolta in un’ipotesi progettuale dell’ing. Giacomo Di Marco e dell’arch. Chiara Santoro. Può diventare il primo esempio di intervento di restauro della città “meglio di com’era”. Ma alle affermazioni di attenzione alla proposta debbono seguire hic et nunc decisioni vere ed operative, alla disponibilità di principio deve corrispondere il coraggio delle scelte dell’Amministrazione civica. Decisioni che ad essa solo competono e che dimostrerebbero finalmente di voler intraprendere una rotta nella ricostruzione che faccia della Bellezza e della Qualità i princìpi ispiratori.
L’Aquila deve rinascere più bella di prima, per poter incardinare il suo futuro sul turismo d’arte, una delle vocazioni del suo sviluppo, come ben ha postulato Mons. Antonini nel suo libro e in numerosi interventi pubblici. “L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio” è infatti un’opera che al valore scientifico e culturale associa uno “scopo pratico”, non una petizione di principio ma un vero e proprio vademecum operativo. E’ un pressante appello ai responsabili locali e nazionali della ricostruzione, ed agli stessi cittadini aquilani, a far di tutto perché le proposte siano recepite nei lavori di ricostruzione, senza farsi condizionare dalle urgenze o da miopi interessi personali, senza intralciare una rinascita che, in ordine allo sviluppo e alla ripresa economica della città e del cratere, deve essere “migliorativa”. Non solo a livello strutturale e della sicurezza, ma anche a livello delle forme, quindi della Bellezza. Correggendo cioè i deturpamenti architettonici e urbanistici che hanno sfigurato in alcuni punti la città e il territorio. Tocca ora al sindaco Massimo Cialente e alla sua amministrazione operare la scelta. Una scelta a tutto vantaggio della capacità d’attrazione e della competitività turistica dell’Aquila, uno dei cespiti del suo futuro.
Goffredo Palmerini
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