Il romanzo Pane di farro, edito da Jama Perugia, nasce dalla decennale esperienza dell'illustre glottologo, che ha voluto coronare un importante “progetto di comprensione” del mondo preso in esame, coinvolgendo il grande pubblico.
Il lettore si vedrà catapultato all’interno di un tempo lontano e potrà calarsi con naturalezza nella mentalità di quelle genti. Ad agevolare la lettura un breve elenco delle voci antiche usate nel racconto.
Nel romanzo si narra la “storia di un uomo condannato a fuggire dai suoi errori e a cercare la propria stabilità, armato però di un modernissimo strumento di successo sociale: la scrittura.”
“L’unione fra le nostre genti è nel destino futuro. Il meglio degli Umbri e il meglio degli Etruschi daranno a questa terra una stirpe forte, capace di attraversare il cammino della storia senza mai essere davvero assoggettata ad altri, e in grado di riemergere sempre con le proprie forze dalle difficoltà della vita. Come hai saputo fare tu, Tito.”
Il lettore potrà assaporare il gusto autentico della semplicità, ripercorrendo le origini di cose ormai scontate quali il denaro, l’abitare in una struttura urbana, i valori del convivere civile, i fondamenti di un mercato “internazionale”...
“Queste sono le confessioni di un inaffidabile coscienzioso, Tito Tèteio di Gnaivo, atiežo dei Satàni
di Igovio, l’Ombrico errante, che mise in discussione la legge e il bene, contrapponendoli l’uno all’altra nella sua vita. Così inizia questa antica odissea italica che si dipana in un tempo che sta all'alba del nostro sentire, un tempo in cui all'ingenua fiducia nel formalismo del rito e della tradizione si mescola la pulsione di un animo che si avventura nella ricerca del giusto, del vero, del buono. Tito, in verità, è più un antieroe che un eroe, un uomo pacifico che, nato per una vita da privilegiato, si trova costretto a guadagnarsi il pane in giro per il mondo con il lavoro e le
proprie capacità. E ciò a causa della sua caparbia tendenza a fare di testa sua, a compiere scelte scomode, e a volte contrarie alle norme sociali entro cui si muove, ma sempre, secondo lui, volte al
bene. Un antieroe, sì, che però è sempre pronto ad accettare lesfide che la vita gli propone, e a
pagarne lo scotto.”
Augusto Ancillotti ha insegnato per decenni Glottologia come professore ordinario all'Università degli Studi di Perugia. Dopo aver dedicato una vita allo studio scientifico delle lingue indeuropee ed aver condotto a termine il percorso secolare della traduzione delle Tavole di Gubbio, si è impegnato nella divulgazione di quel mondo umbro preromano e pre-etrusco che costituisce il sostrato di tutto quanto noi contemporanei chiamiamo “italianità”.
Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia
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