Armando Tamagnone ha un passato di successo come designer pubblicitario. Da direttore creativo, ha collaborato negli anni ottanta con alcune delle più prestigiose aziende italiane per le quali ha ideato e realizzato fortunate campagne pubblicitarie. Nel 1990 ha vinto l’oro all’Art Director Club italiano. Pur se impegnato in campo pubblicitario, Tamagnone non ha mai interrotto la sua attività di ricerca artistica e, dal 2000, ha ripreso anche l’attività espositiva. Tutta la sua esperienza, fin dall’inizio, si è incentrata sulla ricerca e sperimentazione tra pittura, fotografia e materia. Una “continua sfida tra immaginazione e realtà”, la definisce lo stesso autore. Le fotografie esposte in questi giorni riproducono immagini composite, sono come un “indice personale composto da sensazioni, passioni, interessi, oggetti e persone”. “Decostruzioni fotografiche”, le definisce Tamagnone, “brani di quotidiana realtà ed elaborazioni virtuali” che si sovrappongono, scompongono e ricompongono, riconfigurando una nuova immagine, più rarefatta, meno definibile e, quindi, più pittorica e narrativa. Questa “mescolanza” di pratiche artistiche che origina un’immagine contaminata, “non cerca la qualità e la perfezione, dice l’autore, ma è il modo per porre delle domande”. E’ una sfida alla percezione dello spettatore, in cui cose e forme del quotidiano familiare vengono trasferite in una visione alterata. “Alcuni lavori, precisa Tamagnone, che di primo acchito, vengono letti come situazioni reali, andando a ritroso nella lettura si scopre che così non sono”.
Rosanna Sardo si definisce “dirigente scolastico di professione, viaggiatrice e fotografa per passione”. La mostra, dice, è un omaggio al fascino e al rapimento che su di lei hanno sempre esercitato i viaggi. Il viaggio come dimensione esistenziale, “viaggi dell’anima, viaggi dentro”. In questa mostra ha inserito volti di popoli, terre lontane, espressioni, contrasti e armonie di colori, nel tentativo dichiarato di rendere immortali quegli incontri. “Gli indiani d’America erano restii a farsi fotografare perché pensavano che la foto rubasse loro l’anima. E se fosse davvero così?” si chiede Sardo. Domanda retorica, cui la stessa autrice risponde quando afferma che “la foto non è semplice richiamo della memoria”, ma è “cattura di un frammento eterno” che permette di “cogliere l’anima delle cose, ripescare nelle esperienze che hanno suscitato emozioni intense”.
L’esposizione è iniziata l’11 giugno e si chiuderà il 7 luglio, rimanendo aperta tutti i giorni, tranne il sabato pomeriggio e la domenica, dalle ore 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 19,30. Sono previste anche aperture straordinarie su appuntamento.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia
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