"Memorie dalla Casa dei Morti" è, secondo Turgenev e Tolstoj, la miglior opera di Dostoevskij. Un libro che influenzò la riforma giudiziaria voluta dallo zar Alessandro II. Recluso dal 1850 al 1854 in Siberia, Dostoevskij passò quattro infiniti inverni, presso il Bagno Penale di Omsk. Nel trasporre letterariamente l’esperienza, Dostoevskij va al di là della canonica carrellata di "Povera Gente" e coglie l' occasione per raccontare la grande "Anima Russa", tema a lui fortemente caro e ripreso nelle opere successive.
Da quest'opera iniziarono ad esprimersi i concetti fondamentali dell' opera "tarda" del grande scrittore russo, come quello del confronto fra il male ineluttabile e la sopportazione del dolore come forma di liberazione da una colpa individuale che diventa collettiva. O come la celebrazione come valore della rassegnazione degli individui "miti" a scapito di coloro (i "veri" morti) che perseguono le inutili ribellioni di fronte alla sofferenza, anche quando essa sia da ritenere ingiusta.
L’evento si svolgerà alla Sala dei Notari mercoledì 27 febbraio alle ore 21 e sarà seguito da un’intervista ad Aniello Arena dalle giornaliste Donatella Miliani e Sabrina Busiri Vici.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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