Sabato 23 alle 21 e domenica 24 alle 17, al Teatro della Sapienza (ingresso 10 euro, 6 il ridotto) per la regia di Mario Coletti, è in cartellone “Il giocatore”, atto unico scritto da Dostoevskij in meno di un mese (con l’aiuto di una stenografa ventenne che poi sposò) per non perdere, in base ad una clausola del contratto col suo editore, tutti i proventi sulle sue opere nei successivi nove anni. L’opera ha molto di autobiografico, vista la notoria dedizione di Fëdor al vizio del gioco. Ambientata in un’immaginaria città tedesca di fine ‘800, la vicenda tratteggia temi ricorrenti nell’opera dell’autore russo. Attorno al gioco d’azzardo, si incrociano ricchi e aristocratici di mezza Europa, ma anche astuti affaristi e spregiudicate avventuriere a caccia di prede danarose. Personaggi mossi dall'avidità, dalla ricerca spasmodica del denaro, a volte fine a se stessa, a volte strumento per innalzarsi nella scala sociale, anche se poi, come nelle migliori commedie, è l'irruzione di personaggi come la pittoresca nonna Antonida a sconvolgere i piani di tutti.
Attraverso "Il giocatore", Dostoevskij propone anche una graffiante satira nei confronti dei suoi connazionali, i russi benestanti che a quell'epoca giravano l'Europa sperperando infruttuosamente il proprio denaro fra lussi e divertimenti. Ma vero protagonista della vicenda è il gioco, o meglio il vizio, il demone, del gioco.
Aleksej Ivanovic, il protagonista, in un percorso rovinoso dentro la passione fatale per l’azzardo, continua a buttare la propria vita sul tappeto verde affidandola al capriccio di una pallina che rotola. Per lui non conta più nemmeno il sentimento per Polina, tutto finisce per ruotare attorno alla roulette. Rosso? Nero? Pari? Dispari?
Dostoevskij dipinge mirabilmente il conflitto interiore a cui va incontro l'accanito giocatore: una ingente vincita e allo stesso modo una rovinosa perdita, non sono essenziali per "Il giocatore", che le considera semplicemente come due inevitabili conseguenze del gioco, dotate di rispettive probabilità. La vita dell'uomo è messa in mano alla sorte e alla casualità, divenendo incerta e senza scopo fuori dalle sale dei casinò.
"Il giocatore" è l'analisi lucida e spietata di una parabola discendente, quella dell'uomo vittima del proprio vizio, in un percorso amaro e ironico al tempo stesso che connota una commedia divertente velata di tragedia. E' il ritratto di una caduta libera e senza riscatto, in attesa dell'ultimo, definitivo "rien ne va plus" che inevitabilmente richiama un’amara riflessione sulla contemporaneità. Ai nostri tempi le slot-machine hanno forse sostituito la roulette, ma lo spietato ritratto di Dostoevkij lo ritroviamo, immutato in tutta la sua tragica attualità, nei giocatori incalliti di oggi.
Il Festival, giunto con crescente successo all’ottava edizione, prosegue fino al 3 marzo con conferenze, spettacoli musicali, proiezioni cinematografiche, e iniziative letterarie. Tutto il programma è consultabile sul sito www.baglioridautore.com.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia