(ASI) Il cinema moderno premia il vecchio cinema. The artist, film che racconta la vicenda di un attore del muto, che si ritrova tagliato fuori, perché vive quel passaggio dagli anni ’20 a ’30, che segna il passaggio dal cinema muto al sonoro, il tutto con una grande storia d’amore da contorno.
Il film volutamente in bianconero e muto, che richiama perfettamente la tradizione, ha sbancato con 5 statuette: miglior film, miglior regia (Michel Hazanavicius), miglior attore protagonista (Jean Dujardin), miglior colonna sonora, miglior costumi. Non da meno il primo film Scorzese 3D, Hugo Cabret, che racconta la storia magica e misteriosa di un orfano, che vive nella stazione e sogna di riparare l’automa lasciatogli dal padre prima di morire, anche qui c’è un omaggio al grande cinema, dove si omaggia l’illusionista e regista George Melies, con la figura del giocattolaio Kingsley; Hugo Cabret fa razzia dei cosiddetti Oscar tecnici, miglior montaggio, fotografia, sonoro, effetti speciali e soprattutto miglior scenografia, che premia la coppia made in Italy, con Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
Da sottolineare che Maryl Streep prende la terza statuetta per la miglior interpretazione in The Iron Lady, film che racconta la Tucher; così la Streep raggiunge Jack Nicholson, Walter Brennan e Ingrid Bergman, con solo davanti Kathrarine Hepburne.
Flop per Pitt e anche Clooney, dove il suo film vince la miglior sceneggiatura non originale per Paradiso amaro, mentre Midnight in paris di Woody Allen vince solo la sceneggiatura originale. Per gli stranieri, dove ancora una volta non c’è stata una presenza italiana, ha vinto l’iraniano Una separazione di Asghar Farhadi. Il premio come miglior attrice non protagonista è andato invece a Octavia Spencer, per il ruolo recitato in The Help. Miglior attore non protagonista l'82enne Christopher Plummer - che ironicamente fa notare di essere praticamente coetaneo della statuetta vinta - per il suo ruolo in Beginners. Plummer è l'attore più anziano a ricevere il premio come Miglior attore non protagonista.
Comunque questa volta non era difficile auspicare il vincitore e bisogna elogiare il regista Michel Hazanavicius, per aver diretto un film muto, in bianco nero, facendo in modo che il passato sbaragli il presente e il futuro, facendo leva su una grande storia e non solo su effetti speciali, privi di emozioni. Così dopo 83 un film muto è tornato a vincere, insegnando che il segreto di un film è nell’anima, e forse è questa la più grande lezione per i nostri tempi…
Daniele Corvi-Agenzia Stampa Italia