lintervista a Giovanni Coda, regista del premiato film Il Rosa Nudo

renudo1(ASI) Un cinema dei diritti, Giovanni lei è  reduce da un riconoscimento che non è solo alloro, è un segno? Il suo film, gioiello prezioso di un cinema introvabile che racconta storie non raccontate, Il Rosa Nudo, è stato inserito tra i migliori 15 dei passato decennio.

 

L’inserimento del “Rosa Nudo”  in quella speciale classifica è stata una sorpresa, un’emozione bellissima. Ho portato la storia di Pierre in giro per il mondo, rendendo omaggio alla figura di un uomo la cui sofferenza ha incarnato tutte le sofferenze di uno dei periodi più oscuri per l’intero genere umano. Questo riconoscimento è la conferma che il cinema può fare davvero la differenza, scuotere le coscienze, farci riscoprire,  specialmente  in un clima cupo come quello attuale, la bellezza della poesia, tantissime nuove storie. La vita di Pierre Seel io l’ho tradotta costruendo, accanto ad una narrazione senza filtri, drammatica, un impianto di immagini che sono state, per il loro potere poetico/evocativo in grado di emozionare giurie e pubblico di tutto il mondo.  

È un’opera che mi sopravvivrà. Tra cinquant’anni ci sarà anche questo film come documentazione utile per chi cercherà notizie sul quel periodo. Non so quanti altri film glbt che seguono il trend del momento avranno la stessa sorte.

E’ come dice lei, Il Rosa Nudo è un film del 2013, uno di quei film che non hanno tempo e che avranno sempre un ruolo di spicco nella ricerca storica. E’ un documento importante, come uno dei documentari citati appunto nel film "Paragrafo 175" che possiamo definire il seme dal quale è nato il mio lavoro.  I film che trattano tematiche GLBT hanno avuto negli ultimi decenni  un momento di grande impegno sociale, oggigiorno la scrittura  si è leggermente “alleggerita”  e non è un aspetto  legato alle sole produzioni italiane.

Il suo nuovo progetto LA SPOSA NEL VENTO, stai per girarlo nella tua terra. Donne, diritti, violenza, identità, territorio, un "matrimionio" di ingredienti fortissimi dove appunto l'impegno sociale è fondamentale.

Anche per questo film la ricerca, la documentazione, si è rivelata importantissima. Lavoreremo in un territorio delicatissimo con un cast di bravissime attrici tra le quali Caterina Murino.  Sarà un’esperienza da vivere minuto per minuto, passo dopo passo alla ricerca di quell’equilibrio che dovrebbe portare la voce di tutte le vittime coinvolte in tutti questi lunghissimi anni, a farci riflettere su quest’argomento che purtroppo affolla, da sempre,  le cronache quotidiane.

La tua lotta per il cinema indie e fuori dagli schemi di genere, cosa succede nel 2020, quale appello vorresti fare?

L’appello (rivolto alle istituzioni e alle grandi major sia di produzione che di distribuzione)  è a non sottovalutare il potere del cinema indipendente, non banalizzarne la funzione sociale e culturale. Oggi il cinema indipendente produce e distribuisce film bellissimi, intensi e ricchi di spunti sociali – ponendo il cinema al centro del dibattito artistico -   Il cinema  “mainstream” – ormai -  si limita alla reiterazione  di se stesso spesso attendendo il fenomeno di turno che sbanchi il botteghino con un cinepanettone. Questa situazione va invertita e il progetto FuoriNorma creato da Adriano Aprà (e i suoi preziosi collaboratori) in Italia sta ristabilendo questo equilibrio.

 

Appuntamento al MAXXI intanto, a Roma il 26 gennaio alle 18:30?

Si, una tappa molto importante per me e per il mio film Il Rosa Nudo, inserito nella giornata della memoria organizzata dal MAXXI  per il 26 gennaio. Sono molto contento che la storia di Pierre Seel narrata nel film sia ancora una volta al centro di una giornata così importante organizzata  in uno dei musei più importanti d’Italia.

 

Sarah Panatta per Agenzia Stampa Italia

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