(ASI) Il maestro Polanski ci regala quello che probabilmente è il suo capolavoro. Un lungometraggio che pur essendo stato realizzato esattamente 50 anni fa, conserva intatto tutto il suo fascino, in un mix di tensione crescente e personaggi grotteschi ed emotivamente instabili, il tutto con un patos di base che si mantiene costante per tutta la durata della pellicola.
L'oggetto è la vicenda di una giovane coppia, Guy e Rosemary Woodhouse, appena trasferitasi a New York per agevolare il successo di lui, attore agli esordi. I due, magistralmente interpretati da Mia Farrow e John Cassavetes, entrano a contatto con una coppia di anziani molto particolare, la cui presenza si fa sempre più costante nel corso del tempo.
L'esistenza dei Woodhouse cambia radicalmente quando lei apprende di essere incinta, mentre a lui viene assegnato un importante ruolo attoriale, dato il forfait dell'attore che in origine era stato scelto.
Da qui in poi l'impatto emozionale della pellicola pervade lo spettatore fino alla fine, in un clima di attesa spasmodica di una spiegazione agli eventi, che uno dopo l'altro, ci fanno vivere la sensazione di claustrofobia, paranoia e destabilizzazione psicologica della protagonista. Rosemary (e di conseguenza lo spettatore) non sa di chi fidarsi, in un ambiente nel quale è impossibile o quasi scindere il buono dal cattivo, mentre col passare dei giorni prende forma un sospetto agghiacciante. Verità o paranoia? Cospirazione o mania di persecuzione? Solo l'immenso finale scoprirà le carte.
Polanski tratta con maestria il tema dell'esoterismo, tema col quale purtroppo farà i conti qualche anno dopo nella vita vera, a causa del terrificante attentato di 100050 Cielo Drive nell'agosto del 1969.
Strameritato l'oscar come attrice non protagonista a Ruth Gordon, per il ruolo di Minnie Castevet, l'anziana vicina di casa dei Woodhouse. Nomination anche per la sceneggiatura non originale a Polanski.
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia