(ASI) Il più grande amore? Quello di una madre. Non importa che un figlio nasca o meno da un matrimonio legittimo, quell’Amore è indissolubile, profondo, senza limiti. Philomena, ragazza irlandese, ingenua degli anni ’50, che al primo approccio con un uomo, cede, rimanendo in cinta. Per cercare di sopperire alla vergogna, si reca da delle suore, che però si prenderanno cura di lei, mettendola in condizioni difficili sia per i lavori, che soprattutto come madre. Infatti le faranno rinunciare al figlio, che verrà adottato. Il tempo passa, Philomena si costruisce una famiglia, ha un buon tenore di vita, ma a distanza di quasi cinquant’anni ricerca il figlio perduto. La vicenda arriva a un ex giornalista della BBC, Martin Sixsmith, che, dopo un po’ di perplessità, deciderà di far luce sul caso e la porterà a scoprire la verità. Sembra una storia assurda, invece è la pura verità e per non svelarvi la bellezza della trama, non vi diciamo il prosieguo, che ha dell’incredibile. La cosa che fa riflettere è che Philomena, nonostante un rancore originario con le suore, riesce ad andare oltre, dando un chiaro esempio di cosa vuol dire “perdono” per i cristiani. Facile prendersela con il mondo intero, quando si è vittima di un’atroce ingiustizia, difficile e quasi divino saper accettare i fatti e mantenendo una serenità interiore, capace di toccare gli altri. In questi giorni, infatti, la sventurata madre è stata accolta da un commosso Papa Francesco, che l’ha rincuorata e ha alimentato la speranza di tante donne che si sono trovate nella sua condizione. Il film, campione di incassi e di critica, si candida fortemente all’ambita statuetta per il miglior film ed oltre a questa è candidato per la miglior sceneggiatura originale, la miglior colonna sonora e la miglior attrice protagonista Judy Dench, che cerca di bissare dopo quello vinto da non protagonista nel 1999 in Shakespeare in love. La prova della Dench convince pienamente, perché riesce a darci l’idea di questa donna d’altri tempi, gentile e un po’ nel suo mondo, che si contrappone al a volte un po’ cinico giornalista Martin. Un film che fa riflettere molto e che tocca tematiche storiche, religiose e sociali con profondità e con il giusto approccio. Le storie umane, forse, sono quelle più belle nel cinema, specialmente se ci possono insegnare qualcosa e Philomena ne è un esempio.
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia