La pietra di Iguarai

(ASI) Padova - Vittorio Vetrano, conclude la trilogia iniziata con “Il mistero di Tientsin”, e il “Tesoro di Equatoria”, con un sigillo: “la pietra di Iguarai”. Perché un sigillo? La ragione è molto semplice: “la pietra di Iguarai” ne è il gran finale. In una nazione ideale, in una forma di stato ideale, il percorso logico che protende ad una simile elevazione spirituale, è quello intrapreso dal Duca Giulio Dudovich, che da fedele servitore dell’Italia fascista, (nella realtà ucronica del romanzo), ne arriva al massimo vertice.

Il romanzo, come ci ha abituato l’autore, è ambientato in una realtà ucronico – parallela ai nostri giorni, in un’Italia vittoriosa del secondo conflitto mondiale, faro di civiltà per le altre genti e modello ineguagliabile di progresso. Tuttavia, anche le istituzioni, come ci spiega l’autore, hanno bisogno di rinnovamento: non solo il Partito (coincidente, in maniera ideale, con lo Stato), ma anche gli uomini che reggono le sorti della Nazione. E se ci pensiamo, è un principio democratico in senso stretto: rinnovamento delle classi dirigenti che programmano i destini delle generazioni future.

Vetrano ha questo grandissimo pregio, e lo si vede in ogni singola pagina del romanzo: l’autore pensa l’Italia. Nessuno, purtroppo, ci ha più abituati a farlo. Quando in qualche rara intervista, viene posta la domanda al politico di turno, sulla sua visione dell’Italia tra dieci o vent’anni, nessuno riesce a dare una risposta, incapace di ogni possibile sguardo verso il futuro. Vetrano invece, seppur realizzando un romanzo “fantastico”, ha pensato ad ogni singolo aspetto che interessi il vivere civile: la musica, l’arte, la moda, la lingua, il costume, la tecnologia, le opere pubbliche, l’agricoltura, l’industria, et generis. Per Vetrano può esistere un’arte che si chiama “neoberniniana”, oppure una nuova corrente musicale totalmente italiana (che sarebbe cosa buona e giusta, considerate le tendenze di quella che viene definita “trap”, con difficoltà chiamata “musica”); sempre per l’autore, è possibile immaginare Piazza dei Cinquecento a Roma (sede della Stazione Termini) completamente ingrandita e rifatta, con l’inserimento di opere d’arte in stile neoclassico.

Ora, solamente citando questi semplici esempi, la domanda sorge spontanea: per quale ragione non è possibile immaginare un ingrandimento di una piazza, anche monumentale, italiana? Allo stesso tempo, perché non è possibile pensare a nomi di automobili come “Adriatica”, che richiamino parti del territorio nazionale, se non addirittura, lo omaggino? In questo senso Vetrano “pensa l’Italia”. La ridipinge tramite le avventure del Duca Giulio Dudovich, che questa volta, si svolgono dapprima in Antartide, e poi in Brasile, sgominando una banda di ladri, che volevano entrare in possesso di una pietra preziosissima. Ma quali prove per poter accedere alla stanza ove essa è custodita! Il forte richiamo alla tradizione cristiana, si respira negli episodi delle dodici stanze, ognuna celante una porta, che conduceva a quella successiva, ove la squadra capitanata da Dudovich doveva confrontarsi con la conoscenza della dottrina cristiana, pena l’impossibilità di completare la missione e il mancato accesso alla conoscenza della pietra dell’Iguarai. Dodici le stanze come dodici erano gli apostoli. Un’impostazione che ricorda, un po’ alla lontana, la saga dei Cavalieri dello Zodiaco, il cartone animato dal carattere epico – mitologico ideato da Masami Kurumada nel 1986. Non si può sapere con certezza se l’autore conosca o si sia ispirato alla saga giapponese, tuttavia, le dodici case del Grande Tempio di Atena di Kurumada, che ispiravano valori ideali come giustizia, sacrificio e lealtà, dimostrano la vicinanza al pensiero di Vetrano, che in chiave nazional – patriottica, guardano ad un futuro fatto di pace, giustizia sociale, valori spirituali, fede cattolica e prosperità.

Le avventure del Duca Dudovich, quando tornano in Italia come ambientazione, a missione compiuta, vedono, come anticipato, il ricambio delle istituzioni. In un trionfo di folla, si assiste ad una Patria commossa nei confronti del nuovo Sovrano, un atto mistico di integrazione ideale tra il popolo e la Casa regnante, per giungere, a grandi passi, ad un finale radioso per la famiglia Dudovich.

Vittorio Vetrano, come da sua ammissione, ha descritto, magistralmente, un ideale. Tuttavia, la domanda sorge spontanea: esisterebbe, in un mondo quasi perfetto, come quello della trilogia, un’opposizione al sistema? E se sì, come verrebbe organizzata, e per quali ragioni? È pur vero che l’identificazione ideale di un partito con la Patria, può portare a risultati grandiosi, ma parimenti, anche a grandi tragedie. Nell’Italia di Giulio Dudovich, le opposizioni sono quasi sempre rappresentate da bande organizzate di ladri, o criminali prezzolatipronti a tutto pur di entrar in possesso di importanti tecnologie o informazioni. La concordia ideale dell’Italia, non viene mai messa in discussione, né il fulcro delle istituzioni stesse. Questo, l’unico interrogativo che lascia, ad un lettore attento, l’opera di Vetrano: si può pensare ad un’opposizione all’Italia di Giulio Dudovich, oppure si potrebbe realizzare davvero quella concordia nazionale, che porterebbe il Paese a vette uniche, nel mondo intero?

La pietra di Iguarai
di Vittorio Vetrano
Leone Editore
Pagine 194 – prezzo Euro 16,00
In tutte le librerie e nei negozi virtuali

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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