La celebrazione ricorre ogni anno e coinvolge migliaia di pellegrini che giungono alla Porziuncola per ricevere l’indulgenza plenaria e cogliere così la manifestazione della misericordia infinita di Dio e della passione apostolica di Francesco d’Assisi.
Era la notte del 2 agosto del 1216, quando a Francesco, assorto in preghiera nella Chiesetta della Porziuncola, apparve l’immagine del Cristo e della Madonna, circondati dagli Angeli. Quando gli fu chiesto cosa desiderasse per la salvezza delle anime, Francesco rispose: “Santissimo padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe.” La richiesta venne accolta, ma a patto che fosse rivolta a Papa Onorio III, vicario di Dio in terra. Francesco si recò dal Pontefice e ottenne la grazia divina.
Come ha dichiarato padre Josè Rodriguez Carballo, Ministro Generale dell’Ordine dei frati Minori, il nostro santo fu spinto a chiedere questa grazia dalla “volontà di mandare tutti in Paradiso”.
Egli desiderava che gli altri godessero del suo stesso privilegio, facendo la conoscenza del Dio Amore; fu così che dalle origini della Festa del Perdono molti credenti vollero ricevere questa grazia, nella speranza che si compisse la riconciliazione con Dio e con i fratelli.
Noi cristiani necessitiamo dell’esperienza del perdono di Dio ed anche di renderci misericordiosi nei riguardi degli altri. Questa festa non solo rende il Signore artefice del perdono ma induce noi stessi a perdonare a e ad amare il prossimo. Affinché si realizzi la riconciliazione è necessario che si instauri un rapporto di scambio reciproco: imparare a perdonare sentendosi perdonati.
La sola cosa che i fedeli possono fare per diffondere l’evangelizzazione è quella di sentirsi profondamente ‘cristiani’, convinti della propria missione sulla Terra, rendendosi testimoni di Gesù con le parole ma, ancor più, attraverso un esempio di vita retta e misericordiosa.
In una società in cui regnano sovrani individualismo e indifferenza è fondamentale trovare la forza per contrastare questa condizione attraverso il perdono, ancorandosi e facendosi portatori del messaggio che Francesco ha voluto tramandare.
Quel santo che si spogliò dei propri averi per donarli ai poveri e che chiese al Signore la grazia di perdonare i peccatori, continua, ancora oggi, a distanza di secoli, a farci sentire fieri della nostra condizione di cristiani. Ci parla, ci sorride, ci conforta e ci incoraggia, affinché non ci si accontenti di essere amati, ma si ‘combatta’ con ‘armi di pace’ per creare una società Ricca … ma non dei beni materiali, gli stessi di cui Francesco volle sbarazzarsi, bensì ricca di Amore, perché “alla dogana della morte, non passa nulla di quello che abbiamo, ma solo quello che abbiamo dato e quello che siamo!” (dal commento al Vangelo secondo Matteo di Padre Lino Pedron, 3-12-2009)
E’facile sentirsi amati, parlare, guardarsi dentro e soddisfare i propri bisogni; più difficile dare amore, ascoltare, scrutare l’interiorità dell’altro e soddisfare i bisogni di chi ci sta accanto, ma proviamo a chiedere aiuto, stiamo un attimo in silenzio, pronti ad Ascoltare e non a sentire … Qualcuno ci risponderà!
Nel messaggio di Francesco è racchiuso questo e molto altro.
Maria Vera Valastro – Agenzia Stampa Italia
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