“Caro Mister, le faccio strada”. Ce lo immaginiamo Luciano Gaucci alle porte del Paradiso pronto far da guida a Carletto Mazzone, l’ultimo arrivato tra gli angeli.
E con la solita schiettezza che sempre l’ha contraddistinto, Mazzone deve aver risposto più o meno così: “Presidé prima me faccia abbraccià Vittorino Mero, so vent’anni che aspetto”.
Se n’è andato Carlo Mazzone, improvvisamente, alla vigilia del nuovo campionato. Un’altra grave perdita dopo quelle di Mihajlovic, Vialli e Castagner. È un calcio più povero, meno romantico. E romanticamente Mazzone ha accompagnato il Perugia nell’impresa del 2000: scucire lo scudetto alla Juventus. L’ha fatto con grinta, tenacia e carisma, doti che lo hanno accompagnato lungo il sentiero dell’esistenza.
E nel calcio, come nella vita, non si è mai risparmiato. Come quel Grifo che aveva plasmato a sua immagine e somiglianza, lui alla guida dei gladiatori Mazzantini, Materazzi, Calori, Olive, Tedesco e Nakata.
Sempre e per sempre, più in alto del dolore e dell’amore. Vola in cielo, Carletto, ed anche lassù non smettere di adoperare il tuo meraviglioso sarcasmo e la tua nobile ironia. Nobile, come il tuo animo. Magari ci fossi ancora. Anzi, Magara.
Raffaele Garinella per Agenzia Stampa Italia
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