(ASI) “La vera patologia di questi anni è il razzismo asintomatico non dichiarato. Molti giovani medici di origine straniera sono costretti a fare fughe all’estero per motivi legati a discriminazione e atti di razzismo”. Così i vertici dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi).
“Ci sono molte donne medico di origine straniera (che rappresentano il 50% dei medici stranieri in Italia), di nazionalità per esempio somala o sudanese- ha fatto sapere Amsi- che non sono state riconfermate nel loro posto di lavoro perché indossano il velo“. Ma non solo: alcune donne medico dell’est Europa, provenienti da Paesi come Russia, Ucraina o Moldavia, “subiscono spesso molestie” ha fatto sapere il presidente di Amsi, che ha ricordato un caso particolare riguardante “un’urologa africana. Questa donna, a causa delle sue labbra carnose, ha dovuto cambiare quattro regioni italiane per sfuggire ai commenti e alle avances di alcuni pazienti, ma alla fine è tornata nel suo Pese perché non poteva più sostenere la situazione”.
In generale, i medici di origine straniera in Italia vengono accusati anche “di ‘rubare’ il posto di lavoro agli italiani. Ma non è così, anzi: tutti i giorni alla nostra associazione arrivano richieste per ‘prestare’ medici alle strutture sanitarie italiane perché c’è carenza”. Infine, hanno concluso i vertici Amsi, “c’è un pregiudizio molto forte legato al colore della pelle. Siamo quindi ancora più preoccupati per questa ondata di aggressioni nei confronti dei medici”.
Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia