(ASI) Meldola (Forlì) – Riaccendere il faro nel castello di Rocca delle Caminate sarebbe un’impresa quasi impossibile in quest’epoca. Il perché è presto detto. I vincoli inerenti l’inquinamento luminoso sembrano insuperabili. Gli innumerevoli ed insuperabili ostacoli impedirebbero di rivedere acceso il faro nel castello ove il Duce trascorreva i mesi estivi.
Per capirne i motivi, occorre sapere che i tecnici della Provincia di Forlì – Cesena, ente proprietario dell’immobile, ubicato nel Comune di Meldola, hanno interpellato quelli della Regione. Ne è risultato che, il faro, oggi privo di sorgente luminosa (cioè delle lampadine, esistendo solo l’involucro esterno), sarebbe da classificare come “nuovo impianto di illuminazione”. La legge e le disposizioni regionali impongono il divieto di usare fasci di luce fissi o roteanti per scopo pubblicitario. Allora si potrebbe pensare alla destinazione turistica, ma anche in questo caso le deroghe sono previste solo per funzioni di supporto alla navigazione. Inoltre, il faro, durante il fascismo, illuminava la Romagna con un fascio di oltre 60 km. Se lo si riaccendesse, occorre il consenso di ogni comune attraversato dal raggio di luce. E ancora, il fascio rappresenterebbe un ostacolo per la navigazione area, quindi servirebbero i nullaosta da parte dei seguenti enti: Enac, Aeronautica Militare, e degli enti proprietari delle strade (Provincia, Anas, Comuni). La luce colpirebbe l’ecosistema, quindi sussiste il pericolo anche per la fauna e per gli automobilisti notturni. E quindi? Qualche anno fa, s’era trovato un accordo per riaccenderlo almeno dieci minuti al giorno, sempre a fini turistici. Tra favorevoli e contrari, tra destra e sinistra, tra lavori costati quattro milioni di euro per rimodernare il castello, faro incluso, sembra tutto inutile. Il faro installato nella cima del mastio della torre, che nel ventennio illuminava tutta la Romagna, rimarrà spento.
Valentino Quintana – Agenzia Stampa Italia