(ASI) Padova - Un lutto grandissimo ha colpito improvvisamente il mondo della musica classica: nella notte tra il 5 e il 6 settembre è scomparso, all'età di 83 anni, il Maestro Claudio Scimone, fondatore dei Soliti Veneti.
Causa di questa morte sono state le conseguenze di una rovinosa caduta, che alcune settimane fa, aveva coinvolto il maestro, durante una passeggiata, nei pressi di Bressanone. Le complicanze respiratorie legate ad essa, hanno determinato la morte del tanto amato direttore d'orchestra, che ha lasciato un vuoto incolmabile, sia come musicista, che come uomo.
Nel 1959 aveva fondato i Solisti Veneti, dirigendo bei seimila concerti in tutti i continenti del mondo, partecipando ad importanti Festival Internazionali, incidendo oltre 350 titoli con le più importanti orchestre sinfoniche, tra cui la London Philarmonic Orchestra e la Royal Philarmonic sempre londinese. Messaggi di dolore e sgomento sono giunti da tutto il mondo, soprattutto da coloro che non immaginano neppur lontanamente chi raccoglierà la sua preziosa eredità, garantendo la riscoperta e la continua divulgazione del repertorio barocco, da lui tanto apprezzato e valorizzato. La città di Padova ha scelto un manifesto, in cui a caratteri cubitali sono incise le date della nascita e morte del maestro, salutandolo e onorandolo come: "genio, concittadino e uomo esemplare".
Le esequie si sono tenute oggi otto settembre, alle ore dieci, nella Chiesa degli Eremitani, scandite dalle letture del Vangelo e dalla musica dei Solisti Veneti. La moglie, d'origine olandese, che conobbe il maestro quando studiavano assieme al Conservatorio di Milano, ha rifiutato gli applausi finali, in quanto il marito, durante la sua gloriosa vita, ne ha ricevuti già moltissimi.
La presenza della musica, della moglie, dello studio, degli amici, hanno caratterizzato la sua lunga e proficua esistenza. Non sono mai mancate neppure: la sua indole allegra e goliarda, il suo stile raffinato, la sua capacità di rispettare e condividere le idee con il prossimo. La sua presenza ci mancherà, la sua indubbia bravura pure. Non ci resta che ringraziarlo per la sua grande eredità, nella speranza che un domani, non troppo lontano, qualcuno possa imitarlo e colmare il grande vuoto da lui lasciato. Per il momento conserviamo nel nostro cuore il suo prezioso ricordo, affinché contribuisca al miglioramento di ciascuno di noi.
Valentino Quintana - Agenzia Stampa Italia